È ottobre, cadono le foglie, le rondini sono migrate da un po’, hanno riaperto le scuole e la mattina quando vai al lavoro ci sono 10 gradi.
Quindi, tu che sei freddolosa, esci di casa con maglia a maniche lunghe di cotone, giubbotto di pelle e, se hai più di 40 anni, una bella sciarpina al collo per tenere a bada la cervicale. Non si sa mai.
Poi te ne stai in ufficio, più o meno ferma, seduta alla tua scrivania e, siccome il termosifone è spento, tieni addosso il giubbotto di pelle tutto il tempo. Intanto, le dita si sono surgelate, il collo ha iniziato a gemere sotto i colpi della cervicale maledetta, le punte dei piedi negli stivaletti si sono raffreddate e lavori tutta rigida come un baccalà fino all’ora di pranzo.
A quel punto esci dall’ufficio, imbacuccata tra giubbotto e sciarpina, apri la porta d’ingresso e… fuori ci sono 27°.
Ti passano davanti ragazzi in maglietta a maniche corte e bermuda, il cielo grigio del mattino è diventato quello di Miami beach, il sole è accecante.
Ti parte la sudorazione, ti scatta l’ipersalivazione, cerchi un chiosco per una birra ghiacciata ma ti rendi conto che è un po’ prematuro, come orario.
Quindi, incazzata con il Dio del Meteo e con il lavoro di merda che sei costretta a fare, chiusa tra quattro mura tutto il tempo, inizi a spogliarti furiosamente. Via la sciarpina, che già ti suda la nuca e se non ti sbrighi altro che cervicale, passiamo direttamente al ricovero in ospedale…
Via il giubbotto, te lo leghi in vita come Rambo nella foresta amazzonica e vai.
Al sole stai benissimo, sembri una lucertola spiaggiata su un muretto, ti senti rinascere e la vita è una favola. Ma appena da lì ti sposti e finisci in una zona d’ombra, ecco che ritorna su di te ad infierire il clima-Siberia. Ri-infili il giubbotto, ri-allacci la sciarpina, ri-prendi a battere i denti.
E così fino a sera.
Quando torni a casa, mezza schiantata per la cervicale a palla e tutta intirizzita più di un bastoncino Findus, l’unica salvezza è chiudersi nel box doccia, far partire il getto a 90°, raggiungere quasi il punto di ebollizione e cercare di far partire la circolazione sanguigna.
Non sempre ci riesci.
Soluzione estrema: infilarsi sotto al piumone e piazzare i piedi gelati tra le gambe del marito, che, si sa, non sempre apprezza moltissimo.
Ma è una questione di vita o di morte, capiamoci, gente.
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