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La borsa delle donne. Il vero problema è…

 

I maschi ce la invidiano, i pargoli ce la riempiono di oggetti più o meno utili, le amiche ce la chiedono in prestito, gli scippatori… Beh, avete capito di cosa sto parlando, no? Della borsa!
Gioia, diletto, dannazione, risorsa, la sporta rappresenta il nostro segreto “mini alloggio” in cui traslocare parte della casa e del cervello.
E allora, che sia piccola o grande la stipiamo di fogli, trucchi, specchi, fazzolettini più o meno aromatici e inumiditi, calze, medicine, cibo, penne biro, bigliettini da visita, sigarette, orecchini, ricambi vari ed eventuali.
Ma il problema noto a tutte è uno e uno solo, e non dipende dalla grandezza, dalla profondità, dalla forgia o dalla quantità di tasche o scomparti che caratterizzano la borsa che possiedi.
La vera dannazione di noi donne è trovarci dentro le chiavi.
E il motivo è semplice: quando esci di casa hai sempre le mani occupate, dai sacchi dell’immondizia, dal borsone della palestra, dalla manina di tuo figlio, dal cappotto, e poi sciarpa, cappellini, ricambi e molto altro.
Varchi l’uscio, chiudi la porta (a due mandate, se sei concentrata) e getti le chiavi nella tracolla, o per meglio dire, al centro del triangolo delle Bermude, nel vortice di un buco nero, nel vaso di Pandora.
Non si sa come mai le chiavi una volta buttate in fretta e furia a casaccio nella borsa, spariscano in una dimensione ignota, tanto che poi, alla bisogna, non si riescono più a trovare, a qualsiasi genere di portachiavi le abbiamo attaccate.
Personalmente ho provato quello fluorescente (macché, viene sempre avvolto dal foulard o dal fazzoletto di turno e non se ne nota la luminescenza).
Quello col cicalino che batti le mani e suona (ho rischiato di essere segnalata per un TSO dalla vicina, mentre applaudivo alla borsa come se fossi alla prima della Scala di Milano).
Quello ingombrante (che ha la peculiarità di staccarsi dall’anello, proprio perché rimane incastrato fra gli oggetti).
Insomma, ho impiegato più tempo a cercare le chiavi nella borsa che a divorziare dal marito.
Il brutto è doverlo fare accovacciandosi per terra, senza pianali di supporto, mentre si tira fuori di tutto, fregandosene della privacy e in preda ad un inarrestabile attacco di isteria acuta, che non migliora di certo la situazione.
E la soluzione è una soltanto: indossare capi con tasche capienti, ridurre il portachiavi ad un anello e metterselo in saccoccia.
E se indossi solo jeans e maglietta e rischi di camminare come Robocop pazienza, ma almeno entri in casa senza invecchiare davanti al portone!
Lucilla Masini

Lucilla Masini, nata a Lucca di cuore toscano, donna mancata, medico mancato, arredatrice forzata, umorista per vocazione.

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Lucilla Masini

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