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Regalo per il mio compleanno: un biglietto per un centro benessere riservato unicamente a me e al mio compagno! Tutto per noi, nessun altro.
“La magnifica esperienza polisensoriale”.
“Che angoscia” – penso – mentre leggo.
Mi conosco e so che tutti gli interventi esterni che pretendono di rilassarmi, producono in me sempre l’effetto contrario.
È andata così con il training autogeno durante la gravidanza, con lo yoga prescritto dallo psicologo, con i massaggi decontratturanti.
Niente, se io non mollo il cervello, il corpo non molla .
“Ma andiamo, non devo essere prevenuta” – mi dico – “tutte sognano le Spa! È ora che inizi pure io ad apprezzare il relax.
Così, andiamo nei sotterranei dell’unico lussuoso albergo della piccola cittadina di provincia dove vivo.
Entro dentro a ‘ste catacombe e penso subito : “E io qui me dovrei rilassà? Come minimo me verrà l’angoscia e il solito blocco d’ansia.”
La situazione precipita prima del previsto: “Voglio subito uscììì!!!” urlo al mio compagno, cercando di respirare bene perché riconosco i primi sintomi dell’attacco di claustrofobia.
Ma lui mi calma e dice : “Dai, vedrai che ti piacerà, abbi un po’ di pazienza!”.
Un esercito di signorine vestite con camice e pantaloni bianchi (chissà perché mi viene in mente quel film di Alberto Sordi, Il prof.dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste) mi indica, con un sorriso ipocrita, docce e vasche e ci consegna accappatoi bianchi (pure quelli) e ciabatte bianche. Troppo bianco per i miei gusti.
Ubbidisco agli ordini ma non ho proprio capito perché mi dovrei lavare tanto: una doccia con le lucine colorate che girano come moscerini nella cabina emozionale (sì, “anche la tristezza è un’emozione”, mi dicono), poi devo passare per un bagno caldissimo, poi un’altra doccia con la musica che, siccome sono mezza sorda, non sento (polisensoriale un corno!)
Mi domando infreddolita: “Ma io a casa ‘na vasca e ‘na doccia ce l’ho, me basta e m’avanza, e poi so’ pure pulita…. figurate se venivo qua senza esseme lavata!”
Boh, famose ‘n altro bagno lì, nel vascone col vulcano di acqua che esplode, va’!
Partono idromassaggi che te ce lavi er colon e le trombe de falloppio!
Un turbo/sfrollamento totale!
Me se sballottolano tutte le pellecchie, me sento i buchi su ‘na coscia, basta, non resisto. Io scappo da ‘sta violenza!
“Dai, uscimo, so’ stanca” dico all’omo mio. Improvviso infantili scuse tipo “me stanno a venì le rughette sulle dita… ”
“No aspetta, prova almeno la sauna – dice lui – vedrai, ti piacerà”
Entriamo… un botto de caldo: “Mamma mia ched’è?” chiedo io.
“Qui dentro bisogna sudà, ma io già sudo assai colle vampate, perché mai dovrei stare qui dentro, al buio e senza quasi respirà ? ”
Lui continua a dire che così mi rilasso.
“No, amò, me sta a venì l’ attacco, esco , non posso fa la respirazione qui dentro, CHE AFFOGO! Lo voi capì che sto a collassà!?”
Aritornano le signorine in fila indiana: me propongono massaggi con pietre nere, sali, oli…
Je risponno ingrifata: “Nun vojo niente, so’ tutte stronzate”.
Poi mi correggo (ma oramai , vedo dalle loro espressioni che mi hanno catalogata come la sfigata burina):
“Scusate, voi non c’entrate niente, sono io che ho dei problemi… psicologici“.
Provano a giocarsi l’ultima carta: “Allora provi la vasca con il sale rosa dell’Himalaya, fa bene ai reumatismi e rilassa, perché scioglie i blocchi energetici”
Mi spiegano che il sale è caldo e ci dovrei stare immersa per mezz’ora.
Leggo il foglio che mi danno e scopro che sto sale si è formato 250 milioni di anni fa da mari essiccati in particolarissime condizioni chimico-fisiche, quindi, rispolverando le nozioni geologiche del liceo, quando l’India è andata a sbatte contro l’Asia!
Ma quanto sale rosa ce sta su sto Himalaya?
No, comunque sia, io nun me ce sdraio dentro al sale.
In alternativa, il depliant offre anche gli impacchi del nostrano sale di Cervia. Ah ecco, anche qui, il corpo viene ricoperto interamente con il sale e poi avvolto in un telo caldo sempre per mezz’ora, così estrae le sue tossine. Guardo le due vasche di sale e scuoto la testa:
“Temo che fare la spigola non mi si addica… ops, scusate… sono un po’ confusa”
“Un bagno di buillonant?”
“Un bagno cosa?”
“Vengono aggiunte alghe ( ho capito bene? Alghe? Che schifo) per favorire l’ossigenazione dei tessuti”
Vedendo la mia faccia annichilita, avvilite ma ancora gentili, mi indicano una poltroncina con una tazza : “Almeno una tisana, signora?!”
Ok, famole contente. (Spegnete però ste candele che puzzano de cimitero)
Mentre sorseggio ‘sto brodino caldo penso: “Ma se io mi volevo davvero rilassare, mi facevo ‘na tisana da sola”.
Per me l’esperienza polisensoriale è una bella passeggiata al mare, respirare aria pura e godere della natura.
Poi un bel bagno caldo a casa e con la musica mia: de Gregori e Mannoia.
No sta lagna semiorientale che solo a sentirla in sottofondo mi fa male la pancia.
E attacco a ridere come un pazza, perché l’occhio finisce sulla spiegazione dei benefici della doccia d’Affusion, un massaggio sotto un pioggerellina di acqua di mare (perché ? why, pecché???)
Una signorina dello staff con la faccia ormai stanca prova a toccarmi:
“Le faccio il massaggio ai piedi, signora, è compreso nel pacchetto”
Appena comincia a smanovellarmi l’alluce mi alzo e le dico :
“Scusa, ma me sento ‘na scema. Me dispiace, le mani addosso pe’ mmme’, solo dall’omo mio!”
“Annamo amo’, è finito il rilassamento… me pare che avemo fatto tutto, no?!”
“Ma nun t’è proprio piaciuto il regalo?”
“Assai. Ma nun me ce riportà. Mai.”
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