Scende la sera e finalmente mi concedo un attimo di riposo dopo la conquista del “monte bucato”, che non è una vetta dalla originale conformazione morfologica, ma la montagna di magliette – pantaloni – mutande – calzini da piegare e riporre nei cassetti, che si è formata in due settimane di anarchia della biancheria.
Mi siedo e osservo il fondo del cesto: 3 calzini, stesso modello, stessa fantasia, 3 diverse sfumature di grigio. Li osservo chiedendomi “chissà dove sono finiti i loro compagni?” e lo sguardo va ai miei piedi. Eccoli i fuggiaschi!
Non riesco a smettere di sorridere pensando a quanto questi due calzini hanno riso alle mie spalle ogni volta che li ho indossati, spaiati. Perché sono sicura che questa storia vada avanti da mesi.
Chissà come è cominciata la loro storia: si saranno innamorati l’uno della diversa sfumatura dell’altra? Forse è iniziata in maniera inconsapevole, prima finiscono vicini nel cassetto, poi vengono uniti la prima volta per caso, poi ancora una volta, fino a iniziare a sperare che questa casualità diventi per loro un nuovo destino (ma quanto sono poetica!).
Quanti sorrisini compiaciuti ogni volta che insieme finivano nel cesto dei panni, l’ansia della centrifuga, e poi la felicità di essere finiti di nuovo insieme nel cassetto, contando su un’unica grande certezza: la storditaggine della proprietaria, ovvero della sottoscritta.
Riguardo i miei piedi, sono piedi felici. Ora lo so e la donna non separi ciò che la Dea Lavatrice ha unito!
Riguardo il trio sul mio letto, ne manca ancora uno: avrà scoperto la tresca degli altri due e quindi è stato fatto fuori? Oppure si è fatto ispirare e prendendo il loro esempio è partito per grandi avventure, staccandosi da quel filo che guida la nostra vita (quello del bucato) e, in una giornata di vento, lasciandosi trasportare verso nuovi lidi (o il laghetto con i pesci del vicino)?
Ma, soprattutto… quanto mi annoio a sistemare il bucato?
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