lavorare da casa, realtà, fantasia
Lavorare da casa è bello. Davvero.
Magari fai la scrittrice, la blogger o l’articolista, sei nel tuo habitat naturale, bevi il tuo caffè preferito, niente può andare storto.
Come spesso accade, però, questo idillio ha un lato oscuro, il rovescio della medaglia, quella che per comodità chiameremo Cruda Realtà (CR)
In storico contrasto con la Folle Illusione (FI).
Per esempio:
Folle Illusione Ti sei ritagliata il tuo spazio alla scrivania, il tuo angolo di paradiso in casa, dove nessuno può mettere mano, se non tu. Hai i fogli per gli appunti veloci alla tua destra, il portapenne dell’ultimo viaggio a Londra a sinistra. Il pc è posizionato alla giusta distanza dagli occhi e in modo da permetterti una postura corretta mentre scrivi.
Cruda Realtà Scrivi a letto- in cucina – sul davanzale della finestra – sul water – in piedi, con una sola mano – sul divano, con la testa sullo schienale e i piedi sul tavolino, con i piedi sullo schienale e la testa sul tavolino o con un piede sullo schienale e uno sul tavolino. Sei prossima alla lussazione dell’osso sacro ma ormai, la sola regola che vale per scrivere è: posso digitare sulla tastiera? C’è sufficiente spazio per aprire il laptop almeno di 35 gradi? Allora va bene.
FI Hai un delicato sotto bicchiere dalle decorazioni azzurre e bianche, costoso e raffinato souvenir della Grecia dove sei stata l’anno scorso, con le tue migliori amiche che senti regolarmente, per lunghe telefonate.
CR Non vai in vacanza dal 1990. Anche quando sei ufficialmente in ferie, sei mentalmente on line, sul pezzo, sull’altro pezzo, reperibile, connessa al web, sconnessa dalla vita.
La tua voglia di Grecia si traduce nell’ingozzarti di moussaka al ristorante sotto casa.
Le tue amiche le senti poco per telefono e troppo su WhatsApp.
Passi agevolmente dal tono professionale della chat con il capo, a cui invii messaggi di conferma per call e revisioni di articoli, al tono demenziale con le amiche, a cui invii selfie con le liquirizie sugli incisivi per sembrare sdentata.
Finché un giorno non invertirai i destinatari e la tua vita, insieme alla tua dignità, si annienteranno in un solo colpo.
FI Hai un piccolo pacchetto di caramelle nel cassetto, per dedicarti una piccola pausa di piacere ogni tanto.
CR Stai ipotizzando di cucire una tracolla, per portare una sacca da 5 kg di caramelle in spalla e averle sempre a portata di mano.
FI Gli auricolari pendono graziosi dallo scaffale alla tua sinistra e ti aspettano con i fili sciolti e i cuscinetti morbidi.
CR Hai rinunciato a districare i fili degli auricolari nel 2003. Ti sei rassegnata a procedere nella vita con un bozzolo intricato sotto la gola e gli auricolari che arrivano per miracolo all’orecchio. Il cuscinetto destro è sparito e quindi utilizzi l’auricolare scoperto, stile trapano nel timpano.
FI Hai trovato la giusta playlist, con musica non troppo energica e non troppo lenta, perfetta per isolarti e concentrarti.
CR Cambi canzone ogni due secondi, alternando al lavoro da portare a termine, lunghe e complicate ricerche su Google per trovare quella versione, di quella vecchia canzone, di quel vecchio live, di quel vecchio cantante di cui non ricordi il nome.
FI Hai appeso alla lampada Ikea il selfie romantico con lui in spiaggia, abbronzati, scapigliati e un po’ brilli.
CR La lampada Ikea è sparita, sommersa da post-it di tutti i colori e forme. Sono tutti inutili e impossibili da decifrare. Su qualcuno puoi scorgere anche degli insulti indirizzati al mondo, alla vita, a lui, al capo, alla cellulite, a te stessa.
FI Tutto è rigorosamente a portata di mano.
CR Non riesci neanche a trovarti il piede. Vorresti alzarti un attimo per fare pipì ma non trovi più il tuo piede che, ti accorgi dopo poco, giace inerme sotto il peso del tuo posteriore. Sei seduta e immobile alla scrivania da così tante ore che il tuo povero arto inferiore ha creduto tu fossi morta e ha deciso di non contraddirti e morire con te.
FI Il cellulare è silenziato.
CR Il cellulare è silenziato per evitare disturbi. Così lo controlli ogni 5 secondi, per vedere se qualcuno ti ha disturbato e finisci per disturbarti da sola.
FI Hai sempre una sveglia sulla scrivania, per non perdere il senso del tempo. Stando soli, a scrivere, può accadere.
CR Ormai, calcoli il tempo che passa in base al numero di tazze e tazzine sulla scrivania. Sei persino in grado di stabilire una data e un’ora precisa, dalle incrostazioni di caffellatte.
FI Hai stabilito una minuziosa tabella di marcia, scandita da sveglie programmate con precisione svizzera, ogni due ore e trenta. Così potrai fare delle pause a scadenze regolari che daranno ritmo al tuo lavoro di otto ore.
CR Le pause sono alternate: una volta si riposa la mano destra e una volta la sinistra. Una delle due deve continuare a scrivere.
FI Cucini qualcosa di particolare, per saziarti e liberare la mente, concentrandoti su qualcosa di pratico e manuale.
CR Il pranzo prevede quello che c’è: un cetriolo e sei carote. E i cereali. Mangi davanti al pc, facendoti largo tra penne, cose appiccicose di ogni tipo e residui di gomma per cancellare – sicuramente risalenti ai tempi delle elementari, perché sei sicura di non aver più usato la gomma da allora.
FI Passate le 18.30 non si lavora più.
CR Passate le 18.30 cominci a delirare, a parlare con il desktop, con i refusi, con i salvataggi in automatico e con la tua coscienza.
FI Jogging nel parco.
CR Jogging verso il kebabbaro sotto casa. Del resto, hai pranzato con un cetriolo e sei chili di caramelle al mou.
FI Doccia, magari ti vesti anche carina, per una cenetta intima con lui.
CR Lui chi? Ah già, lui. È tornato da un’ora e mezza, ti ha salutato, ti ha baciato, ti ha raccontato la sua giornata, ti ha chiesto della tua giornata. Una parte di te ha risposto a tutti i suoi input ma non sei sicura di quale parte lo abbia fatto. Speri in quella razionale, dolce e sensuale che si vede di solito nei film, quando lei è tanto indaffarata ma attenta, delicata e con i capelli sapientemente raccolti a caso. Purtroppo, il riflesso del tuo viso, nel vetro della cornice che hai di fronte, suggerisce ben altre immagini.
Alla fine, comunque, finisci di lavorare. Con un po’ di fortuna, non devi neanche svestirti perché non ti eri neanche sfilata il pigiama.
Prima di lasciarti andare a un black-out di almeno 7 ore filate, rifletti un minuto sul fatto che, nonostante tutto, quello che fai ti piace e non è scontato. Allora, forse, un po’ sei fortunata.
Devi solo cercare di mescolare meglio la Folle Illusione e la Cruda Realtà, per dare vita a una nuova e più umana Folle Realtà.
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