So che adesso drogarsi è obsoleto.
Ma ai miei Tempi se non ti drogavi non ti accettavano neanche all’Azione Cattolica.
Io all’inizio non volevo.
I miei erano preoccupatissimi: a 16 anni ancora non mi ero neanche mai ubriacata.
Ogni volta che incontravamo i miei cugini, tutti emaciati, con le occhiaie, gli occhi persi nel vuoto, i miei abbassavano lo sguardo e facevano finta di non averli visti.
Ogni tanto mi riempivano di botte, sempre per il mio bene, in modo da farmi venire almeno qualche livido e l’aria triste, per uniformarmi ai miei coetanei.
Ma non ci cascava nessuno:
il marchio dell’Infamia ce l’avevo addosso: Aspetto sano, mediterraneo, florido. Insomma, come dicevano tutti, con aria di compatimento, “Beddhra, Sincira Sincira!”
In Paese venivo additata ed evitata da tutti, come un’appestata.
Eravamo soltanto io ed il mio amico di sempre Stefano, “Quelli strani”.
Ci vedevamo di nascosto perché le nostre famiglie si accusavano a vicenda:
“Tuo figlio ha rovinato mia figlia!”
“No, Voi l’avete educata male: la Nostra Famiglia vanta un sacco di Caduti con onore, per overdose!”.
Le solite cose, insomma.
Un giorno costrinsero il mio amico a frequentare i Salutisti Anonimi.
Dopo due mesi cominciò, giustamente, ad evitarmi: Avrei potuto farlo ricadere nel Non-Vizio.
Finita la cura si trasferì in Colombia e non tornò mai più.
I miei, dopo aver fatto di tutto per curarmi, erano distrutti.
Fisicamente, moralmente ed economicamente.
Mio fratello aveva avviato un’Agenzia di Formazione per Pusher Professionisti e faceva finta di non conoscermi.
Ero sola. Schifata da tutti.
Se mi fermavo in un angolo per più di tre minuti pure i cani mi pisciavano sul piede.
Così, una notte, andai via.
Avevo sentito parlare di una Comunità No Profit che si occupava di casi disperati come il mio.
Furono quattro anni difficili.
Ma quando andai via ero una Larva: Missione compiuta!
Tornai nel mio Paese quasi in fin di Vita. Ma non mi importava: Volevo che Papà e Mamma, finalmente, fossero fieri di me!
Mentre strisciavo per Terra, tra visioni di topi, scarafaggi e addirittura un Banderas versione vecchio mugnaio che parlava alle galline (MaquantaDrhogaHmierofatta?!) qualcosa non mi tornava: c’era un’aria strana, innaturale.
Ma avevo pensieri talmente flebili e vaghi che non riuscivo a cogliere.
L’unica cosa certa è che i cani, comunque, mi avevano riconosciuta, visto che mi pisciavano addosso come quattro anni prima.
La Realtà, in tutto il suo squallore, mi si parò davanti all’Improvviso.
I miei che piangevano disperati mentre mi raccoglievano da terra.
La corsa verso quella che un tempo era l’Agenzia per aspiranti Pusher, diventata nel frattempo Clinica di Disintossicazione, mio fratello in camice che ne era il Direttore.
Drogarsi non si usava più. Erano tutti sani.
E quello stronzo di mio Fratello sempre sul pezzo.
Io ero la solita fallita fuori luogo e fuori tempo e, come al solito, non avevo capito un Cazzo.
Fine.
Morale della Favola:
– A volte gli amici vanno via senza salutare.
E Tu resti qui, ad inventarti storie assurde per fartene una Ragione –
Ciao Stefano.
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Che bello. :)