[:en]
Tengo a premettere che è venuto molto buono. E certo, direte voi, un blobbone del genere fallo pure schifoso e per gustare qualcosa di meglio non ti resta che mangiare direttamente dalla scodella del cane.
Va bene, lo ammetto: non è il soggetto che mettereste in copertina di un libro di dolci da forno.
Ma è il mio primo strudel e gli voglio bene come a uno strudel vero.
Io non amo cucinare (chi l’avrebbe detto?…), mi annoio nel momento stesso in cui apro il frigo e inizio a selezionare gli ingredienti.
Se poi la ricetta è quella di un dolce ho anche l’aggravante non da poco di essere notevolmente golosa e, tradotto in limite pratico, significa mangiarsi mezzo impasto e parte delle decorazioni a metà della ricetta.
Per far meglio comprendere: avete presente quelle confezioni di tortini già dosati che non devi fare altro che aggiungere due uova, miscelare e infilare nel forno?…
Sulla scatola c’è scritto “Quattro tortini”, a me ne vengono a fatica tre.
Tento di giustificarmi dicendo che ste confezioni riportano sempre dosi “a capocchia”, ma la realtà è che durante la lavorazione, a forza di assaggi, uno dei quattro tortini me lo sono già mangiato.
Ne restano tre. E raramente tutti e tre raggiungono il forno.
Alla fine, i due sopravvissuti che riescono a cuocere, restano abbandonati nel piatto perché a quel punto io sono talmente nauseata di dolce che l’unica cosa che metterei in bocca volentieri è una salsiccia affumicata.
Questo strudel è sopravvissuto alla fatica di tre chili di mele da sbucciare e affettare e alla noia della pasta da stendere e arrotolare solo perché il comune dove abito ha attivato da qualche settimana un programma sperimentale di differenziazione dell’immondizia.
Che cosa c’entra, state pensando?… C’entra eccome.
Come e dove l’avrei smaltito un secchione di pezzi di mela, pinoli e uvetta che portano via solo un misero sacchetto di residuo umido ogni due giorni?…
Quindi fra scavare un buco in giardino e occultare l’impasto oppure proseguire nella preparazione del dolce ha vinto la seconda ipotesi.
Quindi, ecco il mio primo strudel.
Ma è Jabba!
Ehi! Il blob fish, ottimo lavoro!
Ssshhh… Lo strudel ci guarda…
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Tengo a premettere che è venuto molto buono. E certo, direte voi, un blobbone del genere fallo pure schifoso e per gustare qualcosa di meglio non ti resta che mangiare direttamente dalla scodella del cane.
Va bene, lo ammetto: non è il soggetto che mettereste in copertina di un libro di dolci da forno.
Ma è il mio primo strudel e gli voglio bene come a uno strudel vero.
Io non amo cucinare (chi l’avrebbe detto?…), mi annoio nel momento stesso in cui apro il frigo e inizio a selezionare gli ingredienti.
Se poi la ricetta è quella di un dolce ho anche l’aggravante non da poco di essere notevolmente golosa e, tradotto in limite pratico, significa mangiarsi mezzo impasto e parte delle decorazioni a metà della ricetta.
Per far meglio comprendere: avete presente quelle confezioni di tortini già dosati che non devi fare altro che aggiungere due uova, miscelare e infilare nel forno?…
Sulla scatola c’è scritto “Quattro tortini”, a me ne vengono a fatica tre.
Tento di giustificarmi dicendo che ste confezioni riportano sempre dosi “a capocchia”, ma la realtà è che durante la lavorazione, a forza di assaggi, uno dei quattro tortini me lo sono già mangiato.
Ne restano tre. E raramente tutti e tre raggiungono il forno.
Alla fine, i due sopravvissuti che riescono a cuocere, restano abbandonati nel piatto perché a quel punto io sono talmente nauseata di dolce che l’unica cosa che metterei in bocca volentieri è una salsiccia affumicata.
Questo strudel è sopravvissuto alla fatica di tre chili di mele da sbucciare e affettare e alla noia della pasta da stendere e arrotolare solo perché il comune dove abito ha attivato da qualche settimana un programma sperimentale di differenziazione dell’immondizia.
Che cosa c’entra, state pensando?… C’entra eccome.
Come e dove l’avrei smaltito un secchione di pezzi di mela, pinoli e uvetta che portano via solo un misero sacchetto di residuo umido ogni due giorni?…
Quindi fra scavare un buco in giardino e occultare l’impasto oppure proseguire nella preparazione del dolce ha vinto la seconda ipotesi.
Quindi, ecco il mio primo strudel.
Ma è Jabba!
Ehi! Il blob fish, ottimo lavoro!
Ssshhh… Lo strudel ci guarda…
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