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Lavoro da casa ed ho un socio in affari, Winnie The Pooh.
Diciamo, subito, che lavorare da casa è una croce e una delizia.
Oggi, parlerò della croce perché della delizia sarebbe troppo facile. I benefìci di non uscire da casa per andare al lavoro sono evidenti e non vorrei ribadirli qui.
Noi lavoratori casalinghi siamo dei fottuti fortunelli, certo.
Innanzitutto, la sveglia meno traumatica. Quella cosa tremenda che ti obbliga a prepararti alla velocità della luce facendoti uscire con un calzino nero e l’altro blu.
Ricordo ancora quando lavoravo in città, lontano dal mio guscio domestico. Il tempo per prepararmi al mattino era calcolato al secondo. Avevo cronometrato quanto impiegavo a truccarmi, circa 3’30”. Mica male, eh?
Per ben tre volte, ripeto, tre volte, indossai i pantaloni del giorno prima dimenticandomi, però, di togliere dall’interno i collants neri abbinati. Immagina. Una donna cammina veloce per strada e una specie di piede nero molliccio sbuca dal fondo dei pantaloni, anzi, ne sbucano due! Uno da destra ed uno da sinistra. Quanti avranno pensato di avere incontrato La Donna Ragno?
Oggi, ad accorgerci di eventuali figuracce siamo solo io e l’assistente Winnie The Pooh che fa capolino dal mio pigiamone in pile.
Eccomi qui. Una donna che da mezz’ora fissa una tazzina vuota di caffè e che ancora deve decidere se fare una doccia o posticiparla alla sera per risparmiare tempo.
Rapporti sociali limitati alle ore libere; possibilità di scambiare quattro chiacchiere con esseri umani, “bipedi implumi” (citazione dall’amato armamentario linguistico della Leosini) non appartenenti al nucleo familiare, poche.
E non basta spalancare le braccia al postino quando arriva, stendendogli tappeti rossi per la gioia di vedere una persona. Né io, né Winnie potremo trattenerlo a lungo. Il cristiano deve lavorare e anche io, seppur nel mio solitario ambiente domestico.
La mia collezione di make-up invecchia nel cassetto, mentre, intanto, rischio di diventare una specie di animale domestico (altra citazione nota, di chi è?) che si aggira come un’anima in pena alla ricerca di ispirazione lavorativa.
A pranzo, nessun commensale. Io e Winnie apriamo il frigorifero come fosse la bara di Nosferatu. Con timore. Dentro 4 cose. Del latte scaduto e qualche oliva amara. Vada per il latte scaduto e le olive amare. Un po’ di brivido da vita a rischio non guasta in una giornata simile.
Rispondo alle email, spedisco una relazione, sbrigo le mie faccende, ma, contemporaneamente, ho perso l’uso della parola.
Ma, ecco che arriva la salvezza. Solo verso sera, quando sento che mi dovrò arrendere alle tenebre e, finalmente, riporre il lavoro, recupero un po’ di umana apparenza. Faccio quella benedetta doccia. La famiglia ritorna. Anche eventuali ospiti, mangiapane a tradimento e, persino, parenti, potrebbero unirsi a cena che a me farebbe, comunque, piacere. E, intanto, recupero l’uso della parola!
Sono di nuovo umana. Fino a domani mattina, quando io e Winnie The Pooh dovremo passare un’altra giornata lavorativa insieme.
Magari tornerà anche il postino. Ché noi vogliamo bene al postino.
P.s. Latte scaduto e olive amare a cena. Speriamo di non avere nessuno sulla coscienza.
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