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Sayonara a tutti.
Scusate, vengo subito al sodo. Allora, toglietevi dalla testa che io faccia hara-hiri. Non se ne parla per niente. Argomento chiuso. La motivazione credo sia più che evidente: sono la becca e la bastonata della compagnia, Pinkerton ha pure preso moglie e io mi devo ammazzare?
Casomai dovrei essere io ad ammazzare lui, ‘sto disgraziato, delinquente e pure stronzo, che mi ha sedotto, mi ha messo incinta e mi ha fatto fare un figlio che, tra parentesi, è venuto brutto ma brutto ma brutto che proprio non si può guardare! Ha lo stesso colore di uno con l’epatite virale lavato con l’omino bianco tant’è che, sopra, mi ci rimuore tutto: il rosso, il giallo, il verde, il blu.
Quello non è un figlio: è un risciacquo finito male!
Comunque, a parte questo, il bello di tutta la vicenda è che a me, Pinkerton, quando l’ho conosciuto, non m’è piaciuto per niente. La prima volta che l’ho incontrato era tutto bianco: cappello bianco, completo bianco, viso bianco che appena l’ho visto mi sono detta: «Ammazza, quanto gli ha fatto male la nave a quello!». Ed era pure antipatico.
Poi, sai com’è, ti conosci, ti frequenti, da cosa nasce cosa. Diciamoci la verità: lui aveva capito che a me piaceva il tipo brillante, il tipo spiritoso, il tipo che che fa le battute… Perché in Giappone ci abbiamo la cultura, ci abbiamo i bonsai, ci abbiamo i samurai ma che due palle! Sempre tristi, sempre seri, sempre fermi, specialmente noi donne che appena che nasciamo, ci avvolgono tutte nel domopack e buonanotte ai suonatori, chi si muove più!
Un giorno mi dice:
«Butter, lo sai che dice il cinese la mattina quando si guarda allo specchio prima di andare a lavoro? »
«No – dico io – che dice?»
«So’ giallotto!».
Questo cretino! Mi faceva le battute, mi faceva, questo deficiente!
Che poi, tanto che ci siamo, tengo a precisare che la mia storia è stata tutta travisata. Per esempio, avete presente la romanza più famosa della Butterfly “Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo…”? Cioè, io, sulla spiaggia, ad aspettare il fil di fumo che esce dalla nave dove ci sta Pinkerton che ritorna per sposarmi? Macché! La volete sapere la vera storia del fil di fumo? Pinkerton, il cretino, fumava come un turco.
Un giorno mi fa:
«Butterfly, ho deciso di farmi una canna!».
E che non mi si si è fumato tutto il bambù?! In tre giorni m’ha finito l’arredamento di casa! Per farla breve, fuma, fuma, fuma, mozziconi di qua, mozziconi di là, m’ha preso fuoco la coperta di camera. Un incendio che in Giappone erano duemila anni che non lo vedevano! Altro che fil di fumo! Un rotolo! Sono venuti pure i vigili del fuoco con l’autobotte, solo che avevano finito l’acqua e me l’hanno spento col tè. Che era pure zuccherato.
Non vi dico la mattina dopo. Nel raggio di un chilometro era tutto nero, appiccicato e dolce. Il figlio dell’omino bianco s’è eccitato, s’è tuffato dentro, gira di qua, gira di là, è uscito fuori nero come Obama gridando: “Mamma, ti piaccio ora ? ”. Poi mi è saltato in braccio, mi ha abbracciato stretto stretto, mi ha dato un bacio sulla guancia e niente, siamo rimasti appiccicati per tre mesi. E’ venuto anche un giornalista, ci ha fatto pure la fotografia, l’hanno pubblicata sul giornale col titolone: “Madre e figlio abbandonati dal padre degenere uniti da eterno amore”.
Ma eterno amore di che? Era caramello, cretino![:it]
Sayonara a tutti.
Scusate, vengo subito al sodo. Allora, toglietevi dalla testa che io faccia hara-hiri. Non se ne parla per niente. Argomento chiuso. La motivazione credo sia più che evidente: sono la becca e la bastonata della compagnia, Pinkerton ha pure preso moglie e io mi devo ammazzare?
Casomai dovrei essere io ad ammazzare lui, ‘sto disgraziato, delinquente e pure stronzo, che mi ha sedotto, mi ha messo incinta e mi ha fatto fare un figlio che, tra parentesi, è venuto brutto ma brutto ma brutto che proprio non si può guardare! Ha lo stesso colore di uno con l’epatite virale lavato con l’omino bianco tant’è che, sopra, mi ci rimuore tutto: il rosso, il giallo, il verde, il blu.
Quello non è un figlio: è un risciacquo finito male!
Comunque, a parte questo, il bello di tutta la vicenda è che a me, Pinkerton, quando l’ho conosciuto, non m’è piaciuto per niente. La prima volta che l’ho incontrato era tutto bianco: cappello bianco, completo bianco, viso bianco che appena l’ho visto mi sono detta: «Ammazza, quanto gli ha fatto male la nave a quello!». Ed era pure antipatico.
Poi, sai com’è, ti conosci, ti frequenti, da cosa nasce cosa. Diciamoci la verità: lui aveva capito che a me piaceva il tipo brillante, il tipo spiritoso, il tipo che che fa le battute… Perché in Giappone ci abbiamo la cultura, ci abbiamo i bonsai, ci abbiamo i samurai ma che due palle! Sempre tristi, sempre seri, sempre fermi, specialmente noi donne che appena che nasciamo, ci avvolgono tutte nel domopack e buonanotte ai suonatori, chi si muove più!
Un giorno mi dice:
«Butter, lo sai che dice il cinese la mattina quando si guarda allo specchio prima di andare a lavoro? »
«No – dico io – che dice?»
«So’ giallotto!».
Questo cretino! Mi faceva le battute, mi faceva, questo deficiente!
Che poi, tanto che ci siamo, tengo a precisare che la mia storia è stata tutta travisata. Per esempio, avete presente la romanza più famosa della Butterfly “Un bel dì vedremo levarsi un fil di fumo…”? Cioè, io, sulla spiaggia, ad aspettare il fil di fumo che esce dalla nave dove ci sta Pinkerton che ritorna per sposarmi? Macché! La volete sapere la vera storia del fil di fumo? Pinkerton, il cretino, fumava come un turco.
Un giorno mi fa:
«Butterfly, ho deciso di farmi una canna!».
E che non mi si si è fumato tutto il bambù?! In tre giorni m’ha finito l’arredamento di casa! Per farla breve, fuma, fuma, fuma, mozziconi di qua, mozziconi di là, m’ha preso fuoco la coperta di camera. Un incendio che in Giappone erano duemila anni che non lo vedevano! Altro che fil di fumo! Un rotolo! Sono venuti pure i vigili del fuoco con l’autobotte, solo che avevano finito l’acqua e me l’hanno spento col tè. Che era pure zuccherato.
Non vi dico la mattina dopo. Nel raggio di un chilometro era tutto nero, appiccicato e dolce. Il figlio dell’omino bianco s’è eccitato, s’è tuffato dentro, gira di qua, gira di là, è uscito fuori nero come Obama gridando: “Mamma, ti piaccio ora ? ”. Poi mi è saltato in braccio, mi ha abbracciato stretto stretto, mi ha dato un bacio sulla guancia e niente, siamo rimasti appiccicati per tre mesi. E’ venuto anche un giornalista, ci ha fatto pure la fotografia, l’hanno pubblicata sul giornale col titolone: “Madre e figlio abbandonati dal padre degenere uniti da eterno amore”.
Ma eterno amore di che? Era caramello, cretino![:]
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