Parliamo di scarpe.  Ci hanno provato e hanno vinto. E noi cretine ci siamo cadute in pieno. Non basta farci partorire con dolore, il post parto.
Non bastano le smagliature, il ciclo, la menopausa, il pre ciclo, le caldane e gli ormoni.
Pure le scarpe ci si mettono per complicarci la vita. O sono a stiletto e ci uccidono il piede, le caviglie e la schiena o sono comode ma orribili. La via di mezzo non è pervenuta.

Deve essere andata più o meno così: in un piccolo stabilimento di scarpe per infermieri e panettieri, forse in Germania, dove il buon gusto è di casa, dopo aver per sbaglio realizzato una partita di sabot neri anziché bianchi qualcuno deve aver detto: diciamo che sono di moda e vendiamole. Alziamo il prezzo, se una torta di mele bruciata l’hanno spacciata per tarte tatin, chi siamo noi per non dar nuova vita a delle scarpe brutte?

E così hanno fatto.

Hanno poi aggiunto: e se gliele facessimo abbinare a calze di merda? Tipo gialle a pois marroni o bianche a righe rosse? E se le convicessimo a metterle con brutti pantaloni larghi e corti al polpaccio? Grandissimi. Così oggi, come una manica di infermiere alle prese col turno di notte, vestite al buio per non svegliare il marito che dorme, indossiamo tutte, nessuna esclusa, i sabot con le calze gialle a pois marroni o bianche a righe rosse e i pantaloni larghi e corti al polpaccio.

Mi hanno detto: ti slanciano. Sono comodissime. Sono goffe e grosse per far sembrare la caviglia più magra (davvero, mi hanno detto così). È come non averle. Vuoi mettere poterle infilare senza usare le mani?

Hanno vinto loro. Indossiamo tutte scarpe di merda, ma possiamo metterle senza usare le mani e le nostre caviglie non sono mai sembrate così sottili.