noi altrove

Meglio un morto in casa che una vegana a cena. Oppure no?

[:en]Sono un’onnivora anche se, da qualche anno a questa parte, cerco di avere un’alimentazione sana, non vegana ma sana.
Non è solo per la salute, lo ammetto, è anche per la menopausa.
Prima mangiavo e bevevo come un alpino, passava una tartaruga e dicevano: guarda che figa quella, sulla pancia di sta tipa.
Ora mangio e mi alleno come una ginnasta cinese e mi ingrassano pure i neuroni.

Sul cibo sono (come dire?) una discreta scassa cazzi.  Molti amici si affidano alla mia cucina perché sanno che mi piace cucinare e che non eccedo con grassi o schifezze varie.

Ma un conto è mangiare sano un altro è un altro è essere una vegana che ti balla il tiptap sui coglioni con dei sandali in legno (da coltivazione bio).

Vi vado a illustrare la mia esperienza.

A un corso di teatro, ho incontrato la signora Chiara Viscardi, V. Leozzi, 14, 3° piano, int, 8. Ma la chiameremo Sofia (per mantenere la privacy). Sofia è  giovane, carina ma maaaaaaaagra e pallida con una timidezza disarmante (mai fidarsi delle apparenze – lesson one).

Durante le pause o i cambi di scena beveva dei gran beveroni rigorosamente fai da te. Siamo stati una compagnia teatrale un po’ raffazzonata ma devo dire che, pur senza particolare talento, ci siamo sempre divertiti moltissimo. Al punto che spesso, a fine prove, si restava fuori a mangiare una pizza.

Ora, se sei vegana e sai che cenare fuori può crearti non pochi problemi, non venire.

Davvero.

Magari ti telefoniamo “manchi solo tu”. Tu rispondi “eh dai prossima volta”. e la rpossima volta sì, ti re-invitiamo, perché sei simpatica e abbiamo voglia di star con te.

Quindi non venire. Meglio. Dico per te.

Perché, se vieni, ti adatti.

No, lei ha sempre accettato: ma sciabolando i maroni.

Pizzeria: antipasto no, calzone no, birra no, vino no e, ovviamente la pizza no.

A meno che non sia vegetariana, senza mozzarella, coi pomodori che si sono suicidati e le verdure grigliate non cucinate sulla stessa piastra usata per cuocere la carne.

Il tutto raccolto in una notte di luna calante dalle mani delle vergini bendate della RoccadiSanCarmelodellaMelanzana, al canto di “Quant’è bellu lu friarellu”.

Al ricevere l’ordinazione, il cameriere si è passato la mano tra i capelli, cercando le telecamere di Scherzi a Parte! Non trovandole, se n’è andato con lo stesso sguardo di uno che torna e scopre la moglie a letto con un procione.

Fortunatamente le verdure erano grigliate a parte (anche se l’affermazione gli è costata un bel 20 minuti di “giurin giuretta”).

La seconda volta è andata meglio. Il cameriere si è limitato a una leggerissima bestemmia (che ha crepato il pavimento in granito della pizzeria) ma alla fine le  ha chiesto un selfie. “Mai conosciuta una vegana”. Porello ci credo. Non per fare pubblicità, ma dalle “Sorelle Capitone” una vegana sta come un astemio in un’enoteca.

Questo è stato solo l’assaggio. I segnali li abbiamo avuti tutti. Forti e chiari. Invece una sera, dopo esserci riuniti per una prova extra a casa di una compagna di corso, abbiamo deciso di cenare tutti insieme.

Io in cucina me la cavo ma, senza falsa modestia, ho una passione per i risotti che mi riescono particolarmente bene. Al grido di “Tu prepari il risotto” (complice la padrona di casa, mia grande amica) sono stata spedita ai fornelli.

«Sofia tu ceni con noi?».

(no no no no  ti prego no no no dì che hai un ritiro che hai yoga pavese che hai il ciclo, ah no quello ormai non più, che hai da trombare, ok neanche questo, dì di no no nononononono!)
«Si volentieri». 
(Nuoooooooooo).

MENÙ: RISOTTO AI FUNGHI PORCINI.

Ingredienti per sette persone: 1 kg di riso, brodo di dado (meglio se di carne), olio per il soffritto (il burro alla fine), funghi. Grana a piacere (e nel caso, a volontà).

Svolgimento. 
Niente dado. Anche se vegetale, non è fatto secondo la vera ricetta vegana (il vegano il dado vegetale lo fa in casa – lesson two).
Niente funghi: che assorbono dal terreno tutti i veleni che contiene. Il vegano doc li raccoglie solo sul Monte Fato.
Niente vino per sfumare. Si tratta di vino industriale. La nostra amica il vino lo pesta in proprio (dopo aver passeggiato sui coglioni per anni, cosa vuoi che sia una vendemmia?)
E, ovviamente, niente burro e niente grana.
I miei ingredienti per il risotto si riducono a uno: riso.

RISULTATO?
UN MAPPAZZONE INSAPORE E LA MIA REPUTAZIONE A PUTTANE.

E la domanda è: perché?

Perché noi, che siamo in 25, dobbiamo mangiare di merda affinchè tu, smunta imitazione di Gollum, possa soddisfare la tua smania di mortificazione della tua carne e distrarti, per via della debolezza, dal fatto che nessuno ti scopa dal 2001?

Perché, se non cucino e non mangio ciò che vuoi tu, devo essere considerata una stronza insensibile assassina di animali e forse anche di bambini che ha l’unico scopo di distruggere il pianeta?

E soprattutto perché, se mi consideri una stronzaassassinatectec, perché vuoi venire a cena con noi?

Non venire.

Non venire perché, ti avviso, noi i vegani li mangiamo.

Interi.

….

No. Non gliel’ho detto.

Ma l’ho pensato eh? E anche forte.

Morale:

ci siamo trovati a casa mia come dei carbonari.
Inutile dire che il menù è stato il risotto. Come? Speck e radicchio con brodo di carne… e porchetta. E guanciale. E doppia costata di manzo. E coda alla vaccinara con contorno di cinghiale arrosto.

Al grido di: PASSAMI IL KETCHUP, QUELLO INDUSTRIALE PERO’, NON QUELLA CAZZO DI SALSA RUBRA BIO!

 

ORA RIPARTI DA QUI:

MEGLIO UN MORTO IN CASA CHE UNA CARNIVORA A CENA

Sono una vegana integrale anche se, da qualche anno a questa parte, cerco di avere un’alimentazione più varia. Non con la carnazza (ovviamente!) ma varia.
Non è solo per alcuni nutrienti, lo ammetto, è anche per la menopausa.

Prima mangiavo aria e bacche, bevevo tisane, passava una maialina (l’animale, non la vicina) e mi diceva: “Oh ma sei ingrassata?”

Ora mangio un uovo al mese, sto immobile ore e sono così magra che, quando prendo il sole al mare, i ragazzini mi scambiano per un tronco. Ho “Didi ama Billo” sulla coscia.

Sul cibo sono (come dire?) una discreta scassa cazzi.  Molti amici si affidano alla mia cucina perché, sull’origine degli alimenti, sono rigorosa come un secondino del KGB ma so anche che non tutti sono vegani integralisti. Ci sono anche i vegetariani.

Ma un conto è mangiare vegetariano, un altro è essere una carnivora che ti balla il tiptap sui coglioni con le Louboutin foderate di prosciutto.

Vi vado a illustrare la mia esperienza.

A un corso di psicozumba, ho incontrato la signora Carmen Meniconi, V. Abbacchi, 14, 3° piano, int, 8. Ma la chiameremo Zoccola (per mantenere la privacy). Zoccola è  sui 40, simpatica ma tettooooooooona  e con una spavalderia imbarazzante (mai fidarsi delle apparenze – lesson one).

Durante le pause, stappava una birra e beveva come un tombino.

La psicozumba richiama le persone serie, che vogliono unire movimento e spirito.

È il primo motivo per i quali le vegane come me vanno a psicozumba.

Ma –essendoci la parola ‘zumba’- arrivano anche le milfone a caccia di organi sessuali cubani, di solito detenuti dal maestro.

Che è il secondo motivo per cui la vegana va alla psicozumba ma procediamo…

Devo dire che, pur senza particolare talento, il nostro corso si è sempre divertito moltissimo. Al punto che spesso, a fine lezione, si andava da BioBio per un tofu, una bicchierata di miglio o anche solo una bella respirata in compagnia.

Ora, se mangi cadaveri e sai che cenare da BioBio può crearti non pochi problemi, non venire.

Davvero.

Magari ti telefoniamo “manchi solo tu”. Tu rispondi “eh dai prossima volta”. E la prossima volta sì, ti re-invitiamo, perché sei simpatica e abbiamo voglia di star con te, nonostante tu sia una zoccola mangiabambinidianimale.

Quindi non venire. Meglio. Dico per te.

Perché, se vieni, ti adatti.

No, lei ha sempre accettato: ma frustandoti i maroni con la cotenna di maiale.

Ristorante vegano BioBio: antipasto veggie no, hummus no, decotto no, tisana no e, ovviamente la grigliata di melanzane veg no.

A meno che non sia con le melanzane fritte e poi rifritte, mozzarella concentrata, formaggio coi vermi, pomodori cinesi e una litrata di sugo di carne fatto con mezza Africa Orientale, che non c’entra un kaitsan ma ce lo mette lo stesso “sennò di che sa?”.

Il tutto cotto in forno al calor bianco, servito con la pala e impiattato in monoporzione da una (zuppiera) al grido di “Ahò, lascia sta teglia, ‘ndo cazzo vai  limortaccitua?”.

Il cameriere ALFGuerrieroDi Pace (non è un nick, si chiama proprio così all’anagrafe) solo a sentire l’ordinazione prima ha ruttato –era già sazio- e  poi è svenuto.

Anche se non nell’olio motore, fortunatamente le melanzane della Zoccola erano fritte (anche se il povero ALFGuerrieroDiPace ha dovuto giurarlo per 20 minuti, nessuno capiva per via degli incisivi, rotti dopo il quinto svenimento ).

La seconda volta è andata meglio. ALFGuerrieroDi Pace si è limitato a vomitare sui leggins tigrati della Zoccola ma alla fine le  ha chiesto un selfie. “Mai conosciuta una mangiacadaveridemmerda”. Porello ci credo. È nato e cresciuto in un kibbutz a Montespertoli, brucando assieme agli agnelli. Ha avuto i pidocchi dai 3 ai 25 anni, perché i suoi genitori li rispettavano troppo per scacciarli.

Questo è stato solo l’assaggio. I segnali li abbiamo avuti tutti. Forti e chiari. Invece una sera, dopo la lezione, abbiamo deciso di cenare tutti insieme.

Anche con il maestro cubano.

Io in cucina me la cavo ma, senza falsa modestia, ho una passione per la quinoa che mi faccio arrivare dalla giungla alla confluenza tra Rio delle Amazzoni e Xingu. La faccio due volte l’anno, perché mi arrivano 100 gr per volta, inviati tramite gabbiano viaggiatore (così non devasto l’ambiente con le scie dell’aereo cargo) e devo dire che mi riesce particolarmente bene.

Al grido di “Tu prepari la quinoa!” (complice la padrona di casa, mia grande amica) sono stata spedita ai fornelli.

«Zoccola tu ceni con noi?».

(no no no no  ti prego no no no dì che hai un barbecue che devi finire un secchio di Long Island Ice Tea, dì che hai una gangbang  dì di no no nononononono!)
«Si volentieri». 
(Nuoooooooooo).

MENÙ: QUINOA AI FUNGHI VEGANI.

Ingredienti per sette persone: quinoa (quantità a piacere); funghi porcini di prima qualità; formaggio vegano; lievito a scaglie; aglio bio; sale; pepe.

Di solito, si lessa la quinoa e poi si salta in padella (30 secondi), finchè non rimane uguale alla quinoa lessata e basta. Formaggio e scaglie di lievito sopra.

I porcini si prendono e si buttano che emanano vibrazioni negative.

Svolgimento. 
Il dado!

S’era portata il dado!

La Zoccola s’era portata il dado!

Ma chi cazzo viaggia col dado in borsa???

Lei.

L’ha buttato dentro a tradimento, “sennòdichesa?”.

E noi zitti, che siamo antispecisti quindi rispettiamo anche sta specie di stronza.

I porcini è andata a riprenderli e giù, dentro pure quelli!

Poi boh, l’abbiamo persa.

Ha tirato fuori pancetta, prosciutto, un maiale intero e una boccia di Nebbiolo del 2007, strapieno di solfiti e aromatizzanti.

Alla fine, la mia quinoa bella bianca insapore è diventata una discarica.

Neanche il tempo di voltarmi che stava ingozzando di Nebbiolo il maestro di zumba, versandoselo direttamente tra le tette. Sia il vino che il maestro.

RISULTATO?
Una via mezzo tra un risottocoiporcinidemmerda e la norcineria sotto casa di mia nonna.

E lei che si trombava il maestro nel bagno.

E la domanda è: perché?

Perché noi, che siamo in 25, dobbiamo mangiare di merda affinchè tu, drag queen ma con la figa, possa soddisfare la tua smania di carne e poi manco mangi ma ti trombi l’UNICO che avrei voluto trombarmi (spiritualmente) io?

Perché, se non cucino e non mangio ciò che vuoi tu, devo essere considerata una stronza frigida e asessuata, da prendere per il naso cogli amici su FB?

E soprattutto perché, se mi consideri una stronzafrigidaetcetc, perché vuoi venire a cena con noi?

Non venire.

Non venire perché, ti avviso, siamo antispecisti ma anche noi ogni tanto la carne la mangiamo.

Quella di maiala.

….

No. Non gliel’ho detto.

Ma l’ho pensato eh? E anche forte.

Morale:

ci siamo trovati a casa mia come dei carbonari.
Inutile dire che il menù è stato quinoa. Come? Al naturale. Quinoa cruda.

Al grido di: PASSAMI IL NARGHILE’. SPENTO. STASERA M’AMMAZZO DI ARIA!

 

MORALE (QUELLA VERA STAVOLTA)

Ma se ognuno mangiasse come gli pare senza rompere agli altri?

Ma non staremo meglio?[:it]Sono un’onnivora anche se, da qualche anno a questa parte, cerco di avere un’alimentazione sana, non vegana ma sana.
Non è solo per la salute, lo ammetto, è anche per la menopausa.
Prima mangiavo e bevevo come un alpino, passava una tartaruga e dicevano: guarda che figa quella, sulla pancia di sta tipa.
Ora mangio e mi alleno come una ginnasta cinese e mi ingrassano pure i neuroni.

Sul cibo sono (come dire?) una discreta scassa cazzi.  Molti amici si affidano alla mia cucina perché sanno che mi piace cucinare e che non eccedo con grassi o schifezze varie.

Ma un conto è mangiare sano un altro è un altro è essere una vegana che ti balla il tiptap sui coglioni con dei sandali in legno (da coltivazione bio).

Vi vado a illustrare la mia esperienza.

A un corso di teatro, ho incontrato la signora Chiara Viscardi, V. Leozzi, 14, 3° piano, int, 8. Ma la chiameremo Sofia (per mantenere la privacy). Sofia è  giovane, carina ma maaaaaaaagra e pallida con una timidezza disarmante (mai fidarsi delle apparenze – lesson one).

Durante le pause o i cambi di scena beveva dei gran beveroni rigorosamente fai da te. Siamo stati una compagnia teatrale un po’ raffazzonata ma devo dire che, pur senza particolare talento, ci siamo sempre divertiti moltissimo. Al punto che spesso, a fine prove, si restava fuori a mangiare una pizza.

Ora, se sei vegana e sai che cenare fuori può crearti non pochi problemi, non venire.

Davvero.

Magari ti telefoniamo “manchi solo tu”. Tu rispondi “eh dai prossima volta”. e la rpossima volta sì, ti re-invitiamo, perché sei simpatica e abbiamo voglia di star con te.

Quindi non venire. Meglio. Dico per te.

Perché, se vieni, ti adatti.

No, lei ha sempre accettato: ma sciabolando i maroni.

Pizzeria: antipasto no, calzone no, birra no, vino no e, ovviamente la pizza no.

A meno che non sia vegetariana, senza mozzarella, coi pomodori che si sono suicidati e le verdure grigliate non cucinate sulla stessa piastra usata per cuocere la carne.

Il tutto raccolto in una notte di luna calante dalle mani delle vergini bendate della RoccadiSanCarmelodellaMelanzana, al canto di “Quant’è bellu lu friarellu”.

Al ricevere l’ordinazione, il cameriere si è passato la mano tra i capelli, cercando le telecamere di Scherzi a Parte! Non trovandole, se n’è andato con lo stesso sguardo di uno che torna e scopre la moglie a letto con un procione.

Fortunatamente le verdure erano grigliate a parte (anche se l’affermazione gli è costata un bel 20 minuti di “giurin giuretta”).

La seconda volta è andata meglio. Il cameriere si è limitato a una leggerissima bestemmia (che ha crepato il pavimento in granito della pizzeria) ma alla fine le  ha chiesto un selfie. “Mai conosciuta una vegana”. Porello ci credo. Non per fare pubblicità, ma dalle “Sorelle Capitone” una vegana sta come un astemio in un’enoteca.

Questo è stato solo l’assaggio. I segnali li abbiamo avuti tutti. Forti e chiari. Invece una sera, dopo esserci riuniti per una prova extra a casa di una compagna di corso, abbiamo deciso di cenare tutti insieme.

Io in cucina me la cavo ma, senza falsa modestia, ho una passione per i risotti che mi riescono particolarmente bene. Al grido di “Tu prepari il risotto” (complice la padrona di casa, mia grande amica) sono stata spedita ai fornelli.

«Sofia tu ceni con noi?».

(no no no no  ti prego no no no dì che hai un ritiro che hai yoga pavese che hai il ciclo, ah no quello ormai non più, che hai da trombare, ok neanche questo, dì di no no nononononono!)
«Si volentieri». 
(Nuoooooooooo).

MENÙ: RISOTTO AI FUNGHI PORCINI.

Ingredienti per sette persone: 1 kg di riso, brodo di dado (meglio se di carne), olio per il soffritto (il burro alla fine), funghi. Grana a piacere (e nel caso, a volontà).

Svolgimento. 
Niente dado. Anche se vegetale, non è fatto secondo la vera ricetta vegana (il vegano il dado vegetale lo fa in casa – lesson two).
Niente funghi: che assorbono dal terreno tutti i veleni che contiene. Il vegano doc li raccoglie solo sul Monte Fato.
Niente vino per sfumare. Si tratta di vino industriale. La nostra amica il vino lo pesta in proprio (dopo aver passeggiato sui coglioni per anni, cosa vuoi che sia una vendemmia?)
E, ovviamente, niente burro e niente grana.
I miei ingredienti per il risotto si riducono a uno: riso.

RISULTATO?
UN MAPPAZZONE INSAPORE E LA MIA REPUTAZIONE A PUTTANE.

E la domanda è: perché?

Perché noi, che siamo in 25, dobbiamo mangiare di merda affinchè tu, smunta imitazione di Gollum, possa soddisfare la tua smania di mortificazione della tua carne e distrarti, per via della debolezza, dal fatto che nessuno ti scopa dal 2001?

Perché, se non cucino e non mangio ciò che vuoi tu, devo essere considerata una stronza insensibile assassina di animali e forse anche di bambini che ha l’unico scopo di distruggere il pianeta?

E soprattutto perché, se mi consideri una stronzaassassinatectec, perché vuoi venire a cena con noi?

Non venire.

Non venire perché, ti avviso, noi i vegani li mangiamo.

Interi.

….

No. Non gliel’ho detto.

Ma l’ho pensato eh? E anche forte.

Morale:

ci siamo trovati a casa mia come dei carbonari.
Inutile dire che il menù è stato il risotto. Come? Speck e radicchio con brodo di carne… e porchetta. E guanciale. E doppia costata di manzo. E coda alla vaccinara con contorno di cinghiale arrosto.

Al grido di: PASSAMI IL KETCHUP, QUELLO INDUSTRIALE PERO’, NON QUELLA CAZZO DI SALSA RUBRA BIO!

 

ORA RIPARTI DA QUI:

MEGLIO UN MORTO IN CASA CHE UNA CARNIVORA A CENA

Sono una vegana integrale anche se, da qualche anno a questa parte, cerco di avere un’alimentazione più varia. Non con la carnazza (ovviamente!) ma varia.
Non è solo per alcuni nutrienti, lo ammetto, è anche per la menopausa.

Prima mangiavo aria e bacche, bevevo tisane, passava una maialina (l’animale, non la vicina) e mi diceva: “Oh ma sei ingrassata?”

Ora mangio un uovo al mese, sto immobile ore e sono così magra che, quando prendo il sole al mare, i ragazzini mi scambiano per un tronco. Ho “Didi ama Billo” sulla coscia.

Sul cibo sono (come dire?) una discreta scassa cazzi.  Molti amici si affidano alla mia cucina perché, sull’origine degli alimenti, sono rigorosa come un secondino del KGB ma so anche che non tutti sono vegani integralisti. Ci sono anche i vegetariani.

Ma un conto è mangiare vegetariano, un altro è essere una carnivora che ti balla il tiptap sui coglioni con le Louboutin foderate di prosciutto.

Vi vado a illustrare la mia esperienza.

A un corso di psicozumba, ho incontrato la signora Carmen Meniconi, V. Abbacchi, 14, 3° piano, int, 8. Ma la chiameremo Zoccola (per mantenere la privacy). Zoccola è  sui 40, simpatica ma tettooooooooona  e con una spavalderia imbarazzante (mai fidarsi delle apparenze – lesson one).

Durante le pause, stappava una birra e beveva come un tombino.

La psicozumba richiama le persone serie, che vogliono unire movimento e spirito.

È il primo motivo per i quali le vegane come me vanno a psicozumba.

Ma –essendoci la parola ‘zumba’- arrivano anche le milfone a caccia di organi sessuali cubani, di solito detenuti dal maestro.

Che è il secondo motivo per cui la vegana va alla psicozumba ma procediamo…

Devo dire che, pur senza particolare talento, il nostro corso si è sempre divertito moltissimo. Al punto che spesso, a fine lezione, si andava da BioBio per un tofu, una bicchierata di miglio o anche solo una bella respirata in compagnia.

Ora, se mangi cadaveri e sai che cenare da BioBio può crearti non pochi problemi, non venire.

Davvero.

Magari ti telefoniamo “manchi solo tu”. Tu rispondi “eh dai prossima volta”. E la prossima volta sì, ti re-invitiamo, perché sei simpatica e abbiamo voglia di star con te, nonostante tu sia una zoccola mangiabambinidianimale.

Quindi non venire. Meglio. Dico per te.

Perché, se vieni, ti adatti.

No, lei ha sempre accettato: ma frustandoti i maroni con la cotenna di maiale.

Ristorante vegano BioBio: antipasto veggie no, hummus no, decotto no, tisana no e, ovviamente la grigliata di melanzane veg no.

A meno che non sia con le melanzane fritte e poi rifritte, mozzarella concentrata, formaggio coi vermi, pomodori cinesi e una litrata di sugo di carne fatto con mezza Africa Orientale, che non c’entra un kaitsan ma ce lo mette lo stesso “sennò di che sa?”.

Il tutto cotto in forno al calor bianco, servito con la pala e impiattato in monoporzione da una (zuppiera) al grido di “Ahò, lascia sta teglia, ‘ndo cazzo vai  limortaccitua?”.

Il cameriere ALFGuerrieroDi Pace (non è un nick, si chiama proprio così all’anagrafe) solo a sentire l’ordinazione prima ha ruttato –era già sazio- e  poi è svenuto.

Anche se non nell’olio motore, fortunatamente le melanzane della Zoccola erano fritte (anche se il povero ALFGuerrieroDiPace ha dovuto giurarlo per 20 minuti, nessuno capiva per via degli incisivi, rotti dopo il quinto svenimento ).

La seconda volta è andata meglio. ALFGuerrieroDi Pace si è limitato a vomitare sui leggins tigrati della Zoccola ma alla fine le  ha chiesto un selfie. “Mai conosciuta una mangiacadaveridemmerda”. Porello ci credo. È nato e cresciuto in un kibbutz a Montespertoli, brucando assieme agli agnelli. Ha avuto i pidocchi dai 3 ai 25 anni, perché i suoi genitori li rispettavano troppo per scacciarli.

Questo è stato solo l’assaggio. I segnali li abbiamo avuti tutti. Forti e chiari. Invece una sera, dopo la lezione, abbiamo deciso di cenare tutti insieme.

Anche con il maestro cubano.

Io in cucina me la cavo ma, senza falsa modestia, ho una passione per la quinoa che mi faccio arrivare dalla giungla alla confluenza tra Rio delle Amazzoni e Xingu. La faccio due volte l’anno, perché mi arrivano 100 gr per volta, inviati tramite gabbiano viaggiatore (così non devasto l’ambiente con le scie dell’aereo cargo) e devo dire che mi riesce particolarmente bene.

Al grido di “Tu prepari la quinoa!” (complice la padrona di casa, mia grande amica) sono stata spedita ai fornelli.

«Zoccola tu ceni con noi?».

(no no no no  ti prego no no no dì che hai un barbecue che devi finire un secchio di Long Island Ice Tea, dì che hai una gangbang  dì di no no nononononono!)
«Si volentieri». 
(Nuoooooooooo).

MENÙ: QUINOA AI FUNGHI VEGANI.

Ingredienti per sette persone: quinoa (quantità a piacere); funghi porcini di prima qualità; formaggio vegano; lievito a scaglie; aglio bio; sale; pepe.

Di solito, si lessa la quinoa e poi si salta in padella (30 secondi), finchè non rimane uguale alla quinoa lessata e basta. Formaggio e scaglie di lievito sopra.

I porcini si prendono e si buttano che emanano vibrazioni negative.

Svolgimento. 
Il dado!

S’era portata il dado!

La Zoccola s’era portata il dado!

Ma chi cazzo viaggia col dado in borsa???

Lei.

L’ha buttato dentro a tradimento, “sennòdichesa?”.

E noi zitti, che siamo antispecisti quindi rispettiamo anche sta specie di stronza.

I porcini è andata a riprenderli e giù, dentro pure quelli!

Poi boh, l’abbiamo persa.

Ha tirato fuori pancetta, prosciutto, un maiale intero e una boccia di Nebbiolo del 2007, strapieno di solfiti e aromatizzanti.

Alla fine, la mia quinoa bella bianca insapore è diventata una discarica.

Neanche il tempo di voltarmi che stava ingozzando di Nebbiolo il maestro di zumba, versandoselo direttamente tra le tette. Sia il vino che il maestro.

RISULTATO?
Una via mezzo tra un risottocoiporcinidemmerda e la norcineria sotto casa di mia nonna.

E lei che si trombava il maestro nel bagno.

E la domanda è: perché?

Perché noi, che siamo in 25, dobbiamo mangiare di merda affinchè tu, drag queen ma con la figa, possa soddisfare la tua smania di carne e poi manco mangi ma ti trombi l’UNICO che avrei voluto trombarmi (spiritualmente) io?

Perché, se non cucino e non mangio ciò che vuoi tu, devo essere considerata una stronza frigida e asessuata, da prendere per il naso cogli amici su FB?

E soprattutto perché, se mi consideri una stronzafrigidaetcetc, perché vuoi venire a cena con noi?

Non venire.

Non venire perché, ti avviso, siamo antispecisti ma anche noi ogni tanto la carne la mangiamo.

Quella di maiala.

….

No. Non gliel’ho detto.

Ma l’ho pensato eh? E anche forte.

Morale:

ci siamo trovati a casa mia come dei carbonari.
Inutile dire che il menù è stato quinoa. Come? Al naturale. Quinoa cruda.

Al grido di: PASSAMI IL NARGHILE’. SPENTO. STASERA M’AMMAZZO DI ARIA!

 

MORALE (QUELLA VERA STAVOLTA)

Ma se ognuno mangiasse come gli pare senza rompere agli altri?

Ma non staremo meglio?[:]

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