Facebook, Twitter e Instagram ci stanno fagocitando. Studi accreditati dichiarano che trascorrendo le ore sui social persino mentre lavoriamo, il nostro umore si lascia influenzare da quest’arida società virtuale, che tanto virtuale non è più, e conviene circondarsi di contatti ‘positivi’. Purtroppo non è sempre così facile: il carattere delle persone che commentano i nostri post rispecchia ovviamente la personalità di ciascuno di loro, e spesso è molto disturbata, ma facilmente ascrivibile in alcuni sottogruppi:
il commentatore empatico, per entrare in sintonia con te, racconta episodi che gli sono accaduti, sempre mooolto simili ai tuoi, per farti sentire la sua vicinanza. Quando tratti argomenti che vanno dall’ unghia incarnita all’incontro con gli alieni, lui ti dirà sempre e comunque: “È successo anche a me!” , spippandoti tutti i suoi cazzi personali, veri o inventati, di cui non te ne poffregadde.
il commentatore nostalgico, anche se è giovanissimo, sotto qualsiasi post tu pubblichi, scriverà che quando c’era LVI persino le mestruazioni arrivavano in orario.
i suoi interventi sono sempre determinati dall’allegria e dallo spirito goliardico, o quantomeno il sympa prova a scrivere sempre qualcosa di divertente, ma non è detto che ci riesca. Tipo che ne so: tuo marito è scappato con tua cugina e scrivi un post disperato a riguardo, in cui l’empatico ti dice che a lui è successo di peggio e il nostalgico sottolinea che quando c’era LVI i fedifraghi venivano arrestati? Bene. Il simpaticone scriverà “non c’è cosa più divina che scoparsi la cuggina”. Quindi o lo offendi pesantemente o lo perdoni e ci ridi su, tertium non datur.
questo soggetto ampiamente analizzato nei trattati di psicologia moderna sessuosocial, è sostanzialmente un inguaribile romantico in apparenza, ma in realtà è un grande amante di una determinata categoria di animali: la topa.
Qualsiasi cosa tu scriva egli ti darà sempre ragione esaltando le tue doti fisiche straordinarie e cercando di strapparti un appuntamento a qualsiasi ora del giorno e della notte. Il problema è che se tu cascassi in questa rete di complimenti e gli concedessi un appuntamento, lui non potrebbe vederti perché con tutte le pippe che si fa, ha la vista di una talpa e non ti potrebbe riconoscere.
questo soggetto narcisista ti chiede l’amicizia per asservirti al suo piacere di postatore virale di selfie seriali in posa da piacione, sotto i quali stormi di passere affamate commentano sbavando, nei confronti del suddetto imperatore del sesso. Questo tizio troppo pieno di sé e con troppi pochi “se” commenta soltanto i post che riguardano la tua sfera affettiva, cercando di chiamarti a vedere le sue foto o i post sul suo profilo, per avere un commento femminile in più. Dopo la trentesima foto ti scatta un giramento di coglioni a elica tale, che se ti mettono in mare arrivi a Copacabana in 20 minuti. Per evitare di implodere lo offendi toccando il suo punto debole, che riconosci dal fotoshop (he he heee), poi scappi e blocchi, per evitare la gogna mediatica delle sue galline adoranti.
Scrivi di politica? Lui ha sicuramente votato il partito opposto al tuo. Esprimi un’opinione personale? La sua è sicuramente e inequivocabilmente opposta alla tua. Se sei felice i suoi interventi non ti spostano più di tanto, ma se ti capita sotto le sgrinfie in una giornata no, di quelle di mal di testa da ciclo, gli fai ripagare anche tutti gli interventi di merda di due anni fa.
Insomma, stare sui social non è facile, ma una volta capito il meccanismo, vuoi mettere la praticità di litigare, ridere o fare sesso da casa tua, con la tutina felpata, la maschera al cetriolo e una pinza nei capelli?
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