Questa è la storia di una mamma alle prese con asilo, maestre, mamme e gruppi whatsapp. Dopo un esordio alla scuola materna, che definire disastroso è un eufemismo, ero arrivata alla conclusione che l’unico modo per sopravvivere a questo nuovo anno sarebbe stato diventare RAPPRESENTANTE DI CLASSE.
Ricomincia l’anno scolastico, e sono animata dalle migliori intenzioni.
Faccio conversazione, dopo un anno saluto, ho perfezionato l’espressione da “so perfettamente chi sei, chi è tuo figlio o figlia, che macchina hai e dove abiti”, anche se non sono sicura che quella che sto salutando sia una mamma o la nuova maestra.
Certo, la reputazione è dura a morire. Ad esempio, per il primo compleanno dell’anno, voglio offrirmi volontaria per comprare il regalo e quindi porto la busta per raccogliere i soldi alla bidella, che, però, mi dice che quest’anno non la può più tenere lei. Prontamente, appena parte il gruppo WA sul regalo comunico la notizia: sono stata solerte, mi sono informata per tempo e quindi meritavo almeno un pollice alzato! Ma niente, silenzio per 12 ore, fino a che una mamma l’indomani non va a verificare la notizia e comunica che si, in effetti la regola è cambiata (ma non che io avessi ragione eh, sia mai!!)… sapete cosa allora?
Il regalo, compratevelo da sole!
Certo mio figlio non mi aiuta in questa missione, anzi, mi boicotta proprio! Se gli chiedo “Amore, quella tua compagna è Martina?” lui mi risponde con aria convinta “Si mamma” e allora io mi lancio in grandi saluti “Ciao Martina, salutami la tua mamma, a domani” per poi l’indomani scoprire, davanti alla stessa bambina, leggendo il nome sulla borraccia che il venerdì i bimbi riportano a casa, che si chiamava “AMBRA”.
Ok, la lezione mi è servita e ho imparato 2 cose:
1. Mio figlio, è semplicemente mio figlio: ha i miei stessi geni, pessimo con i nomi, e grande dissimulatore;
2. I bambini devo salutarli solo il venerdì, quando hanno qualcosa con il loro nome sopra.
Quindi arriva il tanto atteso giorno delle elezioni. Sono in forma, durante la riunione aspetto trepidante che arrivi il momento di raccogliere i candidati, mi presento puntuale per sorbirmi anche la riunione con le maestre… vengono scelti gli scrutatori, il presidente del seggio, e ora è il momento dei candidati.
Non faccio in tempo ad alzare la mano che vengo accerchiata: alle mie spalle, fa il suo ingresso trionfale il rappresentante uscente, un uomo altissimo, giacca e cravatta, arriva solo per ricandidarsi… ok, penso, posso sempre offrirmi come seconda scelta, ma dall’altra parte una mamma brandisce il telefono: “ha scritto la mamma di Erminia! Ci terrebbe molto a candidarsi”… guardo il telefono, nessuna notifica nel gruppo classe, quindi parla dell’altro gruppo, la massoneria della scuola, la congiura della materna!!
Tu quoque mamma di Erminia? Perché? Perché pensi che non sarei stata all’altezza? Che mi sarei scordata di condividere gli avvisi? Per i 5 euro del regalo di compleanno che devo ancora darti? Te lo giuro, vorrei darteli, ti cerco (ogni venerdì) fuori da scuola, non lo faccio per cattiveria, è che NON SO CHI SEI!!
Quindi niente, racimolo la mia dignità: ad essere la terza scelta non ci sto.
Si passa al contrattacco, mi farò un gruppo di mamme tutto mio!
Ecco, ho individuato una possibile conquista, una mamma nuova, dei nuovi arrivati nella classe. Mi avvicino e mi presento, è davvero una nuova mamma, straniera, probabilmente arrivata da poco da un paese dove ancora la mia fama di stordita non mi precede! Si presenta, ora ci conosciamo… e lei non sa ancora in che guaio si sia cacciata!
Se siete curiosi di sapere come sono arrivata a questa conclusione, leggete il primo capitolo di questa triste storia di una mamma bistrattata qui: Mamma peggiore dell’anno. And the winner is…
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