Non ho nulla da mettermi, caro.
In questi giorni incerti, anzi no, certissimi. Giorni che partono con un sole che ti illude, che proseguono con un vento freddo sulle caviglie spoglie perché il risvoltino a quarant’anni fa ribelle, poi la pioggia che questa campagna aspetta come io ho bisogno di una serata da Old Wild West per rilassarmi, poi sereno, freddo e sereno, che di quel cielo sgombero ormai non sai più che fartene. Io in questi giorni ho una certezza. Una sola.
Non ho nulla da mettermi, caro.
Perché ho individuato tre maglie “mezza stagione” che mi possono stare bene. Sono diverse da quelle cinque dell’anno scorso e da quelle degli anni precedenti, perché queste e solo queste stanno bene con i rotolini che ho adesso, col peso, con le forme, le rughe che ho quest’anno, dunque non osare farmi notare che ho l’armadio pieno perché in realtà, vista la situazione, contiene solo tre maglie.
Non ho nulla da mettermi, caro.
Ma tu che sei qui vicino da tanti anni, hai imparato a non ricordarmi quella camicia che ho comprato in quel negozietto dove siamo andati insieme, durante la mia crisi di quella mezza stagione di quell’anno che fu, durante il quale non avevo nulla da mettermi e sai saltare elegantemente sopra il mio sopracciglio increspato, così come farebbe l’uomo della staccionata dello spot di olio Cuore.
Non ho nulla da mettermi, caro.
E tu sai che i miei fianchi cambiano in ogni momento, a seconda della vetrina, del vetro piatto della macchina che mi riflette mentre camminiamo per strada, quando tu mi stai parlando e io sono distratta. Cambiano a seconda dei faretti che mi sputano addosso la loro spudorata luce fredda o del finestrone del bar che ci piace tanto, dove restiamo insieme a fine giornata, quando troviamo una scusa per uscire mezz’ora senza il chiasso esultante dei figli.
Non ho nulla da mettermi, caro.
Tu lo sai perché mi blocco a volte, senza parlare e non riesco ad affrontare il fatto che nulla mi stia come dovrebbe stare e porca miseria, sarò mica un Picasso? Può essere che tutto sia troppo informe come il caos che cerco di dominare con la mia mania dell’ordine in casa, dei libri sparsi in giro per difendermi dalla rabbiosa ignoranza che intravedo attraverso la tv e i social? Ma anche quei jeans stretch che si permettono di soffocarmi i fianchi mentre questi tentano la fuga e nessuna maglietta riesce a nasconderli. Io soffoco. Soffoco e non ho nulla da mettermi.
Non ho nulla da mettermi, caro.
Anche quando ogni tanto esprimi il desiderio di andare a fare un giro in quell’outlet dove girando per bene si trova sempre qualcosa e posso permettermi di comprare qualcosa da mettere, qualcosa da accantonare per quando mi entrerà, qualcosa che sembrava una buona idea ma era tutto nella testa della commessa, qualcosa che non mi convince ma chissà, qualcosa che un giorno ti tornerà in mente “ti ricordi, quella cosa che non so come si chiama, che abbiamo comprato quella volta, che abbiamo passato una giornata insieme…?”
Quando?
Quel giorno che non avevo nulla da mettermi.
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