Finalmente è successo.
Per tutti quelli che “te l’avevo detto”, Irina, 29 anni, ha offerto un passaggio in BlaBlaCar da Mosca a Tula ed è stata uccisa. Ciao ciao, dasvidania. Avevi solo da pigghia’ ‘u treno.
E sì, la cosa ha suscitato molte reazioni.
Orrore? Un po’.
Indignazione? Sì, anche… soprattutto nei confronti della vittima.
Perché non siamo più capaci di fermarci a pensare, il dito parte sempre a razzo sulla tastiera. Voglio dire “a cazzo”, scusate il refuso.
Quel che è certo: tanta, tanta soddisfazione
Aaaah. Fi-nal-men-te.
E dunque, sotto l’articolo che racconta nei dettagli come questa mamma sia stata seviziata, uccisa, occultata da un ex soldato che si è impossessato di quattro finte identità e della sua vita, l’unica cosa che conta è giudicare.
Squillino le trombe, signori, i maestri di vita sono pronti a metterci di fronte ai nostri errori di valutazione, a farci presente come a loro non sarebbe mai potuta capitare una cosa simile, nelle loro belle torri d’avorio, avulsi dalla realtà, immuni da ogni contatto col pianeta terra, umanità, bellezza e bestialità.
Chi è la stupida che aderisce a un programma di car sharing senza pensare di imbattersi in Ted Bundy, tanto per citare un esempio di rettitudine e cortesia nei confronti delle donne? Come si fa a non sapere che il mondo è pieno di pazzi che aspettano solo di ucciderti e poi, non paghi, cercare anche di piazzare la macchina che ti hanno appena rubato? Suvvia, come si fa a essere tanto incauti e ignoranti e… bla bla (non dite “car”!).
Immagino che tutte queste persone così munifiche di saggezza non facciano nulla di avventato nella vita. Escludo che abbiano mai accettato di incontrare l’amico/a di un amico per un aperitivo, che non abbiano mai aperto la porta a un idraulico, preso un autobus vuoto, camminato da soli la notte, preso un ascensore con uno sconosciuto, usato il bagno di un locale, fatto chiusura a lavoro o un giro da soli in cantina. Non avranno certamente mai accettato di sostenere un colloquio di lavoro con uno che si fregia del titolo di manager di qualcosa su Linkedin, né accettato un passaggio da un taxista. Uno sconosciuto.
Non hanno mai trascorso qualche ora in sala operatoria nelle mani di chissà chi, né una notte in ospedale.
Non si sono mai messi in pericolo semplicemente vivendo.
Non hanno mai dovuto o voluto fidarsi di nessuno.
E allora meno male che Irina non c’è più, così possono darci un’altra volta una bella lezione.
Al posto di darla a chi se la merita davvero.
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