[:en]Che cosa penso della felicità? Credo sia normale desiderare di essere felici. Non mi viene in mente nessuno che non voglia esserlo; forse il masochista ma, in realtà, farsi del male, soffrire ed essere infelice è la sua felicità.
Tutti indistintamente cerchiamo la felicità. Il fatto è che la cerchiamo così, proprio se non abbiamo altro da fare, guardando un po’ in giro, controllando l’ora, rispondendo al cellulare.
Perché, diciamoci la verità, in fondo in fondo siamo dei gran bugiardi.
In realtà, è l’infelicità che desideriamo, uomini e donne finalmente alla pari.
Non lo ammetteremmo mai, ma essere infelici ci piace un sacco.
“Ah, se riuscissi a perdere 4-5 chili, sarei la donna più felice del mondo!”.
E allora perdili. Non è che un bel giorno si staccheranno da soli e cadranno a terra. Alza il culo, vai a correre, mangia solo sedano, bevi solo acqua che elimina l’acqua e non ci sfracassare più le palle! E invece no. Ti strafoghi di patatine stravaccata sul divano mentre guardi “Extreme makeover diet edition” e godi al solo pensiero che la cicciona che ha perso 80 chili in un’anno, finita la trasmissione, ne riacquisterà 90 in un mese!
Eh sì, è così che funziona.
“Io sono felice quando anche gli altri sono felici”.
Cazzate. Tu sei felice quando gli altri sono infelici. E non gli altri in generale. Quelli che conosci. Sei felice quando divorziano, quando il figlio si droga, quando vengono mandati in cassa integrazione, quando vanno dallo psicologo della ASL perchè quello privato non se lo possono permettere. Sei felice perché la loro sfortuna ti fa sentire fortunato. Ti fa sentire migliore. Ti fa sentire felice.
Io sì e voi no. Ti piace essere felice non per merito tuo ma per demerito altrui. Vuoi mettere? Mooooolto più comodo.
“Se potessi tornare con lei sarei l’uomo più felice del mondo!”.
Purtroppo non puoi, perché lei non ti vuole più. Te l’ha detto a voce, per telefono, per lettera, te l’ha scritto sullo striscione attaccato all’elicottero che ha fatto venti volte al giorno il giro del tuo palazzo per un anno intero, ti ha mandato un video dove fa sesso con il nuovo compagno attaccata al lampadario della vostra ex camera da letto, ti ha inciso “vaffanculo” con un chiodo sulla carrozzeria della tua panda nuova di zecca ma tu, niente.
Prima di provare anche un briciolo di felicità che la tua collega di lavoro ti darebbe tanto volentieri presentandosi ogni giorno tutta panterata, con un vertiginoso tacco 12 e un cartello al collo con scritto “parking free”, prima di provare un minimo di felicità preferisci stare li, a piangere sul latte versato. Da te. E a forza di piangere si allarga pure la macchia.
Datemi ascolto. Noi vogliamo, desideriamo, bramiamo l’infelicità.
Nostra, degli altri, o meglio ancora, nostra e degli altri.
E’ così che funziona: basta così poco, per essere infelici![:it]
Nessuno vuole essere infelice.
Forse il masochista ma, in realtà, farsi del male, soffrire ed essere infelice è la sua felicità.
Tutti indistintamente cerchiamo la felicità. Il fatto è che la cerchiamo così, proprio se non abbiamo altro da fare, guardando un po’ in giro, controllando l’ora, rispondendo al cellulare.
Perché, diciamoci la verità, in fondo in fondo siamo dei gran bugiardi.
In realtà, è l’infelicità che desideriamo, uomini e donne finalmente alla pari.
Non lo ammetteremmo mai, ma essere infelici ci piace un sacco.
“Ah, se riuscissi a perdere 4-5 chili, sarei la donna più felice del mondo!”.
E allora perdili!
Non è che un bel giorno si staccheranno da soli e cadranno a terra.
Alza il culo, vai a correre, mangia solo sedano, bevi solo acqua che elimina l’acqua e non ci sfracassare più le palle!
E invece no.
Ti strafoghi di patatine stravaccata sul divano mentre guardi “Extreme makeover diet edition” e godi al solo pensiero che la cicciona che ha perso 80 chili in un’anno, finita la trasmissione, ne riacquisterà 90 in un mese!
Eh sì, è così che funziona.
“Io sono felice quando anche gli altri sono felici”.
CAZZATE!
Tu sei felice quando gli altri sono infelici. E non gli altri in generale. Quelli che conosci. Sei felice quando divorziano, quando il figlio si droga, quando vengono mandati in cassa integrazione, quando vanno dallo psicologo della ASL perché quello privato non se lo possono permettere. Sei felice perché la loro sfortuna ti fa sentire fortunato. Ti fa sentire migliore. Ti fa sentire felice.
Io sì e voi no.
Ti piace essere felice non per merito tuo ma per demerito altrui. Vuoi mettere? Mooooolto più comodo.
“Se potessi tornare con lei sarei l’uomo più felice del mondo!”.
Purtroppo non puoi, perché lei non ti vuole più. Te l’ha detto a voce, per telefono, per lettera, te l’ha scritto sullo striscione attaccato all’elicottero che ha fatto venti volte al giorno il giro del tuo palazzo per un anno intero, ti ha mandato un video dove fa sesso con il nuovo compagno attaccata al lampadario della vostra ex camera da letto, ti ha inciso “vaffanculo” con un chiodo sulla carrozzeria della tua panda nuova di zecca… ma tu, niente.
Prima di provare anche un briciolo di felicità che la tua collega di lavoro ti darebbe tanto volentieri presentandosi ogni giorno tutta panterata, con un vertiginoso tacco 12 e un cartello al collo con scritto “parking free”, prima di provare un minimo di felicità preferisci stare li, a piangere sul latte versato. Da te. E a forza di piangere si allarga pure la macchia.
Datemi ascolto. Noi vogliamo, desideriamo, bramiamo l’infelicità.
Nostra, degli altri, o meglio ancora, nostra e degli altri.
E’ così che funziona: basta così poco, per essere infelici![:]
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