Quelle come me, goffe e impacciate, si sentono sempre (o molto spesso) inadeguate al contesto in cui sono, tipo (appunto !) un capriolo in una piscina. Puoi avere a fianco l’uomo più innamorato del mondo, che coi suoi complimenti cerca di rincuorare la tua autostima, ma il confronto per te sarà immediato. Come se si attivasse un radar, appena raggiungi la spiaggia, le guardi tutte. Più tu di lui.
E, se ti si attiva la gelosia, il dialogo diventa:
«Ti ho visto che la guardavi»
«Ma chi?»
«La tipa sotto l’ombrellone giallo, a 203 metri da qui, col costume di Yamamay dell’anno scorso, color Tiffany, e le infradito numero 37. Ho visto che la guardavi».
Sono tutte più belle di te: più alte, più snelle, con meno pancetta, depilate meglio, manicure o pedicure riuscite meglio. Per esempio, due minuti fa, una su una sdraio della fila di fronte la mia: bionda, i capelli in perfetta piega, come fosse appena uscita dal parrucchiere (mentre io ho l’acconciatura di un riccio col frisée), di quelle che evidentemente non sudano neanche in sauna. Maledette.
Nonostante il bikini spezzato non sembra si sia vestita al buio (io già sto male con quello coordinato, spezzato è troppo estremo). Era perfetta. E, proprio mentre stavo paragonando i miei difetti ai suoi pregi, lei ha deciso di alzarsi, mostrandomi un culo così pieno di cellulite da sembrare un ananas.
Dio esiste.
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