Sono andata a vedere Joker. Alla buon’ora, direte. Sì, probabilmente ormai anche i marziani si sono rotti le scatole di sentirne parlare, ma il fatto che io non fossi ancora riuscita ad andarlo a vedere, le accese discussioni su questo film durante le quali mi sono chiusa in bagno per non farmi influenzare mi hanno causato un’ansia da Joker, come se mi stessi perdendo una delle pietre miliari dell’umanità: la locomotiva dei fratelli Lumiére, il primo uomo sulla Luna, Via col vento e, appunto, Joker.
Così visto che, se una cosa va fatta la faccio per bene, trovo l’ultimo cinema d’essay della mia città che ancora lo proietta e me lo puppo pure in lingua originale. Non importa se lo fanno alle 21.30, che è l’orario del mio pre-sonno sul divano.
Non importa se l’inverno ha deciso di arrivare proprio stasera, con la temperatura scesa all’improvviso e scrosci d’acqua a intermittenza, perfettamente sincronizzati con i miei spostamenti a piedi (e senza ombrello, perchè fino a che ero al coperto mica pioveva).
Non importa se giro mezz’ora per cercare parcheggio, perchè giustamente con quella serata da lupi tutti gli abitanti del quartiere sono ben rintanati in casa con le loro belle macchine parcheggiate su tutta l’area calpestabile disponibile, e io devo camminare un km rischiando anche di arrivare in ritardo.
Non importa tutto questo, sto andando a vedere Joker.
Il mix di caffeina, temperatura glaciale della sala mi tengono sveglia e vigile, quasi tesa, nel cercare di cogliere tutti i dettagli e sfumature, analizzare il film mentre lo sto vedendo cercando di fissare nella mente ogni singola scena. Voglio evitare figure del tipo “e poi hai visto quel passaggio del film, che può essere la chiave di lettura di tutto?” – “No, mi era caduto il popcorn in quel momento e stavo cercando di recuperarne un po’ dagli interstizi della poltrona”.
Per farla breve, a causa dell’ansia da Joker, questo Joker non me lo sono goduto per niente. Anzi, il fatto di non essere uscita dal cinema totalmente esaltata e pronta ad imbracciare naso rosso da clown e parrucca verde e dedicarmi al saccheggio libero, mi ha fatta quasi sentire in colpa.
No, adesso non mi lancerò in una analisi tecnica, sociologica, politica o metafisica del film, non ho gli strumenti ma soprattutto mica sono scema ad avventurarmi in questa selva di schiaffi! E neppure aspettatevi una esegesi del personaggio di Joker tra fumetti e trasposizioni cinematografiche, per la quale ci vorrebbe un vero nerd da convention internazionale. Mi limiterò a un elenco di affinità che ho trovato tra Joker e la mia vita reale, insomma quel c’è un po’ di Joker in ognuno di noi. Prima però una cosa dai nerd l’ho imparata, ed è questa:
[SPOILER ALERT]
Nel caso non fossi davvero l’unico essere umano a non avere ancora visto il film sappi che se continui a leggere… no, non credo di rovinarti niente, ma non si sa mai.
Insomma sono uscita dal cinema con il cervello a palla che cercava di elaborare il film, stanca, assonnata, ma con la piccola soddisfazione di aver notato un piccolo dettaglio che mi ha reso empaticamente più vicina a Joker. Beh, lui è mancino, come me, quindi capisco che vita difficile possa, aver avuto. Anche se lui, le forbici, le sa usare meglio di me
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