Uomini che non sanno parcheggiare: esistono

 

uomini,parcheggio


Eheh…

Torno dal giro di perlustrazione del negozietto BIO. Così BIO che i succhi di frutta sono fatti direttamente in cassa con le lacrime dei clienti che si rendono conto di quanto hanno appena speso.
Lacrime amare, s’intende, che lo zucchero fa male.
Ma siccome le mie lacrime sono preziose e le dedico solo alle caramelle gommose e a qualche canzone, mi limito ad acquistare uno scatolo di Sassolini, ovvero delle liquirizie che sembrano ciottoli ma non lo sono – almeno così vogliono farci credere – e un tipo di pane belga con l’uvetta. Che poi a me l’uvetta ha sempre fatto schifo ma è anche vero che certe volte sono proprio cretina. Quindi l’ho comprato lo stesso.
Raggiungo il parcheggio, che non è un parcheggio qualunque. No.
Eheh…
Questo è un particolare tipo di parcheggio dove ci sono:
-i Cretini, che parcheggiano bene e hanno pure la spocchia di impegnarsi a fare manovra per infilare l’auto nelle strisce, bella precisa.
-gli Intelligenti, invece, che per “parcheggiare” intendono semplicemente spegnere l’auto nel primo pezzo di asfalto libero.
Così, se uno è Cretino, quando arriva il momento di uscire dal parcheggio, dovrà fare 13.469 manovre per non sfondare l’auto dell’Intelligente che si è messo proprio perpendicolare a lui per non dover fare manovra.
Il Furbo. L’Intelligente.
Siccome io, come dimostra il pane all’uvetta, sono un po’ cretina, parcheggio sempre come tutti gli altri Cretini e adesso ho un’intera colonna di auto ferme dietro la mia, in modo che, per non sfiorarle, il metodo più semplice sarebbe tornare a casa a piedi e aspettare che faccia notte nella speranza che il parcheggio si svuoti.

Oppure, altra soluzione, potrei passare il pomeriggio a lanciare i ciottoli di liquirizia contro le auto, il che non mi aiuterebbe, forse, nelle manovre ma nell’umore senza dubbio.
Così, mi appresto ad aprire lo scatolo di Sassolini quando davanti a me si para una scena memorabile. Il riscatto. La soddisfazione. Lui: l’uomo che mi chiede aiuto per uscire dal parcheggio.
Un cliché che si sgretola in un pomeriggio autunnale.
Eheh…
Lo guardo come se avessi davanti la valigetta aperta di Pulp Fiction.

Questo tizio, come me, è un Cretino che ha parcheggiato bene e proprio accanto alla mia auto. Lui però non ha comprato liquirizie, quindi ha deciso di fare le 13.469 manovre che, appunto, non gli riescono.
E- attenzioneattenzione- MI CHIEDE AIUTO.
Se non avessi le mani impegnate con le liquirizie, avrei già incrociato le braccia dietro la schiena come quelli che si fermano a guardarti per metterti ansia mentre non riesci a parcheggiare.
Ogni donna sa bene di cosa parlo.
Invece lo aiuto, perché la soddisfazione è troppo grande.
Eheh…
Comincio a dare indicazioni sulle manovre da fare, agitando le braccia con la padronanza del parcheggiatore abusivo che ti aiuta a parcheggiare e poi pretende i soldi, e il sorriso finto dell’hostess che ti indica le uscite di sicurezza illudendoti che serviranno a salvarti, in caso di incidente.
Il tizio continua a fare gesti incomprensibili, poi sbuffa e si decide a seguire le mie indicazioni, ma la manovra è impossibile.
A questo punto, sto per prestargli qualcuno dei miei Sassolini per lanciarli insieme contro i parcheggiatori Intelligenti quando lui abbassa il finestrino e sorride. Sorride col sorriso finto di chi in realtà prenderebbe a parolacce il parcheggiatore abusivo e pensa che la hostess sia pazza:
“No, scusa, stavo cercando di dirti che devi uscire prima tu che hai l’auto piccola e puoi fare manovra. Così poi ce la faccio pure io”

Quindi, non solo questo tizio ritiene inutile fare manovra.
Non solo questo tizio ritiene inutili le mie indicazioni.

Non solo: questo tizio c’ha pure ragione.

Eh.

Enrica Orlando

Scrivo, ascolto musica, rido, mangio caramelle, sono molisana e corro: tutto nello stesso momento. Aiutatemi!

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Enrica Orlando

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