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Ok. Morire, dobbiamo morire tutti.
Chi prima, chi poi.
Ma è sul come e sul quando, sul modo e sulla durata, che a me interessa fare chiarezza.
Io vorrei morire come ho vissuto: serenamente e senza rendermene conto. Una bella puntura e via, si parte.
Senza emergenza o urgenza, nel mio letto, con lenzuola fresche di bucato.
Senza metterci un’infinità; sono un tipo nervoso e non amo perdere tempo.
Senza tanto casino intorno, giusto i miei figli e mio marito, che magari giocano con il cellulare e nemmeno mi guardano.
Senza clamore mediatico, no Giovanardi o Salvini a fare il loro show sulla mia pellaccia.
Senza soffrire nemmeno un minuto, ho una soglia molto bassa di sopportazione del dolore: lo so da quando ho fatto la prima ed ultima ceretta all’inguine, molti anni fa.
Poi.
Vorrei morire quando lo dico io, in un giorno di luna buona.
Vorrei morire serena, con i conti in ordine e le questioni famigliari e personali a posto.
Vorrei morire dopo avere salutato tutti i miei cari, gli amici e i colleghi di tanti anni di lavoro.
Vorrei anche scrivere un bel post di commiato su Facebook, in modo da leggere i commenti di tutti, mettere il like e poi chiudere l’account.
E soprattutto vorrei morire con le mutande pulite, che sennó mia madre si incazza.
Per questo sono a favore dell’eutanasia senza se e senza ma.
Per me, per chi la chiede, per tutti.
E soprattutto per chi, a differenza mia, ha un milione di ragioni molto più serie per volersene andare subito.[:]
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