Ho visto Orange Is The New Black con notevole ritardo e non l’ho ancora finita. È una serie abbastanza lunga, 7 stagioni da 13 episodi di circa un’ora l’uno. Insomma, un bell’impegno, ma tanto adesso che abbiamo da fare?
Per chi non la conoscesse OITNB (così la si chiama per abbreviarla) è la storia, basata sui fatti accaduti realmente all’autrice, di una giovane donna della borghesia newyorkese condannata a 12 mesi di carcere nell’istituto penitenziario di Litchfield. Qui si inizierà a conoscere il microcosmo di vissuti all’interno di una prigione, le relazioni (anche amorose) tra detenute, il rapporto con i superiori, i fatti che le hanno portate ad essere in prigione e la loro vita prima e dopo l’arresto. Insomma ci fa vedere quel che succede nel posto in cui non vorremmo mai finire.
E’ una serie totalmente femminile, gli uomini sono pochi e nella maggior parte dei casi non ci fanno una bellissima figura, le protagoniste invece sono forti anche se spesso fragili, complesse, divertenti. Qualcuno direbbe dolcemente complicate, ma qui di dolce non c’è proprio nulla. Nessuna è brava brava, nessuna è stronza stronza. Tutte sono tante cose insieme.
Intorno alla metà della quarta serie ho mollato, lo ammetto. Era circa gennaio, il senso di claustrofobia che mi provocava era troppo. Non poter uscire, non poter stare all’aperto, fare domande ufficiali per una visita, non poter abbracciare i parenti in visita, essere costrette alla convivenza forzata, tutto era troppo, avevo visto troppe puntate una dietro l’altra e sentivo di aver bisogno di uno stop. Solo immaginare una vita così mi faceva mancare il respiro.
Poi è arrivata la quarantena e tutto questo l’ho rivisto sotto un altro punto di vista. Se le protagoniste e la loro vita prima mi facevano sentire in trappola, ora (sia chiaro che qui si scherza eh) le protagoniste di Orange is the new black in qualche modo le invidio. Sì, le invidio, ecco perché.
Stanno insieme ad altra gente, non sempre sole come la maggior parte di noi, non devono cucinare (se non Red e le altre addette alla mensa), non devono fare il bucato (se non le addette al bucato), non devono intrattenere bambini, non devono fare didattica a distanza, non devono vedere i Me contro Te alla tv ogni santo giorno, non devono fare interminabili partite a Uno o a Indovina Chi, non devono fare riunioni a distanza incastrandole tra i turni in videochat con le maestre, non devono andare a fare la spesa bardate come se dovessero andare sulla luna, prima di essere rinchiuse per lo meno hanno fatto qualcosa di eclatante, che ne so narcotraffico internazionale, noi al massimo siamo andate all’ufficio dell’Inps dove poi si è scoperto esserci un positivo.
Ma soprattutto, cosa fondamentale, in carcere hanno il parrucchiere.
Orange Is The New Black è su Netflix, vi consiglio di guardarlo in lingua originale con i sottotitoli. Non ve ne pentirete!
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