Nella serie tv “C’era una volta” (disponibile su Netflix) un gruppo di personaggi delle favole si trova bloccato in un dimensione spazio temporale all’ interno di uno sperduto paesino nel Maine.
La finzione della narrazione è evidente poiché i personaggi non sono nel Maine, bensì tutti nel mio ufficio.
E proprio come nella serie tv, loro in questo momento non ricordano chi sono, e si celano sotto le sembianze di comuni mortali. Ma io ho imparato a riconoscerli…
si nasconde nel sottobosco per sfuggire alla grande capa; di provenienza benestante, è evidente che ha sbagliato tutto nella vita: liceo classico per vanità, laurea in lettere moderne per noia, si trova catapultata nel mondo degli adulti senza uno straccio di professione in mano. E per dissimulare l’imbarazzo, ogni tanto spolvera la scrivania e porta il caffè, canticchiando un motivetto. Un sonno perenne nella bara di cristallo sarebbe l’ideale
scuola alberghiera fatta per dovere, aspira a posizioni più rilevanti ma è relegata davanti alla fotocopiatrice per mancanza di titoli. In ufficio fa tutto lei, dal turno allo sportello alla progettazione; non ha una vita privata, è sempre disponibile per gli straordinari e nel week end passa a vedere che sia tutto in ordine. Fastidiosa… un marito ricco che se la portasse ai Caraibi sarebbe l’ideale.
ha capito tutto dalla vita e sul lavoro sa benissimo che l’attività intorno procede ugualmente anche se lei non alza un dito. Prende il mio stesso stipendio ma se lo guadagna letteralmente dormendo. Master alla Bocconi preso coi soldi di papà e poi buttato nel cesso davanti al primo impiego comunale comodo e sicuro. Qualcuno che la svegliasse sarebbe l’ideale.
bella come il sole d’oriente, intercetta il suo Aladino e lo usa come schiavetto. Al suo arrivo trova il pc già acceso, l’ufficio areato, le pratiche già timbrate, la matita temperata un cioccolatino sulla sedia. Il diploma da segretaria d’azienda non l’aiuta a fare carriera, ma ci riesce benissimo lo stesso con una seduta di parrucchiere + shopping. Un’influenza aviaria sarebbe l’ideale.
la disobbediente. Ha capito come fregare il capo allungando gli step lavorativi con una virata per un caffè al bar, una siesta in sala riunioni o una canna nel sottoscala. Tamarra di provincia, ha frequentato l’unica scuola superiore della zona e si è diplomata elettrotecnico. Meglio averla amica che nemica, quatta quatta, zitta zitta è capace di far fuori il lupo anche senza il cacciatore. Un lupo molto affamato e un cacciatore in vacanza sarebbero l’ideale.
strega, matrigna, vecchia o giovane che sia, ha sempre la stessa caratteristica: quella di essere una grandissima stronza, soprattutto se è una femmina ed è pure il tuo capo. Arriva in ufficio già incazzata, intercetta il primo dipendente che le passa davanti e lo rivolta come un calzino. Ignora i procedimenti lavorativi in uso all’interno del suo regno, inventa ogni giorno nuove attività per puro divertimento e dispensa le ferie con la ceralacca sulla bolla papale. Sette anni di sfiga per la rottura di uno specchio sarebbero l’ideale.
di solito si manifesta sotto le spoglie di un funzionario o dirigente. Arriva quando c’è da risolvere un problema contingente e abbastanza inutile. Appena la situazione si fa più complessa, abbandona la scena in cerca di una nuova principessa da salvare, e incassa gli obiettivi a fine anno. Un cacciatore o qualcuno capace di risolvere veramente il problema sarebbe l’ideale.
E lavorarono tutti felici e contenti.
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