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Ci siamo, gente. La Pasquetta si avvicina.
Il giorno tanto atteso sta arrivando.
Toccateci tutto qua al Sud, ma non la Pasquetta.
Con la pioggia o con il sole, nessuno fermerà i gitanti del lunedì in albis.
La Pasquetta è una cosa seria.
Sono le prove generali.
Da quel giorno in poi, si inaugura ufficialmente la stagione delle scampagnate fuori porta.
Vediamo insieme cosa ci aspetta, ricordando una memorabile giornata d’estate.
Per fare un picnic come si deve, serve soltanto:
1 cestino
1 coperta o tovaglia a quadretti
Acqua e cibo q.b.
Entusiasmo
Voglia di natura
Ok, ci siamo.
Check list:
– Cestino: mangiato dal cane. Piano b: borsa del Carrefour
– Coperta: lasciata a casa
– Cibo: panini con frittatina e parmigiana avanzata
– Morale: altissimo. Bimba n.1 in loop da frigno voglio mettere le scarpette nuove di Elsa e Anna, bimba n.2 in broncio atomico da causa indefinita.
A posto. Vai. Pronti.
In auto, la domanda: “Quanto manca?” viene ripetuta in serie da 3 ogni 4 secondi, seguita ritmicamente da: mi sento male – quando arriviamo – io non ci volevo venire.
Al Pit Stop obbligato, la tipa con i blocchetti assegna-posti ci chiede:
“Quanti siete? Dove andate?”
“Siamo in 4. Andiamo a picnicare.”
“Volete il tavolo o mangiate per terra?”
“Per terra, ovvio. Ma ci hai visti?”
“Ok, 1 fiorino.
Conoscete il posto?”
“Ehhhhh hai voglia! A menadito. Noi sempre qua stiamo, il nonno di Heidi ci spiccia casa!”
“Bene, allora andate giù lungo il sentiero, sul percorso dei bovini al pascolo, e fermatevi al parcheggio prima del Passo di Capramontana, subito dopo la Valle del Porco, per intenderci, è sistematevi pure lì.
Tutto chiaro?”
“Capito tutto, grazie.” In realtà, capito una mazza.
Vabbè.
La vista di centinaia di picnichisti accampati dalle prime ore del giorno che hanno invaso con tavoli soppalcati bifamiliari ogni metro quadrato dell’ area, ci lascia ben poca possibilità di scelta.
Cerchiamo un punto tralasciato dalle vacche tra un sasso e l’ altro, e troviamo un incantevole spazio di 1 metro per 2 tutto per noi, con vista sulla Valle Stercoraria e i Monti Barbecuari.
Ah che bellezza. Voglio stare qua per sempre.
Circondati dai fumi di fuochi accesi ad arrostire ogni ben di Dio, in breve acquisiamo e facciamo nostro il profumo di scamorza affumicata, con grande entusiasmo dei miei cani, che storditi dagli effluvi odorosi che si espandono nell’ aere, razzolano come galline alla ricerca di cibo avanzato e non di ogni sorta.
I nostri vicini di picnic sono dei professionisti: hanno enormi catini di plastica azzurra pieni di bibite fresche, borse frigo rigide di ogni forma, colore e dimensione, ruoti di pasta coperti da strofinacci annodati, e mentre disboscano la foresta trascinando rami giganteschi per alimentare il barbecue approntato con maestria su cui grigliano bistecche, quarti di manzo, volatili, pane, patate, bambini, femori della nonna e provoloni semipiccanti, tracannano vino dal tubo della tanica da 20 litri che penzola dall’ albero, tra una scarpetta nella pentola di sugo e un rutto libero, con assoluta e travolgente spensieratezza.
Intanto noi, più che una dejeuner sur l’ herbe stiamo facendo un aperitiv dentr la merd.
Ma è tutto bellissimo.
Finito il panino, mi godo il sole e la vista mozzafiato, ignorando i lamenti delle mie figlie, le grida dei fuochisti che inseguono i cani con le salsicce in bocca, le mosche, il fumo che sa di porco e la voglia di fare pipì, e mi concentro sui campanacci delle mucche in lontananza e quella straordinaria sensazione di pace che solo la montagna riesce a trasmettere.
Adoro i picnic.
Magari ci torno. Di martedì, che è meglio.
E Buona Pasqua a tutti.[:]
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