Il Lockdown soft finirà tra…1…2…3…semaforo verde, tutti fuoriiii…
Di nuovo. Allora? Tu dove andrai per prima cosa? Cibo o shopping di Natale? Parrucchiere o estetista? Penso, mentre affacciata alla finestra accarezzo la mia treccia che ormai, dopo il secondo lockdown, arriva a metà schiena… senti un po’ che freddo che fa, non vorrei che, se non ho preso finora il Covid mi fregasse il colpo d’aria. Ma forse sai, io sto ancora un po’ a casa.
A me è preso un po’ così questo lockdown soft, nessuna corsa bulimica verso qualcosa che mi è stato negato per mesi e di cui ora vorrei riappropriarmi tutto in una volta e nessun desiderio di togliermi quell’unico sfizio di cui ho sentito davvero la mancanza.
Certo, aspetto come una adolescente innamorata il messaggio dell’estetista per prendere un appuntamento, ma tutto qui. Forse che mi sono abituata a questo modo di vivere, quarantena state of mind? Non lo so. È vero che sicuramente sono stata tra quelle più dure a cedere al cambiamento delle abitudini: ho continuato a non fare sport (se non lo facevo prima dei lockdown perché avrei dovuto farlo adesso?), ho continuato a mangiare cibo schifezza alternato a cibo sano, cosa che mi ha permesso di rimanere negli stessi abiti di sempre, quelli larghi; non mi sono data allo shopping compulsivo online.
Da una settimana invece mi sono piegata alle nuove regole, altrimenti mi stavo per piegare davvero, e ho iniziato a fare un po’ di yoga la mattina appena alzata, ho comprato online un tostapane per cambiare la mia colazione in una sana tazza di caffè con due toast alla marmellata, e devo dire che queste novità casalinghe mi stanno molto bene, perché dovrei smettere proprio ora, per mettermi in macchina e tornare a lavorare in ufficio? No, ancora un altro po’. Non è paura del contagio, e neppure biasimo chi invece fuori ci è andato e ne è felice, anzi beati loro, ognuno faccia quello che si sente di fare.
Ho letto che la chiamano sindrome della capanna, ma nel mio caso la chiamerei sindrome da primo giorno di saldi. Avete presente no? Tutti accalcati, alla ricerca della migliore offerta, tu sei uscita perché magari avevi solo bisogno di rinnovare il parco mutande, e ti ritrovi a fare un’ora di fila da Tezenis e alla fine hai pure sbagliato tutte le misure perché nel caos generale non ti hanno fatto provare la roba. Torni a casa stordita, con il mal di testa e 5 costumi da bagno perché nei negozi hanno messo fuori anche gli avanzi dell’estate.
Ecco, io mi sento così, come il gatto che miagola e rompe le scatole davanti alla porta del terrazzo per uscire di casa, ma appena apri la porta dà un’occhiata dubbiosa fuori, ci pensa e dice: forse dopo.
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