Se Trump avesse le treccine sarebbe tutto più semplice.
Lo sanno benissimo, qui in Africa soprattutto le donne nigeriane che se la ridono sotto i baffi quando guardano la CNN che trasmette notizie a getto continuo sull’ennesima trovata del presidente americano.
Grasse risate davanti alle immagini di un uomo dalla forma del viso un po’ strana, dai colori ambigui, la faccia da mattacchione che ha combinato uno scherzo e la voce arrogante di chi si crede il padrone del mondo.
E che dire dei suoi capelli? Ecco, qui le nigeriane smettono di ridere.
No, sui capelli non si può scherzare. È pura blasfemia. È un insulto al buon gusto e al buon senso. I capelli hanno un loro codice di comportamento, una loro tabella colori, un loro…
Ma quelli del presidente americano sfuggono a ogni definizione e, anche, ad ogni tipo di controllo. Per le nigeriane è inammissibile che questo accada.
Trump potrebbe fare di tutto: radere al suolo la Mecca, sposarsi con la regina Elisabetta, mangiare un ragno vivo mentre fa canyoning in Amazzonia, ma sui capelli non transigono.
Purtroppo, invece, per il nostro Donald non è evidentemente una priorità e, anzi, sembra bearsi nello sfoggiare pettinature alquanto bizzarre.
Ma la soluzione le nigeriane ce l’hanno: le treccine.
Le treccine risolvono ogni problema: capelli spezzati, vento dispettoso, taglio mal riuscito. Una volta arrotolati tra chili di extension, anche di vari colori, la chioma sarà sempre in ordine, e il suddetto Trump potrà sfoggiare con disinvoltura anche diversi tipi di acconciatura, senza mai scadere nel volgare e senza più essere disordinato.
Inoltre le treccine hanno il duplice vantaggio che per realizzarle servono ore e ore di lavoro. È quasi un rito di passaggio (o una microtortura, a seconda dei punti di vista), durante il quale uno ha tempo di riflettere molto.
Chissà se sotto le mani esperte di abili intessitrici nigeriane, anche il nostro buon Donald non venga a più miti
consigli. Purtroppo lo conosciamo bene e possiamo fin da ora smentire le più rosee previsioni.
Con il volto altezzosamente rivolto all’aguzzina intornitrice di chiome,si lascerebbe intrecciare fili colorati nella chioma, per poi guardarsi allo specchio e chiedere:
“E adesso dove lo butto il riporto?”.