Mio figlio l’altro giorno ha invitato a casa nostra un amichetto: Matteo.
Aveva invitato anche altri bimbi ma alcuni di questi avevano fatto bisticcio prima e non gliel’hanno perdonata.
Appena in casa nostra il piccolo Matteo ha cominciato a giocare con mio figlio Giggino.
Sapete com’è, non dovrei dirlo ma mio figlio è proprio fessacchiotto. Voleva addirittura leggere le favole. Matteo invece subito ha cominciato ad allargarsi.
Ha preso tutti i giochi di Giggino, per prima una ruspa. Voleva decidere tutto lui.
Guardie e Ladri? Lui faceva lo sbirro. Ha trovato il cappello da poliziotto nell’armadio, l’ha indossato e ha cominciato ad andare in giro per il condominio gridando agli altri bimbi.
Non vi dico cosa non ha fatto con una famiglia che era venuta a vedere un appartamento in fitto… “A casa vostra” ha cominciato a gridar loro!!
Poi però improvvisamente ha cominciato a dire: “Io con te non gioco più. Tu e tuo cugino Peppino mi fate antipatia. Anzi… Peppino dovrebbe proprio andar via da casa tua. Altrimenti me ne vado io”.
Mio figlio Giggino a quel punto ha chiesto a Peppino di aiutarlo. Peppino (il figlio di mia sorella, buono proprio) invece di impaurirsi come pensavo ha cominciato a scalciare. “Matteo sai che c’è? Non è che mi sei mai stato simpatico, e siccome questa è casa di mia zia io e mio cugino chiamiamo gli altri, facciamo pace e a te non ti chiamiamo più”.
E Matteo: “Vabbè… ma io scherzavo… Peppino per me puoi decidere tu come giocare. Se non ti piace guardie e ladri giochiamo a nascondino. E conta Giggino… no dai… non me ne voglio andare… non chiamare tua mamma… uffa… ora vi rompo tutti i giochi”.
Ora Giggino è in cameretta sua con Peppino e altri bimbi. Chiusi.
Li sento bisbigliare e organizzarsi per un monopoly. Ridono… “Gliel’abbiamo proprio ...”… che linguaggio sti regazzini…
Appena se ne vanno però a Giggino una lavata di capo non gliela toglie nessuno.
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