Passeggiate praghesi

[:en]

Eccomi qua… a Praga… una gemma nel cuore della vecchia Europa. Una città che oggi amo profondamente.
Eppure, fino a poco tempo fa le avrei preferito una gita delle pentole a Medjugorje.

A dire il vero se non fosse per mio marito che, a causa del suo lavoro, mi ha trasformata da donna in carriera nella City londinese a “moglie al seguito”, facendomi girare mezzo globo, questa destinazione non l’avrei inserita neanche nella mia top 10, o nella top Millemila dei posti da visitare.

Ho sempre preferito i Paesi di cultura latina e anglosassone…. Chissà, forse era un modo per sentirsi un po’ a casa in qualsiasi parte del mondo: frequento Londra da oltre 25 anni e ci ho vissuto per dieci. Pur essendo italiana ho acquisito quella ibridità tipica di chi vive all’estero per tanti anni e alla fine pensa, e parla, uno zibaldone di due o più lingue, comprensibile solo a chi ha condiviso la stessa esperienza (per esempio non avete idea di quanti modi ci sono per dire “quello ha un gran bel culo, ma non voltarti”).

Frasi del tipo “sono busy”, oppure “oggi ho il giorno off” oramai fanno parte della nostra quotidianità e spesso ci troviamo a parlare così anche durante le nostre visite a casa: allora la nonna ottuagenaria ci guarda come se fossimo degli alieni appena sbarcati da Trappist-1. Ma questa è un’altra storia…

Insomma, se un anno fa mi avessero chiesto: Vuoi trasferirti a New York? Madrid? Hong Kong? Avrei risposto: “Quando si parte?” Ma Praga: “No, grazie!”

Lo ammetto, ero prevenuta.

I Paesi dell’ex blocco sovietico non mi hanno mai fatto battere il cuore ed ho sempre osservato la cultura mitteleuropea con diffidenza, mantenendo le distanze e continuando a privilegiare il fascino caliente della movida madrilena, o trasformandomi per un po’ in Elizabeth Bennet e godendomi lunghe passeggiate nella rilassante campagna inglese.

Invece, girando l’angolo, il destino ha sempre in riserbo qualche sorpresa…

Dopo una serie di peripezie, che hanno portato per dodici volte i nostri quattro mobili, la collezione di oltre 3mila CD e 5mila libri, e la mia orticaria da stress su e giù tra l’emisfero australe e quello boreale, alla fine ci siamo ritrovati qui, in un mega appartamento nel cuore di Praga 1, pronti ad iniziare la nostra nuova avventura.

La prima sorpresa positiva ha riguardato proprio le dimensioni delle case: dopo gli spazi angusti degli appartamenti inglesi (dove è difficile persino piazzare un armadio in camera da letto, e se ci riesci tanto poi non riesci ad aprirlo) ed i loro soffitti claustrofobici, progettati più per Brontolo e compagni che per i longilinei signori britannici, a Praga sembra di essere catapultati in un altro mondo.
Un mondo magico e bellissimo, con stanze sterminate e talmente distanti l’una dall’altra che, vivendoci in due, o prendi appuntamento all’angolo tra la cucina e il bagno4, oppure passi intere giornate pensando che sia andato a vivere con la Svetlana di turno (e invece era in una delle stanze a piangere sulla tua foto, chiedendosi perché lo hai lasciato)

E qui la seconda, piacevolissima, scoperta: a Praga si litiga meno!

Sì perché, quasi sempre, le discussioni tra me e mio marito nascono mentre ci troviamo in stanze diverse e, nella nostra casa praghese, la metà degli improperi si perde durante il viaggio da una parte all’altra di questi antri sconfinati, rimanendo probabilmente incastrata nei faretti del lunghissimo corridoio a mezzaluna. Una fantastica soluzione da adottare anche nei matrimoni più burrascosi, per rendere migliore il rapporto di coppia!

In realtà, però, è stata la terza scoperta a dare una svolta alla mia vita. Parlo della cara, vecchia Praga: un piccolo gioiello architettonico e culturale che mi ha rubato un pezzetto di cuore.
Prima di trasferirmi, vivendo in megalopoli come Roma, Londra, Hong Kong, avevo adottato i ritmi frenetici tipici di quei luoghi. Ma nella fretta si rischia sempre di smarrire qualcosa per strada, di trascurare persone e cose importanti, e nel mio caso avevo perso qualcosa di fondamentale (no, non il marito nell’altra stanza…).
Complice il mio spirito da crocerossina, retaggio di un’adolescenza trascorsa con Candy Candy, dividevo la mia vita tra un lavoro di ripiego e un milione di cose da fare per l’intero universo. Tutto ciò, a mio discapito.

A Praga, invece, le cose sono cambiate. Camminare in questo luogo a misura d’uomo, pulito, ordinato; perdersi in un susseguirsi di opere d’arte, lungo le viuzze dell’antico quartiere, ad ogni stagione, è un vero e proprio toccasana.
Durante il primo inverno in questa meravigliosa città, ho deciso di ignorare la mia totale inesperienza con la neve e la mia indole maldestra e di mettere a repentaglio tibia, perone e femore percorrendo quello sconfinato tappeto bianco in lungo e largo, anche a temperature polari.
L’essere uscita da questa esperienza tutta intera ha messo solide basi per il rapporto tra me e Lei.
In primavera ed estate, invece, ho passeggiato lungo la Moldava, fino all’isola di Kampa, mentre in autunno mi sono avventurata sulla romantica collina di Petrin, per godere dei suoi colori brillanti e rigenerare lo spirito.

E proprio questo continuo vagabondare, questo vivere la mia nuova città – la mia nuova casa – in maniera così viscerale, così intima, mi ha ricordato un vecchio detto: “Non ci è dato di scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro”.

E quindi eccomi qua: a Praga, appunto… Un luogo magico, dove – dopo dodici traslochi e alla soglia del mezzo secolo – ho finalmente ritrovato ciò che da tanto, troppo tempo avevo perso di vista: me stessa.

E presto imparerò almeno 3 modi di dire “quello ha un gran bel culo, ma non voltarti” in CECO.

 

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Eccomi qua… a Praga… una gemma nel cuore della vecchia Europa. Una città che oggi amo profondamente.
Eppure, fino a poco tempo fa le avrei preferito una gita delle pentole a Medjugorje.

A dire il vero se non fosse per mio marito che, a causa del suo lavoro, mi ha trasformata da donna in carriera nella City londinese a “moglie al seguito”, facendomi girare mezzo globo, questa destinazione non l’avrei inserita neanche nella mia top 10, o nella top Millemila dei posti da visitare.

Ho sempre preferito i Paesi di cultura latina e anglosassone…. Chissà, forse era un modo per sentirsi un po’ a casa in qualsiasi parte del mondo: frequento Londra da oltre 25 anni e ci ho vissuto per dieci. Pur essendo italiana ho acquisito quella ibridità tipica di chi vive all’estero per tanti anni e alla fine pensa, e parla, uno zibaldone di due o più lingue, comprensibile solo a chi ha condiviso la stessa esperienza (per esempio non avete idea di quanti modi ci siano per dire “quello ha un gran bel culo, ma non voltarti”).

Frasi del tipo “sono busy”, oppure “oggi ho il giorno off” oramai fanno parte della nostra quotidianità e spesso ci troviamo a parlare così anche durante le nostre visite a casa: allora la nonna ottuagenaria ci guarda come se fossimo degli alieni appena sbarcati da Trappist-1. Ma questa è un’altra storia…

Insomma, se un anno fa mi avessero chiesto: Vuoi trasferirti a New York? Madrid? Hong Kong? Avrei risposto: “Quando si parte?” Ma Praga: “No, grazie!”

Lo ammetto, ero prevenuta.

I Paesi dell’ex blocco sovietico non mi hanno mai fatto battere il cuore ed ho sempre osservato la cultura mitteleuropea con diffidenza, mantenendo le distanze e continuando a privilegiare il fascino caliente della movida madrilena, o trasformandomi per un po’ in Elizabeth Bennet e godendomi lunghe passeggiate nella rilassante campagna inglese.

Invece, girando l’angolo, il destino ha sempre in riserbo qualche sorpresa…

Dopo una serie di peripezie, che hanno portato per dodici volte i nostri quattro mobili, la collezione di oltre 3mila CD e 5mila libri, e la mia orticaria da stress su e giù tra l’emisfero australe e quello boreale, alla fine ci siamo ritrovati qui, in un mega appartamento nel cuore di Praga 1, pronti ad iniziare la nostra nuova avventura.

La prima sorpresa positiva ha riguardato proprio le dimensioni delle case: dopo gli spazi angusti degli appartamenti inglesi (dove è difficile persino piazzare un armadio in camera da letto, e se ci riesci tanto poi non riesci ad aprirlo) ed i loro soffitti claustrofobici, progettati più per Brontolo e compagni che per i longilinei signori britannici, a Praga sembra di essere catapultati in un altro mondo.
Un mondo magico e bellissimo, con stanze sterminate e talmente distanti l’una dall’altra che, vivendoci in due, o prendi appuntamento all’angolo tra la cucina e il bagno4, oppure passi intere giornate pensando che sia andato a vivere con la Svetlana di turno (e invece era in una delle stanze a piangere sulla tua foto, chiedendosi perché lo hai lasciato)

E qui la seconda, piacevolissima, scoperta: a Praga si litiga meno!

Sì perché, quasi sempre, le discussioni tra me e mio marito nascono mentre ci troviamo in stanze diverse e, nella nostra casa praghese, la metà degli improperi si perde durante il viaggio da una parte all’altra di questi antri sconfinati, rimanendo probabilmente incastrata nei faretti del lunghissimo corridoio a mezzaluna. Una fantastica soluzione da adottare anche nei matrimoni più burrascosi, per rendere migliore il rapporto di coppia!

In realtà, però, è stata la terza scoperta a dare una svolta alla mia vita. Parlo della cara, vecchia Praga: un piccolo gioiello architettonico e culturale che mi ha rubato un pezzetto di cuore.
Prima di trasferirmi, vivendo in megalopoli come Roma, Londra, Hong Kong, avevo adottato i ritmi frenetici tipici di quei luoghi. Ma nella fretta si rischia sempre di smarrire qualcosa per strada, di trascurare persone e cose importanti, e nel mio caso avevo perso qualcosa di fondamentale (no, non il marito nell’altra stanza…).
Complice il mio spirito da crocerossina, retaggio di un’adolescenza trascorsa con Candy Candy, dividevo la mia vita tra un lavoro di ripiego e un milione di cose da fare per l’intero universo. Tutto ciò, a mio discapito.

A Praga, invece, le cose sono cambiate. Camminare in questo luogo a misura d’uomo, pulito, ordinato; perdersi in un susseguirsi di opere d’arte, lungo le viuzze dell’antico quartiere, ad ogni stagione, è un vero e proprio toccasana.
Durante il primo inverno in questa meravigliosa città, ho deciso di ignorare la mia totale inesperienza con la neve e la mia indole maldestra e di mettere a repentaglio tibia, perone e femore percorrendo quello sconfinato tappeto bianco in lungo e largo, anche a temperature polari.
L’essere uscita da questa esperienza tutta intera ha messo solide basi per il rapporto tra me e Lei.
In primavera ed estate, invece, ho passeggiato lungo la Moldava, fino all’isola di Kampa, mentre in autunno mi sono avventurata sulla romantica collina di Petrin, per godere dei suoi colori brillanti e rigenerare lo spirito.

E proprio questo continuo vagabondare, questo vivere la mia nuova città – la mia nuova casa – in maniera così viscerale, così intima, mi ha ricordato un vecchio detto: “Non ci è dato di scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro”.

E quindi eccomi qua: a Praga, appunto… Un luogo magico, dove – dopo dodici traslochi e alla soglia del mezzo secolo – ho finalmente ritrovato ciò che da tanto, troppo tempo avevo perso di vista: me stessa.

E presto imparerò almeno 3 modi di dire “quello ha un gran bel culo, ma non voltarti” in CECO.

 

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stefi

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stefi

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