Io non faccio mai il tiramisù. Per un motivo molto semplice. Anzi, due. Il primo, più logico: mi viene di merda.
Il secondo motivo ve lo spiego subito. Fateci caso: a una festa o a una cena, quando arriva il momento del dolce e qualcuna porta il tiramisù, arriva sempre un profondo, strano silenzio. Il tempo si ferma. Le donne in sala ammutoliscono e assumono un’aria del tipo: come-ti-sei-permessa-di-portare-il-tiramisù-dinanzi-a-me-che-ne-sono-la-regina-incontrastata.
Allora, con gesto sprezzante del pericolo, la malcapitata di turno posa in tavola il suo umile vassoietto, sotto il giudizio impietoso di tutte.
In qualsiasi modo l’abbia fatto, le tiramisùbeniste avranno da ridire sulla consistenza e cremosità, sulla presenza o meno di panna o ricotta e sul tipo di biscotti utilizzati.
Eh già, perchè, diciamo la verità: ogni donna che cucina bene, in cuor suo, sente di fare il tiramisù più buono di tutte. È insito nel cromosoma X.
A questo punto, di solito entrano in scena diverse categorie.
1) La Veterana senza tatto
Il suo approccio è immediato, repentino, brutale. Appena la crema entra a contatto col suo palato, scatena una trasmissione sinaptica diretta alle corde vocali, le fa vibrare con forza e senza pietà, producendo cose come questa: “Ciccia, c’è da lavorare ancora molto qui, eh!”. Il ghigno che accompagna queste atrocità è terribile. Forse non meno terribile degli sguardi d’intesa che cerca in giro.
2) La prof. di chimica
Chef provetta, la cucina per lei ha il rigore di un’equazione algebrica e ogni ricetta è scandita da dosi esatte che tu DEVI dimostrare di conoscere. Quindi inizierà a interrogarti pubblicamente. Non si capisce bene perché lo faccia. Ti chiederà se hai messo 120 gr. o 100 gr. di zucchero e se avevi considerato che una parte del totale era destinata a zuccherare il caffè… “Perché tu lo zuccheri il caffè, vero? Due cucchiai o cucchiaini? Colmi o rasi?”
Non indugiare mai, mostrati sicura. Respira profondamente. Rispondi la prima cosa che ti viene in mente, vuole solo metterti in difficoltà.
Un modo per evitare tutte le domande è semplicemente non rispondere a quella iniziale: “Chi l’ha fatto?” Eclissati. E cerca di rimanere immobile. Non ti vede, se non ti muovi.
3) L’innovativa
È quella che: “basta col solito tiramisù”. È colei che l’avrebbe fatto con l’ananas, con le fragole, la nutella, i pistacchi, la scamorza, i ventricchi, i cavolini di Bruxelles. Perché sta sempre un passo avanti a tutte.
4) La taciturna
È la categoria che fa più paura. Non parla, non commenta, non si esprime. Semplicemente, non fa nulla. Appena assaggia il tirmisù. smette di esistere. Ma dentro di lei è un enorme oceano in tumulto, si capisce dalle facce che fa.
Un mare di versi: a volte ti chiedi se abbia avuto di recente paresi facciali monolaterali. Comunque è abbastanza innocua. Cercate di non incrociare mai il suo sguardo, però, a meno che non vogliate diventare delle statue di sale.
5) La rappresentante
Quella che secondo me, segretamente, lavora per qualche centrale del latte e viene inviata in missione alle cene. Il tiramisù è un pretesto per iniziare a parlare in maniera noiosa ed irritante di questo o quel mascarpone, di questa o quella marca che lei preferisce e mai-più-senza. Sono convinta che continui la trattativa in privato, facendo firmare l’ordine alle interessate.
6) La Compassionevole, detta anche “Veterana con tatto”
La mia preferita. È sempre una veterana, ma ha pietà di te. La sua profonda delicatezza la porta a prenderti da una parte, a fine cena. Voce sommessa, sguardo mesto, pacca sulla spalla, si avvicina all’orecchio e ti sussurra: “Devo dirti una cosa.”
Pausa micidiale.
Continua: “Non so come dirtelo, tesoro mio, quindi sarò breve… (sospiro)… Sapeva di mascarpone”.
Oddio, no! Questo NO!!! Come è potuto accadere!?? Un tiramisù come fa a sapere di mascarpone??? Voglio dire, mica si fa col mascarpone! Pensa che casino, se si faceva col mascarpone! Pensa quanto sapeva di mascarpone! Mannaggia al mascarpone!
Farfugli qualcosa spaventata, indietreggi, cerchi di giustificarti dell’imprevisto inspiegabile, lei ti bacia la testa, ti prende il viso tra le mani e ti sussurra: “Io ti perdono”.
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