Tribunale di Genova, 12 marzo 2019
Mi consenta signora giudice, mi faccia parlare anche a me. Anche lei è donna e sono sicura che capirà quello che voglio dire a mio marito.
Sì, è vero, non ce l’ho fatta a lasciarlo, il mio amante.
Ci ho provato tante volte, te lo avevo promesso, amore mio, che questa sarebbe stata la volta buona, ma non ce l’ho fatta, è stato più forte di me.
Lo so, ti ho “profondamente deluso”, perciò tu avevi tutto il diritto di lasciarmi, magari con maleparole. Sì, mi dovevi urlare zoccola, grandissima zoccola, tutte le parole offensive che volevi. Le meritavo tutte. Mi dovevi cacciare via da casa, senza neanche il tempo di fare la valigia.
MA NON LO AVEVI IL DIRITTO DI UCCIDERMI
No, io sono mia, sbagliata ma mia. Non sono di tua proprietà.
Tu mi dovevi lasciare andare, non ammazzare.
Signora giudice, chiedo le aggravanti per futili motivi, perché la delusione non implica il diritto sulla vita dell’altro. Mai.
Ho concluso vostro onore.
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