Le mamme lo sanno: la nascita di un figlio ti cambia la vita (oltre al girovita, i fianchi, le cosce eccetera).
Solo che lo scopri proprio quando nasce, ed è lì che inizia il bello.
Oddio, non è che i nove mesi precedenti all’evento siano tutte rose e fiori.
Ma, si sa, l’attesa del piacere è essa stessa piacere, riservando al momento del lieto evento tutto il dovere di cui una donna può solo romanticamente immaginare.
Poppata, pannolino, bagnetto e giochino. E ripoppata, ripannolino e rigiochino… In un circuito in cui la velocità richiesta è pari al cambio delle ruote della Ferrari durante la Formula uno.
Roba che ritagliarsi cinque minuti per una pipì e una doccia è ampia dimostrazione di grandi capacità organizzative.
MA NON TI PREOCCUPARE!
Ti dicono: “Passato il primo anno è tutto in discesa”.
E TU TI FIDI
Hanno o no più esperienza di te?
E poi ti diranno: “Ma non uscite mai? Lo devi abituare a uscire; sai, mio figlio si addormentava nel passeggino non appena entravo nel locale e dormiva per tutta la serata!”.
E TU TI FIDI
L’educazione non è forse il risultato di un lavoro di paziente, continua ed estenuante “persuasione”?
Ed esci, di sabato sera, dopo una lunga giornata di lavoro che le tue gambe già faticano a sostenere il tuo peso.
Provi a calzare quel tacco 12 ehm… 10 ehm… 7.
Vabbè, s’è capito che ci si adatta all’altissima (solo lei) probabilità che quelle scarpe debbano sostenere, oltre al tuo, anche il peso di tuo figlio.
Entri in pizzeria con annessa sala da ballo, animata dalla grande fiducia di poterti permettere almeno un timido approccio al diletto, dopo tanto tempo di astinenza.
Mostri a tuo figlio quel passeggino in cui dorme un suo “collega”, sperando che gli colga un attacco di imitazione.
Poi ti rendi conto di quanto sia stata ottimista…
“I signori genitori sono pregati di controllare i propri figli in mezzo alla pista da ballo!”.
E lì, il dubbio che quella lavata di testa sia diretta proprio a te svanisce non appena vedi tuo marito dirigersi verso te con sguardo disarmato che significa: mi è sfuggito e in un attimo è arrivato lì in mezzo.
E torni a casa distrutta e tuo figlio ancora sveglio e adrenalinico per aver trascorso una serata di divertimento: IL SUO.
MA CI RIPROVI
Quella sera in pizzeria con una coppia di amici (per farsi coraggio? Quantomeno per mal comune mezzo gaudio).
Solo che i passeggini sono quattro, e l’età media dei pargoli è 1,6.
MA BISOGNA ABITUARLI!
E pensi sia più facile dopo aver trascorso l’intero pomeriggio a stancarli in giro, e speri che quella pizza sia il colpo di grazia per spingerli tra le braccia di Morfeo.
Hai anche la sensibilità di andarci alle 19,30.
Non intendi importunare altri clienti, vuoi evitare figuracce in pubblico e anche trovare un tavolo con tanto spazio intorno da poter accogliere quella specie di carovana.
E iniziano le occhiatacce da parte dei camerieri, e non vedi l’ora che arrivi quella benedetta pizza che li ammansirà per troppo poco tempo.
INTANTO MORFEO PUÒ ATTENDERE
Esci dal locale alle 21.00 circa, quasi con la coda tra le gambe, seguita dallo sguardo semi-scandalizzato del personale.
NO, NON SI ABITUANO
Non sono soldatini e non sono tutti uguali, e sono ribelli fin dal primo respiro, te ne accorgi dopo.
Ma un consiglio mi viene da darlo, a quel locale in cui non ho messo più piede; fornitelo un servizio baby-sitter: la pizza la voglio pagare il doppio! Perché si sa che la tranquillità non ha prezzo.
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