Da piccola entravo in edicola o per vedere i miei genitori comprare La Stampa (sono piemontese) o la nonna prendere il numero di Intimità. Se proprio buttava bene si comprava Topolino. Stop. Non c’erano giochi, al massimo si compravano i braccioli al mare in estate, ma solo se non ti toccavano quelli smessi dal cugino maggiore.
Fine delle discussioni, anche perché non c’era niente su cui eventualmente discutere. In edicola non c’era nulla, forse giusto delle figurine, ne ricordo tre: i classici calciatori Panini, quelle dei cartoni che guardavo su Italia 1 e gli orribili Sgorbions, bruttissimi bambini che vomitavano, facevano puzzette o mangiavano immondizia.
Un po’ più avanti è arrivato il momento di Cioè e di tutti i suoi regali idioti. A volte me lo compravano i miei genitori, molto più spesso io con la paghetta. Avevo cassetti pieni di rossetti color mattone glitterato, ombretti viola shocking cangianti, smalti azzurro confetto, profumini “vanilla fizz” o “strawberry summer dream”. In realtà quello che a te, dolce adolescente di provincia, sembrava profumo, era puzza. In ogni numero poi c’era un poster, anzi IL poster. Doppio, double face. Il dramma nasceva quando su ognuna delle due facce c’era un tuo idolo e dovevi scegliere chi sacrificare. Pare che molti artificieri usassero questo come esercitazione: filo rosso, filo blu? Brad Pitt o gli East 17? Camera mia di questi poster ne era ricoperta, ovunque ti girassi c’erano Leonardo Di Caprio e Mark Owen dei Take That che ti guardavano. Se penso che adoravo lui e snobbavo Gary Barlow, vorrei tornare indietro, prendermi a schiaffi e dirmi: cretina! Quello che ti piaceva oggi somiglia a un impiegato del catasto britannico, bianchiccio e molliccio, quello che neanche guardavi è diventato un tronco di pino.
Dopotutto , la pre-adolescenza è il periodo delle cazzate.
Cioè non erano solo poster e brutti regali, erano anche le domande all’esperto:
Ho guardato un ragazzo, sarò incinta?
Il mio vicino di banco mi ha toccato una tetta, sarò incinta?
Ho baciato il migliore amico di mio fratello, sarò incinta?
Ho visto in tv Mark Owen, sarò incinta?
Ho visto una donna incinta, sarò incinta?
Finito Cioè, ecco Cosmopolitan, il Cioè per le donne che non devono chiedere mai, perchè ormai sanno tutto. Il senso di inadeguatezza che ti pervade è senza fine, già dal titolo in copertina “Diventa come Giselle in una settimana” una dovrebbe capire che la cosa più utile di questi giornali sono i campioncini. Il resto delle rubriche sono dello stesso livello: fatti regalare un anello di diamanti in un solo appuntamento. Fallo urlare di passione in 7 punti. L’orgasmo cerebrale. La dieta dei dieci minuti. Addominali senza esercizi. Trasforma il tuo ufficio in una spa. La dieta del mojito. Da li sono poi passata alla Settimana Enigmistica. Inizio sempre dal cruciverba in copertina, facilissimo. Passo a quelli piccoli, bazzeccole, faccio quelli facilitati, come mai non mi hanno ancora dato una laurea ad Harvard? Arrivano quelli grandi, sfrango ancora il primo, per il rotto della cuffia e con l’aiuto di Google, ma alla fine mi areno sul secondo.
Oggi con due figli sono un’assidua frequentatrice delle edicole. Credo di lasciare li dentro una cifra buona a risanare il pil di un piccolo stato subsahariano. Sono invasa da slime, brutte bamboline che sembrano drag queen portoricane del Queens, tatuaggi lavabili, animaletti pelosi, figurine di album iniziati e mai finiti. Tutte cose che o verranno perse entro le 12 ore successive o finiranno sotto un mio piede mentre, scalza, di notte, vado a fare pipì.
E niente, mai come ora mi manca Cioè.
Caro Cioè, ho due figli, tante LOL, un sacco di slime, svariate figurine doppie dei cucciolotti, sarò incinta?
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