La piscina, che passione!

[:en]La piscina è il ricettacolo di ogni specie di batteri, micosi virus e parassiti, così come del più variegato accumulo di tipologie umane, riunite al completo in pochi mq; e meno spazio c’è, più costoro sono vandali e strafottenti, e più si esprimono a sputi, smocciamenti, orinamenti, espettorazioni.

C’è il Magnini de noialtri, che non è realizzato finché non completa la serie di 50 vasche in 50 minuti netti, (chi c’è c’è), a costo di falciare chiunque capiti accidentalmente nella corsia. Il problema è che non essendo la vasca una piscina olimpionica, la corsia non c’è, e il frustrato ammacca sempre qualcuno (mentre tutti sperano che si pianti nel muro piastrellato con una craniata, solo che spesso le corna attutiscono la botta e rimane cosciente).
C’è la coppia che si struscia. Lei lo cinge con le gambe facendo la vaga, lui la pompa, ma, non essendo ella propriamente un materassino, si sente il gorgoglìo dell’acqua dovuto al pressaggio, lei si gonfia fino a levitare in cielo e sparire insieme agli aquiloni di un bambino disperato che frigna perché vuole anche l’aquilone-Buddha, quello lassù, con la cuffia arancione, che vola silurando.

La signora anziana ingioiellata, quella con la classica cuffia a fiori in bassorilievo, colei che possiede 7 collane, di cui una pesantissima (perché tarocca) di simil-corallo, un paio di orecchini modello lampadario liberty (compresi i fili per l’attacco a soffitto) che le mettono alla prova i lobi segati in 2 e ricuciti dalla materassaia.
Una cavigliera di piombo a sonagli, regalatale dal cugino ricco che sta a Maggiano, le ferma la circolazione alla caviglia, il costume costellato di paillettes, comprato negli anni ’60 dal costumista delle Kessler, le dona come il fiocco al maiale.
Nel novero della chincaglieria si contano anche 20 anelli, 2 per dito, (di cui uno doppio, preso di contrabbando a Loreto), un bracciale di rame al naso, regalatole da un finto torero-gigolò durante un viaggio di piacere a Pamplona, un anellino da falange per il piede, che se lo sfila con lo sputo prima di entrare in acqua, ché sennò “addio libertà di movimento”.

Il bambino-mina, che si tuffa buttandosi a bomba 300 volte nel giro di mezz’ora, chiassoso, maleducato, prepotente, viziato, insistente, colui la quale madre è quella volata in cielo piena d’aria, che gli lascia fare sempre e soltanto tutto ciò che gli pare, mentre ciccio, cerca in tutti i modi di attirare la di lei attenzione, ingoiando tristezza e bomboloni (come fai a non volergli bene, in fondo-in fondissimo?).

Il palestrato, quello che si immerge disperdendo una chiazza d’olio in acqua, soprannominato “er Petroliera”, che puzza di olio Durex, lucido come una foca, dannoso per l’ambiente e tronfio al pari di un leone che scuote la criniera dopo avere scofanato 3 gazzelle. Di solito se lo portano via quelli di Greenpeace, fra palamiti e sirene.
Il palestrato-2 quello che, oltre ad essere unto è pure sudato, e l’olio rotola sulla pelle madida. Costui di solito è annoverabile nella sotto-categoria dei tuffatori domenicali. Costume bianco, gioielli di famiglia inesistenti, sopracciglia curate, dentiera, mascara waterproof, orecchino finto, emorroidi.

Il bagnino è il pezzo da 90. C’è ma è assente, in quanto occupato a puntare culi tette e cosce e a curare la play list, composta da Despacito e balli caraibici di origine romagnol-emiliana. I più simpatici puntano sulla Carrà e Nada, qualcuno osa proponendo persino la Pavone, purché il volume sia alto e i mariti non possano udire il broccolamento in atto.

E adesso scusate, vado a tuffarmi in mare, ché le meduse in confronto a questa fauna sono una passeggiata di salute.[:it]

La piscina è il ricettacolo di ogni specie di batteri, micosi virus e parassiti, così come del più variegato accumulo di tipologie umane, riunite al completo in pochi mq; e meno spazio c’è, più costoro sono vandali e strafottenti, e più si esprimono a sputi, smocciamenti, orinamenti, espettorazioni.

C’è il Magnini de noialtri, che non è realizzato finché non completa la serie di 50 vasche in 50 minuti netti, (chi c’è c’è), a costo di falciare chiunque capiti accidentalmente nella corsia. Il problema è che non essendo la vasca una piscina olimpionica, la corsia non c’è, e il frustrato ammacca sempre qualcuno (mentre tutti sperano che si pianti nel muro piastrellato con una craniata, solo che spesso le corna attutiscono la botta e rimane cosciente).

C’è la coppia che si struscia. Lei lo cinge con le gambe facendo la vaga, lui la pompa, ma, non essendo ella propriamente un materassino, si sente il gorgoglìo dell’acqua dovuto al pressaggio, lei si gonfia fino a levitare in cielo e sparire insieme agli aquiloni di un bambino disperato che frigna perché vuole anche l’aquilone-Buddha, quello lassù, con la cuffia arancione, che vola silurando.

La signora anziana ingioiellata, quella con la classica cuffia a fiori in bassorilievo, colei che possiede 7 collane, di cui una pesantissima (perché tarocca) di simil-corallo, un paio di orecchini modello lampadario liberty (compresi i fili per l’attacco a soffitto) che le mettono alla prova i lobi segati in 2 e ricuciti dalla materassaia.
Una cavigliera di piombo a sonagli, regalatale dal cugino ricco che sta a Maggiano, le ferma la circolazione alla caviglia, il costume costellato di paillettes, comprato negli anni ’60 dal costumista delle Kessler, le dona come il fiocco al maiale.
Nel novero della chincaglieria si contano anche 20 anelli, 2 per dito, (di cui uno doppio, preso di contrabbando a Loreto), un bracciale di rame al naso, regalatole da un finto torero-gigolò durante un viaggio di piacere a Pamplona, un anellino da falange per il piede, che se lo sfila con lo sputo prima di entrare in acqua, ché sennò “addio libertà di movimento”.

Il bambino-mina, che si tuffa buttandosi a bomba 300 volte nel giro di mezz’ora, chiassoso, maleducato, prepotente, viziato, insistente, colui la quale madre è quella volata in cielo piena d’aria, che gli lascia fare sempre e soltanto tutto ciò che gli pare, mentre ciccio, cerca in tutti i modi di attirare la di lei attenzione, ingoiando tristezza e bomboloni (come fai a non volergli bene, in fondo-in fondissimo?).

Il palestrato, quello che si immerge disperdendo una chiazza d’olio in acqua, soprannominato “er Petroliera”, che puzza di olio Durex, lucido come una foca, dannoso per l’ambiente e tronfio al pari di un leone che scuote la criniera dopo avere scofanato 3 gazzelle. Di solito se lo portano via quelli di Greenpeace, fra palamiti e sirene.

Il palestrato-2 quello che, oltre ad essere unto è pure sudato, e l’olio rotola sulla pelle madida. Costui di solito è annoverabile nella sotto-categoria dei tuffatori domenicali. Costume bianco, gioielli di famiglia inesistenti, sopracciglia curate, dentiera, mascara waterproof, orecchino finto, emorroidi.

Il bagnino è il pezzo da 90. C’è ma è assente, in quanto occupato a puntare culi tette e cosce e a curare la play list, composta da Despacito e balli caraibici di origine romagnol-emiliana. I più simpatici puntano sulla Carrà e Nada, qualcuno osa proponendo persino la Pavone, purché il volume sia alto e i mariti non possano udire il broccolamento in atto.

E adesso scusate, vado a tuffarmi in mare, ché le meduse in confronto a questa fauna sono una passeggiata di salute.[:]

Lucilla Masini

Lucilla Masini, nata a Lucca di cuore toscano, donna mancata, medico mancato, arredatrice forzata, umorista per vocazione.

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Lucilla Masini

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