Diciamoci la verità, questo 2020 ad oggi non è stato molto generoso con noi.
Anzi, è stato proprio stronzo, senza girarci troppo intorno.
Ci ha tolto la libertà, la possibilità di abbracciare i nostri cari, di vedere i nostri amici, di uscire, fare le cose che eravamo abituati a fare, di respirare la primavera. Ci ha obbligato a code per fare la spesa, ad avere paura di incrociare qualcuno sul marciapiede, ci ha tolto i parrucchieri, le estetiste, il caffè al bar, l’aperitivo proprio quando le giornate iniziavano a diventare lunghe e tiepide. Ci ha tolto lavori, amori e viaggi, ci ha lasciato devastati con in più la didattica a distanza.
Sì, confermo, il 2020 è stato proprio stronzo.
E’ come se quest’anno ci avesse rapiti, portati via dalle nostre sicurezze e obbligato a vivere secondo il suo volere.
Eppure da questa quarantena molti di noi, me per prima, ne siamo usciti o ne stiamo uscendo migliorati. Abbiamo imparato un sacco di cose, abbiamo cantato (a volte pure troppo), ci siamo scoperti amici dei nostri vicini che non vedevamo mai se non per un ‘ngiorno al mattino di corsa, abbiamo scoperto di appartenere a una comunità, gli applausi dal balcone, le cassette con i beni di prima necessità per chi non poteva andare a fare la spesa, sono apparsi fogli con le password del wifi negli androni dei palazzi per permettere ai bambini senza rete di poter comunque studiare. Questa quarantena ha fatto uscire l’umanità che avevamo dentro, sepolta sotto strati di abitudini, priorità e obblighi.
Poi finalmente il 9 maggio del 2020, questo anno così terribile, ci ha regalato un momento di gioia pura, di emozione, di vera felicità. Dopo 18 mesi è stata liberata Silvia Romano. La ragazza dal sorriso pulito, dagli occhi brillanti, quella che abbiamo conosciuto nelle foto circondata da bambini e con il viso dipinto. Lei uno scricciolo milanese rapita in Kenya, spostata in Somalia e oggi finalmente a casa.
Silvia Romano è tornata a casa. In un anno così, a una notizia così noi ci saremmo aspettati solo feste, gioia.
E invece.
Sì, ma quanto ci è costato?
E perchè quell’abito all’atterraggio?
Ah, quindi si sarebbe convertita?
Ma non poteva fare volontariato qui?
Non sarà incinta?
Sì, ma ancora non ci avete detto quanto ci è costato!
E così all’infinito.
Ora fermiamoci, pensiamo a cosa abbiamo vissuto noi in questi tre mesi che ci sono sembrati infiniti e pensiamo a cosa ha vissuto lei negli ultimi diciotto.
Per fortuna questi commenti sono stati pochi, ma se questa quarantena, qualcosa di buono aveva fatto, era stato insegnarci ad essere tutti un po’ migliori o come dicevo io da piccola, un po’ più migliori. Che anche se sbagliato, forse rende di più.
Con molti di noi lo ha fatto, però forse ad alcuni ha insegnato solo come fare il pane col bicarbonato al posto del lievito. E se questi non riescono a gioire per il ritorno a casa di Silvia Romano, forse non hanno imparato niente, neanche a fare il pane.
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