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La responsabilità di avere una lunga vagina

– “Lei ha la vagina lunga.” –

Così ha esordito il ginecologo mentre introduceva lo speculum con la stessa delicatezza con cui “Buffy l’ammazza Vampiri” piantava paletti nel cuore degli stessi.

– “Ah.”

Ho la vagina lunga.

Ma lunga quanto?

Non è solo “larga o stretta”?

Non so perché ma, l’idea di avere – a quanto pare – un’ autostrada tra le mie cosce, mi riempiva il cuore di gioia.

Avevo l’utero così talentuoso e nessun ginecologo me l’aveva mai detto.

– “Quindi – pensai – se fossi stata uomo, avrei avuto un pene sopra la media!”-

Era evidente, avevo una dote.

Avevo un super potere.

Avevo una super vagina.

– “Gentilmente, può tossire?” , chiese il ginecologo.

Feci quanto richiesto e tornai a pensare al futuro della mia virtù.

Già vedevo un plastico della mia vagina. Della mia lunga vagina.

Tube di Falloppio, utero, ovaie racchiuse in un plastico pronto a essere visionato nel minimo dettaglio dal Bruno Vespa.

Per non parlare delle interviste.

Sarei andata da Formigli, seduta su una di quelle poltrone che ho sempre desiderato in salotto, accanto a Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

“Allora, come ci si sente ad avere una vagina così?”- avrebbe chiesto Formigli sistemando i fogli sulla scrivania in vetro.

“Sono responsabilità, ma farò del mio meglio” – avrei risposto con solennità.

“E allora non posso che augurarle buon lavoro, Ministro della Fertilità” -.

Avrei potuto guidare un Paese, avrei potuto creare il “Movimento 5 Vagine”, avrei potuto diventare protagonista di una categoria porno – esclusivamente a me dedicata –: “long vagina” o “5th Avenue vagina”.

Piena di vita mi rivestìì mentre il dottore compilava fogli.

Non avevo tempo, la mia vita all’improvviso si era riempita di impegni e di traguardi da raggiungere per il bene del Paese.

“Ci vediamo il prossimo anno, signorina” disse, stringendomi a mano.

“Si, grazie. Senta dottore, lei prima ha detto che io, ecco, sì, insomma, ce l’ho lunga, giusto? Ecco. Ma cosa cambia rispetto alle altre donne che ce l’hanno “corta”? – chiesi con curiosità.

“Vuol sapere che cambia esattamente?”- chiese scrutandomi.

“Sì Dottore, nel bene e nel male cosa cambia?”- chiesi sgomentata e avida di sapere.

“Un cazzo.”

Ah.

redazione Syndrome Magazine

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