Quando qualche settimana fa ho detto ai miei figli che questo dicembre prenatalizio ci avrebbe portato in Alto Adige (pardon Sud Tirol) per un paio di giorni non per sport invernali ma per una passeggiata a zonzo per mercatini di Natale di Bolzano, la loro espressione è stata più o meno quella di Fantozzi alla notizia della proiezione della corazzata Potemkin.
Il loro entusiasmo per i mercatini di Natale mi ha commosso. Per non parlare di quello del mio compagno. Che per farsi piacere il weekend propostogli l’ha buttata sul cultural-naturalistico: “Si, ma oltre ai mercatini di Natale DOBBIAMO vedere la mummia del Similaun e le Dolomiti Patrimonio Unesco”.
E sia. Andiamo per mercatini di Natale di Bolzano ma non solo.
Arriviamo a Bolzano dopo avere fatto a cazzotti con tutti i soci di maggioranza di Trenitalia che si vantano di ritardare i treni di “soltanto” 20 minuti. Quelli che ci vogliono per perdere le coincidenze e farci zompettare tra una stazione di transito e un’altra.
E alla fine della corsa, arrivati a destino con discreto ritardo già ci accoglie l’atmosfera natalizia.
Che per noi terroni in vacanza è il termometro sotto lo zero, cosa rara quanto la mummia di cui sopra.
E non che non lo sapessimo.
Al punto che avevamo approntato l’abbigliamento che manco Totò e Peppino a Milano in perfetto stile “Noio volovan savuar”.
Ma per una piccola terrona, per di più incarnazione di ballerina brasiliana nata nella precedente vita su un carro di Rio, le temperature bolzanesi a Natale sono prossime a quelle polari.
Cominciamo il giro dei mercatini di Natale di Bolzano.
Ma sempre e soltanto dopo la sosta culturale al museo archeologico.
E così, in un venerdì di dicembre quattro tipi da spiaggia (è proprio il caso di dirlo) imbacuccati si mescolano tra i turisti, tra le casette di piazza Walther.
E chi lo aveva mai preso tutto quel freddo in una sola botta.
Freddo che non ti fa neanche aprire il portafoglio per comprare una pallina di Natale, che con quei guanti chiesi in prestito a Messner la carta di credito o le banconote ti sembrano inarrivabili miraggi.
Vabbè, mi dico, facciamo che aspettiamo i raggi del sole per ritentare. Adesso ho troppo freddo, i ragazzi reclamano la cena, e il mio compagno è appagato dalla mummia in ottimo stato di conservazione.
E poi, dopo il piccolo e unico bretzel al cioccolato che sono riuscita a comperare ai mercatini di Natale, affogare il dispiacere (e il freddo soprattutto) in un brodo con canederli mi sembra una discreta ricompensa.
Il sabato mattina puntuale ci accoglie con un -4°.
Facciamo per uscire un attimo dal b&b in pieno centro che capiamo di non potere rischiare la polmonite facendo i disinvolti senza bardatura da Sherpa nepalese.
Non si può metter piede fuori se non coperti da vari strati di montone e grasso d’oca.
Ecco perché ieri sera mi sembrava tutto chiuso: negozi, locali, ristoranti… no: erano aperti ma con porte e finestre serrate. E figurati nei giorni della merla.
Facciamoci questo giro panoramico a veder le Dolomiti, e poi, se resta tempo, andiamo a Merano a vedere altri mercatini di Natale.
Il programma è perfetto, se non che la temperatura mi costringe sempre a muovermi come Robocop.
E così, dopo un giro sul trenino storico, un pranzo a base di wurstel e crauti, una sosta in qualche negozio solo per recuperare qualche grado di temperatura corporea che ci consente di buttarci a capofitto nelle casette dei mercatini meranesi, passiamo questo sabato prenatalizio.
Il finale è ovviamente a base di polenta, speck in tutte le salse e strudel. Il tutto annaffiato da del buon vin brulé che ti brucia le papille. Ma questo lo scoprirò l’indomani, quando sarà passato l’effetto anestetico del freddo.
È domenica. Il treno parte all’ora di pranzo. Un ultimo giro, dai ragazzi, che tra un po’ torniamo a casa.
Questa volta siete stati più partecipi dei nostri ultimi viaggi. Non vi siete estraniati con video, cellulare e cuffiette h24.
E ti credo, con quei guanti spessi il touch screen dei telefonini non funzionava, e l’unico modo per vincere la noia e il freddo era partecipare alla gita in maniera attiva. Dai che allora ‘sto freddo qualcosa di buono ai ragazzi lo fa.
Stamattina c’è più gente ai mercatini di Natale. La piazza è piena. Se vai contromano rischi l’incidente.
E dunque oltre al freddo mi scoraggia la folla. E non compro nulla. Se non una bella cioccolata calda e un ultimo bretzel.
Che poi ‘sti mercatini di Natale ormai sono proprio ovunque in Italia mica solo a Bolzano, diciamoci la verità. E con più o meno lo stesso schema: artigianato locale, cucine regionali, prodotti dop doc e igp che non capisci se ti prendono per i fondelli loro con ‘sti prezzi o mangi veramente veleno comprando al supermercato.
Certo, l’atmosfera sudtirolese è unica, le città di confine sono proprio delle bomboniere, e Bolzano val sempre una messa.
Ma una palla di Natale 25 euro e un magnete 5 euro (che a Venezia te ne danno almeno il doppio) mi sembra un po’ esagerato. E io che non avevo comprato addobbi alla Coin sotto casa perché mi sembravano esosi.
Il bilancio del weekend, per i mercatini di Natale di Bolzano, in termini di acquisti è dunque misero. Ma in termini di emozione, conoscenza, paesaggi e cultura sempre e comunque positivo (incredibile anche i miei figli si ritengono soddisfatti al di sopra delle aspettative fantozziane).
Non fosse per il freddo polare che non ti fa capire niente sarebbe stato un weekend perfetto. Ma qualche difetto questa città sempre in vetta alle classifiche per qualità della vita deve pur averlo.
Una cosa però alla fine l’ho acquistata: due chili in due giorni che, ad una settimana dal cenone di Natale, non è bene.
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