[:en]Un minuto di raccoglimento per favore, per tutte noi che siamo cresciute guardando cartoni come Heidi.
Recenti studi dimostrano che la causa principale delle inculate ricevute da adulte, trovino origine proprio nell’essere state condizionate in tenera età dall’eccessiva fiducia nel prossimo, propensione al perdono ed ottimismo di questa bambina.
Piccola, adorabile Heidi.
Sempre felice, sempre entusiasta, che vuole bene a tutti.
Orfana dei genitori, a 5 anni viene scaricata sulle montagne dalla zia, che prima la porta dal nonno burbero, poi quando la piccola si è ormai adattata al pane latte e formaggio tutti i santi giorni, al letto di paglia e al gabinetto nei boschi, ci ripensa e se la va a riprendere, per portarla a Francoforte, dove verrà sequestrata per mesi per far compagnia ad una riccona viziata.
Ma Heidi vuole bene a Clara, e per lei sopporta la prigionia ed i maltrattamenti della signorina Rottermeier, con quello spirito di sacrificio tipico delle Crocerossine, che poi sono quelle che si sposano i casi umani più devastanti.
Vabbè.
Finalmente, ad un certo punto la realtà prende il sopravvento ed Heidi è triste. Depressa.
Una di noi insomma. Assafa’.
Ho rivisto per la 74esima volta la puntata del suo ritorno a casa, dal nonno, e per la 74esima volta ho pianto come una fontana.
Ho pensato che per far rilasciare la creatura, il vecchio deve aver pagato un riscatto in fornitura illimitata di formaggio di capra, altrimenti non si spiega come l’abbiano lasciata andare, quella povera bambina.
E Heidi è di nuovo felice. Dimentica in fretta le cattiverie subite, la pressione psicologica, il disagio quotidiano e le imposizioni a cui è stata sottoposta. Nessun trauma. Non deve andare dal logopedista, né dal terapeuta. Niente gruppi di sostegno, psicofarmaci e terapie riabilitative per lei. Heidi resetta tutto e riparte da zero, come se niente fosse.
Sulla strada di casa, si ferma a salutare la nonnina di Peter, a cui è tanto affezionata.
Le porta un cesto pieno di morbidi panini, come piacciono a lei.
“Nonna, sono tornata! Tieni, ti ho portato i panini!”
“Grazie piccola mia, sono tanto buoni!”
“Ancora Nonna, guarda quanti sono! (è cieca, la nonna). Mangiali tutti, ti prego dai!”
La nonna c’ha di sicuro il diabete, Heidi la rimpinza di pane e se ne va. Ciao Nonna!
Ora corri Heidi, corri a casa. (Prima che trovino la nonna).
Il nonno non lo sa che la nipotina sta tornando, non se lo aspetta, quindi sono 6 mesi che non si lava, che non si cambia le mutande e non si mette i denti, lassù, in montagna tutto solo con le capre.
“Nonno! Nonnino mio!!!!” e gli salta al collo, abbracciandolo.
Piange, la piccola Heidi.
Sarà la puzza del nonno, o forse la cacca di Bianchina che ha calpestato nel prato, ma in quel pianto c’è tutta l’ emozione per la libertà e l’affetto ritrovati.
Ed è di nuovo felice. Piccola, tenera Heidi.
Ti sorridono i monti, adesso.
Sarà, ma col senno di ora, per me l’unico che si salva là in mezzo è il vecchio, che ha mandato affanculo tutti quanti.
Da grande, poi ho capito. Per fortuna. Se sei sempre felice, e vedi le caprette che ti fanno ciao, mi chiedo chissà che ci metteva nel latte, il nonno.
Generazione di babbasoni illusi, la nostra.
Giapponesi infami. Vi possino.[:it]
Un minuto di raccoglimento per favore, per tutte noi che siamo cresciute guardando cartoni come Heidi.
Recenti studi dimostrano che la causa principale delle inculate ricevute da adulte, trovino origine proprio nell’ essere state condizionate in tenera età dall’ eccessiva fiducia nel prossimo, propensione al perdono ed ottimismo di questa bambina.
Piccola, adorabile Heidi.
Sempre felice, sempre entusiasta, che vuole bene a tutti.
Orfana dei genitori, a 5 anni viene scaricata sulle montagne dalla zia, che prima la porta dal nonno burbero, poi quando la piccola si è ormai adattata al pane latte e formaggio tutti i santi giorni, al letto di paglia e al gabinetto nei boschi, ci ripensa e se la va a riprendere, per portarla a Francoforte, dove verrà sequestrata per mesi per far compagnia alla ragazzina riccona e viziata.
Ma Heidi vuole bene a Clara, e per lei sopporta la prigionia ed i maltrattamenti della signorina Rottermeier, con quello spirito di sacrificio tipico delle Crocerossine, che poi sono quelle che si sposano i casi umani più devastanti.
Vabbè.
Finalmente, ad un certo punto la realtà prende il sopravvento ed Heidi è triste. Depressa.
Una di noi insomma. Assafa’.
Ho rivisto per la 74esima volta la puntata del suo ritorno a casa, dal nonno, e per la 74esima volta ho pianto come una fontana.
Ho pensato che per far rilasciare la creatura, il vecchio deve aver pagato un riscatto in fornitura illimitata di formaggio di capra, altrimenti non si spiega come l’ abbiano lasciata andare, quella povera bambina.
E Heidi è di nuovo felice. Dimentica in fretta le cattiverie subite, la pressione psicologica, il disagio quotidiano e le imposizioni a cui è stata sottoposta. Nessun trauma. Non deve andare dal logopedista, né dal terapeuta. Niente gruppi di sostegno, psicofarmaci e terapie riabilitative per lei.
Heidi resetta tutto e riparte da zero, come se niente fosse.
Sulla strada di casa, si ferma a salutare la nonnina di Peter, a cui è tanto affezionata.
Le porta un cesto pieno di morbidi panini, come piacciono a lei.
“Nonna, sono tornata! Tieni, ti ho portato i panini!”
“Grazie piccola mia, sono tanto buoni!”
“Ancora Nonna, guarda quanti sono! (e’ cieca, la nonna). Mangiali tutti, ti prego dai!”
La nonna c’ ha di sicuro il diabete, Heidi la rimpinza di pane e se ne va. Ciao Nonna!
Ora corri Heidi, corri a casa. (Prima che trovino la nonna).
Il nonno non lo sa che la nipotina sta tornando, non se lo aspetta, quindi sono 6 mesi che non si lava, che non si cambia le mutande e non si mette i denti, lassù, in montagna tutto solo con le capre.
“Nonno! Nonnino mio!!!!” e gli salta al collo, abbracciandolo.
Piange, la piccola Heidi.
Sarà la puzza del nonno, o forse la cacca di Bianchina che ha calpestato nel prato, ma in quel pianto c’è tutta l’ emozione per la libertà e l’ affetto ritrovati.
Ed è di nuovo felice. Piccola, tenera Heidi.
Ti sorridono i monti, adesso.
Sarà, ma col senno di ora, per me l’ unico che si salva là in mezzo è il vecchio, che ha mandato affanculo tutti quanti.
Da grande, poi ho capito. Per fortuna. Se sei sempre felice, e vedi le caprette che ti fanno ciao, mi chiedo chissà che ci metteva nel latte, il nonno.
Generazione di babbasoni illusi, la nostra.
Giapponesi infami. Vi possino.[:]
Zio Pino
Mi sa che il pane (nero) che se magnava era fatto con la segale cornuta.
Non era felice era strafatta di LSD…
per forza poi che vedeva le caprette che fanno ciao