Peppino ai giorni nostri

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Il mio nome é Giuseppe, sono un ragazzo semplice: amo la vita e la pasta al sugo.
Frequento il liceo del mio paese Cinisi,
un piccolo centro nel comune di Palermo.

Mi piace guardare le cose con gli occhi diversi da quelli che i miei genitori mi hanno infilato su questa faccia adulta.

Mio padre l’ho visto poco, sempre in giro, notte e giorno con quei suoi amici.
Con i suoi amici del Comune spesso l’ho visto al bar. Frasi non dette tra un bicchiere di Marsala e un cannolo.

I cannoli a casa mia non mancano mai la domenica. Non mancano mai neanche nelle case degli amici di mio padre, da Palermo a Milano, dove si trasferirono generazioni fa.

Ogni settimana degli amici di mio padre li inviano con spedizioni notturne. Arrivano a Milano il giorno dopo grazie a Tano, che lavora all’aeroporto di Catania.
Mio padre porta rispetto a Tano e mi impone di chiamarlo Zu, io uno Zu Tano già ce l’ho e iddu nun mi piace.
Quando Tanu, Zu Tanu, arriva in casa nostra, mia madre pare una ragazzina.
I preparativi della domenica iniziano due settimane prima al mercato. Tende nuove, il copridivano della nonna Melina sul divano Ikea.
La casa pigghia un’atmosfera diversa. Nuova.
Che anche l’arte povera tanto voluta da mia madre diventa riccamente pacchiana.

Sono un ragazzo semplice, mi piacciono le fimmene. Non quelle come Cettina a scuola che si fa sempre i selfie, a me piacciono quelle che sanno di terra, di sole e di vero. Le Straniere mi acchiappano.

Ne incontrai una, Natalie, figlia di genitori siciliani in America. Il nonno di Natalie, Ceruzzo, fu grande amico di mio padre e prima di mio nonno. Andò pure in America a trovarlo.
Natalie era bella, senza tanti grilli per la testa, con la voglia solo di creare e cambiare.

Cambiare questo mondo tecnologico di assenza di rapporti umani e di emozioni. Questo mondo di corruzioni mal celate.
Ci siamo videochiamati per un po’ poi ho avuto problemi a casa.

Mio padre mi ha sbattuto fuori! Gli ho urlato: la Mafia non é morta!

Con lividi e ferite sono arrivato al garage.

Il pensiero mi batteva in testa. Mio padre la mafia. Mio zio la mafia. I genitori dei miei amici la Mafia. Nei negozi la Mafia. Sui social la Mafia. Le vetrine spaccate la Mafia. Al bar Tanu mio padre la Mafia. Un posto di lavoro la Mafia. La stampa la Mafia. Le Poltrone a Montecitorio la Mafia. Il favore la Mafia. L’omertà la Mafia. Disonore La Mafia. I Casamonica in un bar la Mafia. La Chiesa la Mafia. I seggi elettorali la Mafia. Le importazioni la Mafia. Gli sbarchi la Mafia. Il CSM la Mafia. Giudici corrotti la Mafia. Rappresentati di Governo la Mafia.

La lista di Mafia é infinita. Dal nord al sud, in Italia, all’estero la Mafia esiste! La Mafia c’è!

E prima di suicidarmi, alla soglia dei 30 anni, magari sotto ad un treno imbottito di tritolo legato ai binari, quando tutte le mie urla inascoltate cesseranno di esistere, voglio dirvi che ieri come oggi è Mafia.[:]

Elisir

Mendicante di sogni, fabbricante di pensieri, tessitrice di parole. Da grande vorrei fare la gattara, ma sono allergica al pelo…del gatto, del cane, dell’uomo e delle tre civette sul comò!

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Elisir

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