Genesi di un’opera.
Da qualche tempo è comparsa in piazza Duomo a Milano una gigantesca scultura che rappresenta uno scroto pieno di peli neri come lunghissimi aghi.
Sconcertata da una simile visione, e supponendo che si trattasse di qualche trovata di design, visto che siamo in periodo di Salone e Fuori Salone, mi sono informata. Ebbene, il grande scroto peloso è in realtà la rappresentazione della femminilità violata nell’interpretazione dello scultore Tony Cragg della poltrona di Gaetano Pesce; il suo contributo alla causa contro la violenza sulle donne. L’opera si intitola “Maestà sofferente, e si ispira alla storica poltrona realizzata da Gaetano Pesce 50 fa”.
Allora, noi sappiamo come vanno le cose in queste situazioni: il Comune di Milano (che Dio lo perdoni) affida un’opera all’artista (che Dio perdoni me per la licenza poetica).
L’artista ci pensa, non sa cosa fare, ha poco tempo perché ha altro da pensare, si consulta con i suoi assistenti. Guardano nell’archivio delle opere e poi qualcuno dice:
Dai prendiamo la poltrona!
Ma l’hanno già vista tutti!
Ma chi si ricorda! E chi l’ha vista, poi. È una roba di 50 fa! Mi scusi, maestro
Ideona! Facciamo un simbolo della donna, qualcosa contro il femminicidio, non so…
Ahah con un cazzo mozzato, ma dai!
Ma noi lo giriamo e diciamo che sono le tette!
Queste se le infilzi scoppiano
Bravo! Le infilzeremo con degli spilli che rappresentano la violenza sulle donne!
Non vorrete infilzare la mia poltrona!?
Ci scusi, maestro, ma i soldi del comune li vuole o no?
Scusate ragazzi, ma a me sembra un’idea orribile
Va be’ ma perché tu sei una donna, la prendi sul personale…
Ma chi se la beve poi tutta sta giustificazione intellettuale per il vostro scroto… Voi siete fuori!
Sì Fuori Salone.
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