EUGENIO MARIA LUPPI
calciatore di 25 anni che ha esultato sul campo del Marzabotto col saluto romano e la maglietta della RSI.
Tra il 29 Settembre e il 5 Ottobre 1944 a Marzabotto e zone limitrofe si compì uno degli eccidi più feroci della seconda guerra mondiale.
I nazifascisti che si ritiravano, al comando del macellaio Walter Reder, trucidarono ferocemente qualcosa come 1.800 civili inermi.
95 avevano – di 16 anni
110 – di 10 anni
22 – di 2 anni
15 – di un anno
Il più piccino aveva 2 settimane.
Marzabotto, Paese martire della Resistenza, ancora piange il sangue di un’infamia impossibile da elaborare.
Come scrisse Salvatore Quasimodo sull’epigrafe alla base del monumento loro dedicato:
“Questa è memoria di sangue,di fuoco, di martirio, del più vile sterminio di popolo…”.
Per questo quello è successo ieri, durante una partitella di calcio di seconda categoria, ha più del vilipendio che dell’incredibile.
E’ successo che tu EUGENIO MARIA LUPPI, classe 1992, giocatore di poche speranze del Futa 65 , al momento del gol hai esultato a Marzabotto non solo col saluto romano, ma esibendo nel contempo la maglia della nera della Repubblica di Salò.
La stessa dei macellai di quei bambini.
Pretendere di cavare sangue dalle rape dei cervelli di tanti calciatori è una mission quasi impossible.
Pretenderlo da te sarebbe inutile, visto il livello della portata dei tuoi lobi frontali.
Quindi non starò qui a chiederti di bofonchiare scuse farlocche e pentimento paraculo che so hai già frettolosamente provato a chiedere.
Dopo essere stato sospeso dalla tua squadra.
Bontà loro.
Io chiedo fatti immediati e concreti.
Pretendo che ti sia fatta indossare una maglietta con i nomi di tutte le vittime.
Quelle dei bambini stampate fluorescenti da vedersi anche di notte, da vedersi anche dal cielo.
E che tu sia costretto a metterti in ginocchio e ad ogni nome scandito, chiedere scusa.
Non me frega un cazzo se un essere come te non proverà uno straccio di vero pentimento.
Mi basta solo che ti vedano le pietre su cui colò quel sangue.
Mi basta sapere che hai un unico modo per poter anche solo osare di chiamarli per nome:
in ginocchio.
Marzabotto 13-11-2017[:]
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