Sono ormai 6 anni che Narges Mohammadi, vice presidente del Centro dei Difensori dei Diritti Umani in Iran, è ingiustamente rinchiusa in Evin, la prigione di Tehran.
Nel giorno del compleanno dei suoi gemelli, Kiana e Ali, gli ha scritto una lettera dalla galera.
Da quando lei è stata arrestata e condannata a dieci anni di carcere, i suoi piccoli bambini sono dal loro padre, in Francia.
Loro oggi hanno 12 anni e la loro mamma gli fa gli auguri così:
Incredula, ho acceso senza di voi la sesta candelina sulla vostra torta di compleanno. Che passo da sola da 6 anni.
Fisso la fiamma e il vuoto che sento nella vostra assenza. Non ho più nessuna immagine di voi nella mia memoria. Ripeto questa frase da parecchio tempo con me, “non ricordare più senza aver mai dimenticato”…
Dopo aver passato un anno senza aver nessuna notizia di voi, un anno lungo dieci secoli, finalmente con l’ordine del prosecutore posso parlarvi al telefono il sabato.
Da allora sono 4 anni che conto ogni secondo della settimana con ogni battito del mio cuore.
Ho contato da 1 a 119. In 4 anni ho sentito 119 volte la vostra dolce voce dire “ciao maman Narges!” senza potervi vedere.
Hanno messo la vostra voce sotto sanzioni, come hanno fatto con l’intera Nazione.
Hanno reso impossibile vedervi, come hanno reso impossibile sognare.
Fissando il vuoto, infatti fisso la mancanza della libertà e sono certa che un giorno, nascerà la libertà in mezzo a questo vuoto e io fisserò di nuovo i vostri bellissimi occhi.
Magari la libertà potesse cantare una piccola canzone.
Piccola come la piccola gola dell’usignolo.
Maman Narges
Evin
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