Se mangiare mi piace, non posso dire lo stesso dell’attività che mi costringe a uscire di casa quando vorrei essere libera di stravaccarmi sul mio divano e guardarmi tutte le puntate arretrate di Walking Dead, il Trono di spade, Black sails, Ross Poldark, eccetera eccetera.
Quell’azione che:
se piove, diventa un’impresa alla Wonder Woman e, se c’è il sole, diventa tempo sprecato altrimenti utilizzabile per andare a fare una bella passeggiata al mare, o in centro.
Insomma, quell’attività di rifornimento della dispensa di tutto ciò che occorre per il sostentamento e l’igiene della famiglia:
FARE LA SPESA (s’era capito che non amo nemmeno la frase).
Diciamocelo chiaro: andare al supermercato non sarà mai quella specie di idillio che sembra coinvolgere la famigliola che, armata di doppio carrello per accontentare entrambi i bambini, trova il modo di divertirsi nell’acquisto di patatine, Ketchup, Coca Cola, biscotti, assorbenti e merendine…
È solo un’incombenza da ridurre ai minimi termini, da bypassare se avessi la bacchetta magica, da sprecarci addirittura un desiderio della lampada di Aladino: avere sempre la dispensa piena.
Un semplice dovere da assolvere nel minor tempo possibile.
Ed ecco come si svolge l’evento:
1- Preparo il gettone per il carrello (risparmiando l’euro che poi certamente mi chiederà il tizio abusivo che si propone di aiutarmi con le buste!).
2- Tiro fuori la lista della spesa preparata per percorso delle corsie.
3- Trattengo una bestemmia per avere dimenticato a casa l’oggetto del punto 2.
4- Improvviso ma con efficacia, essendomi studiata il foglio delle offerte.
5- Faccio lo slalom tra la folla stile Alberto Tomba (ai bei tempi).
6- Arrivo alle casse.
7- Guardo sconsolata le file chilometriche.
8-Effettuo rapida deviazione cassa x per cassiera antipatica a pelle.
9-Inizio l’attesa, l’interminabile attesa.
Ed è lì che ho tutto il tempo di studiare le espressioni dietro a quei volti a cui il destino mi ha voluto unire per quella frazione di tempo sprecato.
Quelle anime che sembrano aver perso, in quell’attesa, ogni impulso vitale.
Quei visi apatici, così rassegnati agli inevitabili eventi della vita, o a chissà quale destino avverso…
E quando riprendono vita, i maledetti?
All’udire “Si avvisano i signori clienti che sta per aprire la cassa numero 8”![:]
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