[:en]Leoni, tastiera
C’è gente, come il leone da tastiera, che nel 2017 scrive le parolacce digitandole con la tastiera del proprio pc. Come se avesse 5 anni e fosse nel cortile dell’asilo. Solo che di anni ne ha spesso oltre i 40, nella vita non farebbe male ad una mosca, anzi, potrebbe essere persino definito come piuttosto timido e complessato e però, di fronte alla tastiera, si trasforma di colpo in un insultatore di professione, un fustigatore, un emettitore di sentenze, epiteti e rutti ai danni di altri utenti dei vari social.
Il leone da tastiera spesso purtroppo è pure donna, quindi doppiamente deprecabile, considerando l’immagine soave ed angelica che di solito associamo alla figura femminile.
Il vocabolario zozzo “in rosa” risulta poi oltremodo efficace e dirompente su tutta una serie di soggetti.
Per il sessualmente impotente, che scopre una via di sfogo inaspettata al suo carico inespresso di frustrazioni.
Per il fascistello senza palle, quello che “Viva il duce” ma solo dopo l’apericena.
Per tanti schiavizzati, mobbizzati, maltrattati sul lavoro, che possono sognare l’eroina in grado di salvarli dal loro personale naufragio. E il dramma sta tutto lì, nell’effetto a catena provocato dall’ars venefica del leone o della leonessa da tastiera. Nello strascico di velleità, ambizioni, ripicche, sogni infranti e mal di vivere che coagula e fa tracimare.
Come si sopravvive ai loro attacchi?
Ignorandoli in tutto e per tutto.
Continuare a scrivere e a vivere come se nemmeno avessimo letto le loro farneticanti esternazioni. Facendoli ruggire nel deserto.
Solo così disinnescheremo il loro arsenale, impediremo la formazione delle loro falangi offensive e manterremo in equilibrio la bilancia della comunicazione virtuale tra mondo progredito e inciviltà.
Non è difficile, se si ha una vita propria, fuori da una tastiera.[:it]
Leoni, tastiera
C’è gente, come il leone da tastiera, che nel 2017 scrive le parolacce digitandole con la tastiera del proprio pc. Come se avesse 5 anni e fosse nel cortile dell’asilo. Solo che di anni ne ha spesso oltre i 40, nella vita non farebbe male ad una mosca, anzi, potrebbe essere persino definito come piuttosto timido e complessato e però, di fronte alla tastiera, si trasforma di colpo in un insultatore di professione, un fustigatore, un emettitore di sentenze, epiteti e rutti ai danni di altri utenti dei vari social.
Il leone da tastiera spesso purtroppo è pure donna, quindi doppiamente deprecabile, considerando l’immagine soave ed angelica che di solito associamo alla figura femminile.
Il vocabolario zozzo “in rosa” risulta poi oltremodo efficace e dirompente su tutta una serie di soggetti.
Per il sessualmente impotente, che scopre una via di sfogo inaspettata al suo carico inespresso di frustrazioni.
Per il fascistello senza palle, quello che “Viva il duce” ma solo dopo l’apericena.
Per tanti schiavizzati, mobbizzati, maltrattati sul lavoro, che possono sognare l’eroina in grado di salvarli dal loro personale naufragio. E il dramma sta tutto lì, nell’effetto a catena provocato dall’ars venefica del leone o della leonessa da tastiera. Nello strascico di velleità, ambizioni, ripicche, sogni infranti e mal di vivere che coagula e fa tracimare.
Come si sopravvive ai loro attacchi?
Ignorandoli in tutto e per tutto.
Continuare a scrivere e a vivere come se nemmeno avessimo letto le loro farneticanti esternazioni. Facendoli ruggire nel deserto.
Solo così disinnescheremo il loro arsenale, impediremo la formazione delle loro falangi offensive e manterremo in equilibrio la bilancia della comunicazione virtuale tra mondo progredito e inciviltà.
Non è difficile, se si ha una vita propria, fuori da una tastiera.[:]
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