L’argomento reggiseni e bralette mi è sempre stato abbastanza indifferente. Diciamo che non essendo particolarmente fornita, davanti ad argomenti tipo “non regge”, “mi scappa”, “mi stringe” posso solo esclamare “ma magari!” .
Qualche anno fa mi sono incantata davanti alle vetrine di Victoria’s secret sulla Fifth Avenue a New York (e già mi sento fica solo a dirlo).
È stata una esperienza magica! Sono entrata con lo stesso imbarazzo di chi fino a quel momento aveva comprato le mutande in pacco da tre alla Upim, e sono uscita sentendomi una diva. Tre commesse che ti servono, una con metro sulla spalla che ti misura il girotette per porgerti la taglia giusta, una che ti accompagna al camerino e che si assicura che ci sia un’altra commessa che parli la tua lingua, pronta ad assisterti durante la prova. Insomma, sono uscita di lì FELICE, con un modello di reggiseno ancora non arrivato in Italia, la mitica bralette, così avanti nello stile… che ho dovuto aspettare due anni per iniziare a indossarla. Infatti esaurita la magia del camerino a strisce rosa e nere, arrivata a casa la prima cosa che ho pensato è stata “ma come cavolo me la devo mettere?”
E comunque dopo questa esperienza, ho cominciato a frequentare i negozi di intimo con un altro spirito e ho iniziato la mia collezione di “reggiseni impossibili”.
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