Gli uomini vogliono solo una cosa

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“Figliola, ricorda: Gli uomini vogliono una cosa sola”. (Espressione tragica, uscita di scena, buio).

Questo il corso di educazione sessuale di mia madre.

Non il titolo, tutto il corso proprio. Durata netta, 7 secondi. Un corso “precox”, forse per abituarmi da subito alle robe rapide. Niente dispense, niente slide, niente domande, ovviamente.

Ed io, sprovveduta adolescente campagnola anni ’70, di domande ne avrei avute molte, anzi, moltissime. Un florilegio, per rimanere in ambito campestre.

La madre di tutte le domande, però, quella che mi tormentava, mi terrorizzava e mi rendeva le notti insonni, quella che avrei voluto fare alla mia genitrice se solo si fosse degnata di tenere almeno un’altra lezione, era una ed una sola:
“Di preciso, questa cosa, che cos’è? Ce l’ho solo io o ce l’ha pure la mia amica Luisa ? E soprattutto: DOV’È??“.

Ingenua giovincella bucolica ma furbescamente strategica, avevo formulato dentro di me questo triplice interrogativo da sciorinare alla bisogna come se fosse unico, una roba tipo coroncina del rosario sotto forma, però, di “offertissima imperdibile prendi uno paghi tre”.

Ecco, sarà per quello che non ha mai funzionato: era sbagliata la strategia.
E poi le domande non erano previste, lo sapevo già da quando mia madre mi aveva iscritta al corso.

Un corso breve, è bene ripeterlo, ma intenso, facilmente memorizzabile e, soprattutto, ripetibile ad infinitum.

E infatti, mia madre me lo riproponeva almeno tre volte al giorno: una la mattina dopo colazione, una il pomeriggio dopo pranzo e una la sera prima di andare a letto. Tutti i giorni, festivi e superfestivi compresi, nei secoli dei secoli amen.

Più che un corso, un eterno antibiotico che avrebbe manifestato i suoi effetti deleteri negli anni a venire, durante la primavera ormonale quando, tra il fiorir dei brufoli e il ruscellare del menarca iniziavano i primi, timidi approcci con l’altro sesso.

“Ciao, sei molto bella, sai?”.
“Grazie, anche te e famiglia”.
“Come?”.
“No, scusa, è un riflesso educativo… dicevi?”.
“Dicevo che sei molto bella e vorrei tanto chiederti una cosa…”.
“Una cosa?”.
“Si”.
Una cosa sola?!“.
“Si”.
“Ecco, allora guarda, prima che tu vada avanti, sappi che io ho fatto un corso sull’argomento ma non ho mai avuto gli aggiornamenti per cui, non so nemmeno, di preciso, questa cosa com’è fatta e comunque, anche se lo sapessi e anche se, putacaso, volessi dartela, devo confessarti che non sono mai riuscita a sapere dov’è!”.

Espressione tragica, uscita di scena, buio.[:]

Barbara Civitelli

Barbara, 52 anni, toscana, legge e scrive a livello non agonistico. Cazzeggiando si salva la vita, evita l’analisi e colma il divario fra sogno e realtà. Nella vita di tutti i giorni fa il medico e ama la comicità. In realtà aspirava al contrario ma si è confusa.

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Barbara Civitelli

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