Roma,25 Giugno ore 12:00.
33 gradi – gradi percepiti: bocca dell’Etna in eruzione.
Con il cuore che batte mi reco alla Posta di Viale Mazzini con in mano un “Avviso di Giacenza”.
Sarà una multa?
E se si di che comune?
Torino?
Roma?
Milano?
Cortina? Dici già che mo’ c’avranno due spese da affrontare faje mette a posto un po’ de conti, non sia mai che accogliamo sti sciatori senza lo skipass de Bulgari e se pensano che siamo un paese de pezzenti e analfabeti. Mentre questi pensieri mi frullano in testa a gamba tesa rompe la mia attenzione un gesto inatteso: una signora di circa ottant’anni con tanto di bastone mi apre la pesantissima porta dell’edificio razionalista di Piazzia Mazzini, una signora che fatica così tanto da sembrare muovere nel suo braccio esile il peso di tutto il fascismo di quegli anni.
Tuttavia non tradisce un accenno di fatica e mi sorride, serena.
In una Roma devastata dal caldo e dal degrado un gesto del genere mi paralizza per un momento.
Una signora di ottant’anni, che apre la porta a me.
A me!
Non faccio in tempo a dire grazie che un ragazzo dietro di lei si approfitta della gentilezza della signora passandomi avanti e lei, con una calma serafica senza tradire neanche un accenno di risentimento lo guarda dolcemente e esclama:
“Ammazza, che stronzo”.
Rimaniamo entrambi basiti mentre chiedo, data la confidenza estrema del l’affermazione “mi scusi …ma lo conosce? ma è suo nipote?”
“No, è solo uno stronzo. Io volevo farle una gentilezza e questo è passato avanti a una signorina. Uno stronzo”. Chiosando così sempre col sorriso sulle labbra tanto da ricordarmi un verso di due rapper romane Noemina e Debborina “te faccio a pezzi corsoriso”.
Allora era quello “fare a pezzi corsoriso” qualcuno. E io chissà che me pensavo de ave fatto co du video e qualche monologo.
Il ragazzo non realizza e se ne va, e io esclamo:
“Signò, m’ha svoltato a giornata”, ma lei già non mi ascolta più si è rivolta a una amica sua al grido di “ABBELLA SIGNORINA”, è evidentemente una star del quartiere e non a saperlo ero solo io.
La signora c’ha da fa, e io rassicurata da questo inaspettato e bellissimo gesto, mi lascio alle spalle la puzza dei cassonetti sotto casa, e vado incontro al mio destino stavolta “co un bel soriso”.
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