#IoRestoaCasa.

E restando a casa in questi giorni di lotta alla diffusione del Coronavirus, ho scoperto che il mestolo d’acciaio era caduto dietro il frigo. Ora, provate a servire il brodo da un cucchiaino troppo piccino e capirete la misura della mia gioia.

#IoRestoaCasa, dove ho anche appreso che una puntata di Forum può rompere il muro del suono – un muro portante – e insinuarsi da un’abitazione all’altra con veemenza.
(A tal proposito, nella lite condominiale tra la signora Maria e il signor Pietro propendo per l’innocenza di quest’ultimo).

#IoRestoaCasa,  dove ho finalmente ripreso quel libro lasciato a metà.
“Mammaaaa, vieni”,
e l’ho riposto subito dopo.
“Che c’è, amore?”
“Niente!”

#IoRestoaCasa. dove ho ritrovato lui, che mo fa lo smartworking: ciavatte, barba incolta, sguardo perso.
Pioniero di terre sconosciute, venuto a turbare i miei ritmi e le mie consuetudini.
Marco subito il territorio somministrandogli per intero tutte le stagioni di Downton Abbey.
Ma la paria britannica lo appassiona.
È guerra per la supremazia del divano, a colpi di gomitate nei fianchi, sottraggo cuscini, requisisco il telecomando “Che fa, mi tocca? Che Downton Abbey sia solo una copertura?” 

#IoRestoaCasa, e confinata tra le mura domestiche ho riscoperto il valore della famiglia, le gioie della maternità, l’amore coniugale: un esorcismo senza prete, con urla pianti e grida.
Ma anche sorrisi, teneri e preziosi, momenti di calma, a impastare una torta deforme, e poi a fare e disfare le torri coi lego, vestire e svestire le barbie – ormai calve – e leggere insieme un buon libro di fiabe. 

Che i bimbi si adattano a tutto, a virus, decreti, distanze e hanno buon senso e buon cuore, anche se a lungo andare causano lombosciatalgia. 

#IoRestoaCasa, e aspetto il momento in cui potremmo tornare a essere tutti festosamente promiscui, ammassati, ASSEMBRATI, stipati sui tram, gli uni sugli altri.
La ressa nei bar, i biglietti sold out, la calca all’uscita da scuola e nel frattempo, confido di ritrovare anche il pelapatate.