Un ragazzo è morto per difendere la sua fidanzata.

Punto.

Questa è l’unica cosa che bisognerebbe dire, non aggiungere altro.

E invece a quanto pare la questione non finisce qui, non per tutti almeno. C’è chi deve speculare, argomentare, usare questo dramma per tirare acqua al proprio mulino. Arriva Meluzzi a sottolineare che l’eroe era di destra, perchè a quanto pare è fondamentale saperlo. Arriva Salvini a sentenziare che con questo Governo non c’è sicurezza per le strade, in effetti ricordo che fino a poche settimane fa andavamo tutti a dormire lasciando le porte di casa aperte.

Basta, dimentichiamo tutte queste parole inutili, facciamo finta di non averle sentite, lasciamo le faziosità da parte, ciascuno di noi la viva come cacchio vuole ‘sta notizia, che da qualsiasi punto la si guardi è e rimane un calcio allo stomaco, è il lato oscuro dell’esistenza, è la sentenza ingiusta di una cassazione astratta, vidimata dalla signora con la falce.

C’è chi soffoca l’angoscia col nodo in gola, chi attutisce lo shock affogando nelle lacrime o nell’alcol, chi ricorda il dolore per un figlio o un fidanzato scomparso troppo presto, consumandosi in un lutto che riaffiora sordo, ad ogni angolo buio del proprio cammino. C’è chi si chiude stringendosi le ginocchia in un abbraccio opaco e vuoto che compensa la solitudine, chi grida al mondo vigliacco, chi rotola sui social frasi di dolore. Ognuno giustamente a modo suo, come meglio crede, nell’unico modo in cui gli è possibile.

Se potete però, almeno oggi, solo oggi, la politica ficcatevela in culo, ché ci ha lasciato un principe azzurro, non bianco, non rosso, non nero. Se n’è andato un ragazzo la cui morte ha portato con sé quella parte di noi che si opporrà sempre all’uso delle armi, così impietose, così codardamente risolutive, senza appello di sorta.