Guarda UNORTHODOX se:
Se pensi che la lotta per la parità e l’uguaglianza tra uomini e donne, tra maschi e femmine, tra cromosoma X e Y, sia una buffonata.
Se pensi che pagare il riscatto per una ragazza rapita sia male, invece pagarlo per un ragazzo rapito sia bene.
Se desideri possedere la tua donna in modo totalitario, esclusivo e perenne.
Se sei una mammina pancina.
In tutti questi casi troverai grande conforto in questa serie Netflix: Unorthodox.
In tutti gli altri, ti incazzerai come un puma.
Eh sì, perché la vita nella comunità ebraica ultra-ortodossa di Williamsburg, nel secondo ventennio degli anni duemila, dimostra come sia possibile essere totalmente ciechi e sordi all’evoluzione del genere umano e vivere indisturbati nell’alto medioevo anche se sei geolocalizzato a New York.
Esther “Esty” Shapiro è una ragazzina che, come tutte le ragazzine della sua comunità, sogna il matrimonio (che hanno combinato le famiglie).
Sogna i figli (che sono l’unico scopo di vita per una donna, visti quanti ebrei sono stati ammazzati nei campi, tocca a loro ripopolare la Terra di pargoli del Popolo Eletto).
Sogna un rapporto sessuale di cui non ha mai sentito parlare, ma che servirà a fare tanti bambini (di godere se ne parla in una prossima vita, se avrai la fortuna di reincarnarti in una scimmia bonobo).
Ma poi, il giorno in cui realizza finalmente i sogni, si accorge che non sono proprio come un giro al luna park (tanto, lei, manco sa cosa sia, un luna park).
Il maritino lo conosce il giorno del matrimonio (ah sì, si erano visti per qualche minuto sotto la solerte sorveglianza della famiglia tutta). Hanno tipo 2 minuti per conoscersi prima di venire di nuovo separati.
Alla “sua” festa di nozze può ballare solo con le altre donne dietro una tenda, situata strategicamente nel mezzo della sala, per proteggere i poveri occhi deboli dei maschi dalle loro voluttuose movenze, che se quelli le vedessero dimenare il culo, Dio solo sa a cosa potremmo andare incontro.
Il broccolone Yanky Shapiro, il marito, non è un cattivo: è solo un povero coglione.
Lui ci crede, non ha mai messo in dubbio la sua fede e le regole della sua comunità, quindi è seriamente convinto che sua moglie sia un oggetto che gli appartiene, esattamente come il mobile della cucina e il suo bel cappellino (ragazze, non si può guardare, giuro)
Per lui è normale che le donne della comunità non abbiano diritto ad un’istruzione, ad una vita privata, a dei sogni, e, ovviamente ad ascoltare musica, figuriamoci a suonarla!
La nostra Etsy invece, da ribelle quale è, prende lezioni di pianoforte di nascosto da una “non ebrea” invisa a tutta la famiglia.
Non spoliero nulla dicendoti che scappa, perché la serie inizia proprio con la fuga di Etsy.
Non intendo raccortarti la storia, è talmente bella e pura e viva che non voglio rovinarti alcune scene (una in particolare mi ha fatta piangere come una vite tagliata, ma non te la dico, inutile che insisti)
Voglio solo che tu la veda, perché Etsy è proprio un personaggio meraviglioso, come sono meravigliose le persone che incontra nel suo percorso fuori dalla comunità.
Perché sono ben chiari i concetti di “bene” e “male” e non avrai alcun dubbio a riconoscerli.
Perché, tutte noi prima o poi abbiamo incrociato un povero coglione, e questo qui ci fa addirittura intenerire, facendocene pure riscattare molti.
Per vedere la vita tra poveri coglioni, cugini loschi, rabbini arcaici, donne sottomesse e uomini che si credono stocazzo, e che di continuo richiamano ai voleri di Dio, che, sono sicura, se potesse, li prenderebbe a mazzate.
Dal primo all’ultimo.
Leave a Reply