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La nostalgia del primo appuntamento

Da quanto tempo siete fidanzate o sposate? Vi ricordate il primo appuntamento, quando l’uomo è ben pettinato, profumato, ha un bel vestito, la barba e le unghie curate, le scarpe lucide e l’auto talmente lustrata da sembrare nuova?

Dite la verità: quante volte, col passare degli anni e delle occasioni, lo avete visto bello e in ordine come alla prima uscita insieme? Perché diciamolo: col tempo, l’uomo, cambia: si lascia andare come l’elastico di una mutanda lavata a 90°.

Metamorfosi dell’uomo accompagnato:

T-shirt della sagra del fungo marzolino, o magari più volgarotta, recante la scritta ‘gli italiani lo fanno meglio‘, oppure quella da nerd con un fumetto splatter, ove la patacca più piccola gli prende mezza maglietta. Sotto le ascelle del suddetto indumento si possono riconoscere i due aloni verdi tipici, procurati dal deodorante del discount. Consiglio-economia domestica: nel periodo natalizio li puoi raschiare con una cazzuola per procurarti il muschio utile all’addobbo del Presepe.

Se scendiamo con gli occhi incontriamo il classico paio di pantaloni della tuta oversize (e non si capisce come sia possibile, dal momento che gli uomini col trascorrere del tempo ingrassano tutti), lisi al culo, che lasciano intravedere un topolino in tasca (che in realtà non è un topolino, bensì un uccello). Dovete sapere inoltre che il cordino che tiene su i calzoni, con i lavaggi in lavatrice si sfila da una parte, e scorre internamente, conferendo all’indumento la vestibilità di un sacco di juta molle, color can che fugge, roba che al confronto i nostri nonni coi vecchi mutandoni, quando sembrava che avessero un gattino appeso agli zebedei, erano affascinantissimi.

I calzettoni (spesso spaiati non per colpa degli uomini ma perché se li è mangiati la lavatrice), solitamente sono bianchi e bucati in punta. Se indossati insieme alle infradito conferiscono l’aspetto del cinghiale di macchia o del cammello del deserto. Se indossati a letto, invece, ci creano l’alibi per poterci coprire liberamente coi pigiamoni pelosi a cuoricini.

Per quanto riguarda la doccia, sperate che il vostro uomo diventi uno di quelli che si lavano poco (tanto non scopate, quindi che ve frega?) perché il bagno dopo le abluzioni si trasforma solitamente o nei Grandi Laghi, o in un campo di battaglia: tappetino bagnato fradicio sul termosifone, barba su tutto il lavandino, dentifricio spruzzato sullo specchio in stile Macchiaioli. Le bottigliette di shampoo o le confezioni di deodorante e di schiuma da barba finite, vengono dimenticate e accumulate sull’angolo della vasca o sul pavimento della doccia, roba che se ogni volta non le soppesiamo per capire se dentro c’è ancora prodotto, ci ritroviamo un bagno che manco uno scaffale dell’Ipersoap.

Per terra troviamo nell’ordine: pastina gelatinosa di oscura provenienza, calzini secchi, capelli (se non è pelato), peli che manco fosse stato tosato lo Yeti in muta invernale, cotton fioc, carta igienica appallottolata pestata dalle ciabatte, calzettoni spaiati, (spariti in una dimensione oscura nel 1956) ruote sgonfie di bicicletta, ossa di dinosauro.
Se non avete la mensolina dello specchio abbastanza profonda, il suddetto maschio si affida al davanzale della finestra, appoggiandovi nell’ordine: rasoio usato, mutande usate, rotolo di carta igienica finita (perché se abbiamo fortuna che sia uno di quelli che lo cambiano, comunque non lo butterà nella spazzatura).

Mi sembra di non aver scordato quasi niente, e voi mi raccomando, non dimenticate l’uomo del primo appuntamento.

Lucilla Masini

Lucilla Masini, nata a Lucca di cuore toscano, donna mancata, medico mancato, arredatrice forzata, umorista per vocazione.

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Lucilla Masini

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