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Ultimamente ho inventato un passatempo.
Nome: “SOLOMOGOL”. In pratica, leggo i testi delle canzoni togliendo la musica . Credetemi, mi si è aperto un mondaccio.
Si, perché un conto è cantarle e un conto è recitarle, le canzoni.
Soprattutto quelle d’amore, quelle scritte apposta per fregarci, quelle che, quando le canti, è tutto un “Amazing!”, quando le leggi , e’ tutto un “Ammazza!”.
La musica è come “un poco di zucchero e la pillola va giù”. Se però togli lo zucchero, sono canti amari, diciamo.
Le regole base del Solomogol sono che non ci sono regole, per cui ognuno lo gioca come vuole. Facile, vero?
Passiamo subito ad un esempio pratico. Inizieremo con un classico:“Questo piccolo grande amore” di Claudionostro Baglioni. La Bibbia delle canzoni d’amore, in pratica.
Partiamo. DENG! Inizio Solomogol.
“Quella sua maglietta fina tanto stretta al punto che m’immaginavo tutto e quell’aria da bambina che non gliel’ho detto mai ma io ci andavo matto”.
Sorvolo sull’aria da bambina perché non voglio pensare troppo male. Per il resto, chiedo: se aveva la felpa XXXL tanto larga al punto che non t’immaginavi una beata mazza che succedeva? Scrivevi un post it? E poi, amico sgrammaticato, non si dice: “glielo” riferito ad una donna, si dice :”a lei”! My God, Claudio, ci hai fatto cantare per anni un erroraccio da doppia sottolineatura BLU!
“E chiare sere d’estate, il mare, i giochi, le fate”.
Le fate? Ora, per spiegare questa cosa delle fate abbiamo 3 ipotesi
1) Rima obbligatoria con “estate” dopo aver escluso “tate, date e rate”.
2) Baglioni vede le fate perché: (punto 3)
3) La vera frase era: “E chiare sere d’estate, le canne, i giochi, le fate” ma la censura l’ha cassata.
“E far l’amore giù al faro, ti amo davvero, ti amo lo giuro, ti amo ti amo davvero”.
Da sempre, l’umanità va in camporella al buio. Baglioni no. Inspirato dal “vedo non vedo” della maglietta cosa fa? Sceglie il faro, tipo fra il si e il no scelgo il forse, fra il dire e il fare scelgo il mare, fra la vasca e la doccia scelgo il bidet.
Quindi, riassumendo, abbiamo Claudio ignudo e lei con la maglietta, al faro, distesi sul cemento armato, con la luce intermittente che dà il tempo, un-due, un-due, un-due,”Ti amo(Buio) davvero (Luce) ti amo (Buio) lo giuro (Luce) tiamotiamo (Buio) davvero (Luce)”. Ad libitum, ovviamente.
“E lei, lei mi guardava con sospetto”.
Ci credo. Dopo una notte a corrente alternante, con i glutei sgraffiati e Baglioni che va avanti come un disco rotto, il sospetto di aver incontrato uno non tanto normale, ti viene.
Ed infatti, dopo averla amata per tutta la canzone, cosa dice il guardiano del faro?:
“Non sono sicuro se ti amo davvero, non sono, non sono sicuro”, ribadendo due volte la negazione per essere sicuro sicuro che abbia capito capito. OK OK.
“E lei tutto ad un tratto non parlava ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva”. Ma va? Claudio, sei un genio.
” Ed io, io non ha mai capito niente”. Lo vedi che sei un genio!
PS: E’ vero che adesso tu, soltanto tu e sempre tu vuoi un piccolo grande amore perché adesso tu ecc. sapresti cosa dire e pure cosa fare? Ecco, sappi che “a lei” importa (non”gliene” importa, mi raccomando!) quanto un faro spento, una maglietta logora o una fata cannata.
DENG! Fine Solomogol.[:]
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